La nostra storia racconta di due cavalli. Il primo, di legno e cartapesta, colorato di azzurro, fu realizzato nel 1973 all’interno di un laboratorio a cui parteciparono i “pazienti liberati” da Franco Basaglia, il celebre psichiatra che proprio in quegli anni lavorava a Trieste a congegnare quella “rivoluzione” che porta il suo nome. A questo cavallo, grande quattro metri, fu dato il nome di “Marco Cavallo”, in memoria del mulo “Marco” che per anni era stato al servizio lavanderia dell’ospedale psichiatrico “San Giovanni”.
Per far uscire “Marco Cavallo” dal “Padiglione P” fu necessario abbattere la recinzione; poi venne portato in giro per la città con dietro il corteo dei ricoverati. “La testimonianza della povertà e della miseria dell’ospedale invase le strade della città – scrisse allora Basaglia – portando con sé la speranza di poter stare insieme agli altri in un aperto scambio sociale, in rapporti liberi tra persone”. Il cavallo azzurro* è così diventato il simbolo di quell’utopia che ha voluto restituire ai pazienti lo status di “soggetti”, liberandoli dall’oggettualità dello sguardo medico. L’altro cavallo, e veniamo all’oggi, si chiama Esso, ed è un cavallo vero, della” razza Governativa di Persano”, nata nel 1741 da un incrocio di stalloni turchi e fattrici locali nelle scuderie reali del Regno di Napoli. I cavalli di questa razza vennero prestati a Napoleone per la campagna di Russia di Napoleone e, in tempi relativamente più recenti, parteciparono da “titolari”, nei ranghi dell’Esercito Italiano, al primo e al secondo conflitto mondiale.
Esso è condotto da Sam, un fantino australiano. Insieme stanno percorrendo Mille180 chilometri – il numero 180, come il numero della legge detta “Basaglia”, non è casuale -, dalla Reggia di Carditello (in provincia di Caserta) a Trieste. È un viaggio “alla riscoperta concreta del pensiero Basagliano per la promozione delle attività integrate di supporto, complementari al trattamento farmacologico e psicologico, e allo stimolo per la concreta partecipazione della società civile al sostegno del disagio mentale”.
Oggi Esso e Sam hanno fatto sosta a Todi, a salutare gli ospiti della Comunità terapeutica socio-riabilitativa “L’Airone”, gestita dalla Cooperativa Sociale “Il Quadrifoglio”. Sono arrivati quasi a mezzodì, con un passo elegante e, una volta entrati nel perimetro della struttura, sono stati accolti con affetto da ospiti e operatori. Al cavallo Esso, festeggiato e coccolato, è stato offerto un aperitivo di carote (graditissime). All’evento erano presenti Alessia Marta (Assessore servizi sociali, scolastici, beni culturali e rapporti con le associazioni del Comune di Todi), Federica Stagnari (Responsabile Servizi Sociali comune di Todi), Santo Rullo (psichiatra presso Villa Letizia SRTRe di Roma e La Casa SRTRe del CeIS Roma nonché Presidente Comitato Scientifico ECOS – European Culture and Sport Organization), Leopoldo Bruno (Direttore Sanitario Comunità “L’Airone”) e Raffaele Iacarella (Responsabile della Comunità Terapeutica L’Airone).
La Comunità “L’Airone” è struttura psichiatrica residenziale, autorizzata al funzionamento dala Regione Umbria sin dal 07/07/2000, convenzionata con la USL Umbria 2, e gestita dalla Cooperativa Sociale Il Quadrifoglio. La Comunità L’Airone ha inoltre ottenuto l’Accreditamento Istituzionale dalla Regione nel 2007. Fino a Marzo 2021 è stata situata in un casale di campagna ristrutturato nelle immediate vicinanze di Orvieto, in località San Giorgio n. 7, per poi trasferirsi in un nuovo immobile presso Todi in Frazione di Pontecuti, Vocabolo Tufi Alti n. 45.
Il “Viaggio del Persano” – questo il titolo dell’iniziativa che vede protagonisti Esso e Sam – è promosso dall’Associazione Ecos, Fondazione Terzo Pilastro e realizzato la la collaborazione della Fondazione Real Sito di Carditello e RAI per la sostenibilità. Il “Viaggio” ha già toccato Sessa Arunca (Caserta), Itri (Latina). Sonnino (Latina), Cisterna (Latina), Lanuvio (Roma) e varie località della Capitale.
* Oggi “Marco Cavallo” rischia però di non avere più una casa perché gli spazi che lo ospitavano, nel Comune di Muggia, non sono più disponibili. La notizia sta mobilitando docenti universitari, artisti, medici per salvare il cavallo basagliano assieme alla sua memoria.