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Home Cronaca

“Basta con la strumentalizzazione politica della salute e lo smantellamento della sanità pubblica”

Redazione by Redazione
30 Novembre 2022
in Cronaca, Secondarie, Archivio notizie
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“Cosa rimane del diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione, di fronte allo scenario delineatosi per la sanità pubblica del nostro territorio? Cosa rimane se l’assenza di programmazione, organizzazione e progettualità, investimenti e razionale distribuzione delle risorse, ne stanno colposamente e dolosamente segnando il destino? Cosa rimane se i proclami delle passerelle pre-natalizie si scontrano con il deficit di organico, la mancanza di assunzioni e formazione, il taglio al fondo integrativo dei lavoratori del comparto? Cosa rimane se la reale impossibilità di accesso ai servizi pubblici di cura e diagnostica costringe chi può permetterselo a rivolgersi a strutture private e chi non può permetterselo a rinunciarvi?

La drammatica emergenza pandemica ha portato l’evidenza di un’organizzazione sanitaria che è riuscita a non farsi travolgere del tutto solamente grazie alla dedizione, all’impegno, all’abnegazione ed al sacrificio dei dipendenti sanitari e nonostante il continuo tentativo del suo smantellamento da parte della Giunta Regionale e di quegli amministratori locali che fingono di non percepire che la situazione sia ormai ingestibile, arroccati dietro visioni miopi e ignari delle difficoltà di molti cittadini anziani, giovani e donne all’accesso alle cure e alla salute.

Nelle intenzioni della parata di martedì 29 novembre è evidente la volontà di placare gli animi con proclami grandiosi, ma è ormai più che preoccupante e chiaro che la Giunta Regionale ed il Centro Destra abbiano abdicato alla tutela della salute per tutti. Lo sciagurato proposito di trasformare i luoghi e le modalità di assistenza sanitaria in modelli dettati da logiche privatistiche di profitto è ormai evidente nel proliferare di cliniche private nemmeno convenzionate che legittimamente decidono di farsi interpreti di una “domanda di salute” che in Umbria si è deciso di ignorare.

Perché incontrarsi ad Orvieto sul tema della sanità se non per mettere a disposizione della politica dell’Amministrazione e non della città le istituzioni sanitarie regionali? Rifiutiamo la strumentalizzazione ed i proclami, rifiutiamo la strumentalizzazione delle fragilità, dei bisogni e delle istanze dei cittadini. Oggi è prioritario ridisegnare il modello ed invertire la rotta, imponendo un cambio di marcia. La sanità di cui gli orvietani hanno bisogno deve necessariamente partire dalla centralità di un proprio Distretto Sanitario come fulcro del progetto dove sono prioritari la valutazione dei bisogni, la prevenzione, la sanità di iniziativa, la capacità del lavoro multidisciplinare, la garanzia di una continuità ospedale- territorio e un assicurato accesso alle cure a tutti i cittadini.

Contestualmente c’è l’urgenza di ripensare l’ospedale cittadino non solo per l’erogazione dei servizi essenziali ma attraverso logiche di organizzazione capaci di valorizzare il suo ruolo qualificato di emergenza urgenza e diagnostica. Solo così potrà tornare ad essere adeguato alle aspettative di pazienti e professionisti e alle esigenze di rilancio di un vasto territorio interregionale. Una riconversione strutturale, considerando anche la forza lavoro, in una direzione più stabile, consentirebbe di immaginare non la sopravvivenza del nosocomio ma il suo ruolo propulsivo utile ad una concezione politica della regione come regione aperta alla collaborazione con le regioni circonvicine.

La qualità del servizio di emergenza urgenza è essenziale perché ad ogni cittadino che si trova in apparente o reale situazione di pericolo di vita deve essere garantita un’assistenza giusta e veloce. Ma è essenziale anche per un sistema sanitario costruito con logica di servizi distinti e integrati almeno a scala intraprovinciale tra Terni, Narni-Amelia e Orvieto. Il territorio orvietano deve appartenere ad un sistema, non può essere trattato con logica residuale. Anche il tema della diagnostica è importante per garantire che tutti i cittadini possano essere garantiti rispetto alle patologie tempo dipendenti.

Lo scorso 31 maggio il Consiglio Comunale, consapevole di tutto ciò, ha approvato all’unanimità una mozione che prevedeva che i seguenti punti trovassero spazio nella programmazione regionale ma a niente è servito, a niente è servita l’unanimità del Consiglio e la concordanza tra tutte le forze dell’assise. La distanza tra ciò che c’è scritto e ciò che ha deciso il governo regionale è evidente. Ci chiediamo, e la città tutta dovrebbe chiedersi: cosa ha fatto il sindaco Roberta Tardani per attuare quell’atto unanime del Consiglio Comunale?

E se ha fatto quello che doveva, dovendo ora prendere atto della distanza delle decisioni contenute nella DGR del 5 ottobre dalla volontà del Consiglio, cosa intende fare? L’iniziativa di martedì 29 novembre sancisce come agli occhi di chi governa oggi la città gli interessi dei cittadini siano secondari alle logiche di partito. E’ evidente che ad Orvieto come a Perugia ci sia una sostanziale assenza di visione strategica del sistema sanitario per lo sviluppo civile ed economico dell’Umbria e per il suo ruolo di ambito sviluppatore di servizi di qualità nell’Italia centrale e di connessa attrattività interterritoriale, ciò che ci riguarda da vicino.

Più evidente è l’assenza del ruolo di servizio interregionale degli ospedali e dei servizi sanitari territoriali delle zone di confine, come è quella di Orvieto, dove nei fatti non si garantisce proprio un bel nulla, visto ciò che è successo in tanti anni fino ad oggi, ossia un progressivo impoverimento di strutture, dotazioni tecnologiche, quantità e funzioni del personale, organizzazione e consistenza dei servizi. Oggi è evidente come l’interrelazione/integrazione con i DEA di secondo livello (Terni e Perugia) sia solo formalmente affermata ma del tutto indefinita, quando invece sarebbe stato molto più logico e funzionale prevedere in questa parte dell’Umbria una rete ospedaliera con funzioni differenziate e coordinate tra Terni, Narni-Amelia e Orvieto.

La rete delle Case di Comunità, insufficiente dal punto di vista quantitativo se devono essere il punto in cui la medicina di territorio si salda con la sicurezza e il benessere della popolazione, indeterminata nei tempi e nei modi di realizzazione, senza indicazioni sulla funzionalità delle localizzazioni (tralasciamo qui ogni considerazione sull’impegno di milioni per la localizzazione della Casa della Salute nell’ex Ospedale di Piazza Duomo).

Ed infine la riduzione dei Distretti da 12 a 4, sostituiti con i COT (Centrali Operative Territoriali, i punti di presa in carico e di smistamento delle persone bisognose di cure), articolati in 1 Hub e 8 Spoke (i centri incaricati di garantire il percorso assistenziale del paziente), in diverse zone (Perugia, Terni, Spoleto, Città di Castello) e niente ad Orvieto. Cioè la perdita di ogni presenza nel ruolo e nelle funzioni gestionali e amministrative. La logica seguita è chiara e pericolosa.

Il governo regionale non parte dai bisogni di sicurezza e di garanzia del servizio sanitario per i cittadini, che comporterebbe sì una razionalizzazione, ma con attenzione agli sprechi, alle sovrapposizioni di strutture operative e di funzioni, alle funzioni di rete, al potenziamento dell’efficienza, all’attrattività extraregione, ecc. ecc. Né parte dal fatto che c’è un’occasione storica irripetibile, quella di poter disporre dei fondi del PNRR per fare un serio, approfondito, dettagliato Piano di riorganizzazione del sistema sanitario, con l’obiettivo centrale e determinante di migliorare in modo significativo e strutturale il complesso delle risposte alle richieste di assistenza dei cittadini in ogni parte della regione.

È l’ora di riprendere un cammino diverso specificamente per la sanità ma all’interno di una strategia politica di sviluppo regionale che valorizzi il ruolo dei territori. È l’ora di promuovere una discussione aperta e partecipata, di concerto con i cittadini, le associazioni, i sindacati e le forze politiche progressiste del territorio, i sindaci e gli amministratori locali, per costruire insieme un’alternativa ad un declino che il governo della destra in regione e nei comuni rischia di rendere irreversibile.

Per tutti questi motivi parteciperemo, di concerto con i sindacati e le associazioni, al presidio in difesa della sanità pubblica e per il rilancio dei servizi sanitari e dell’ospedale, martedì 29 novembre alle 17  nella prossimità del Palazzo del Capitano del Popolo”.

Partito Democratico
Paolo Maurizio Talanti, Coordinatore Unione Comunale PD Orvieto

Leonardo Pimpolari, Segretario PD Orvieto Centro
Matteo Rossi, Segretario PD Ciconia
Silvia Fringuello, Segretaria PD Sferracavallo
Gilberto Settimi, Segretario PD Orvieto Scalo
Gruppo Partito Democratico Orvieto
Martina Mescolini, Capogruppo in Consiglio Comunale

Gruppo Orvieto Civica e Riformista
Giuseppe Germani, Capogruppo Consiglio Comunale

Gruppo Siamo Orvieto
Cristina Croce, Capogruppo Consiglio Comunale

Gruppo Prima gli Orvietani – CiviciX per Orvieto
Franco Raimondo Barbabella, Capogruppo Consiglio Comunale

Partito Comunista Italia, Federazione di Orvieto
Costantino Pacioni

Partito Socialista Italiano

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