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Home Lugnano in Teverina

Premio Letterario Città di Lugnano, il vincitore è Paolo Pintacuda col romanzo ”Jacu”

Redazione by Redazione
6 Luglio 2022
in Lugnano in Teverina, Territorio, Archivio notizie
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LUGNANO IN TEVERINA –  Paolo Pintacuda col romanzo ”Jacu” (Fazi Editore) ha vinto l’ottava edizione del Premio Letterario Città di Lugnano, al termine della pubblica votazione della giuria di esperti e della giuria popolare che, da parte sua, ha indicato come prescelto ”Un nome che non è il mio” di Nicola Brunialti (Sperling&Kupfer). Per la sezione racconti inediti, dedicati quest’anno al tema ‘Imperfezione’, la vincitrice è stata Laura Giorgi, scrittrice di Grosseto, con ”La luna”.

Pintacuda, narratore e sceneggiatore per il cinema (nel 2010 ha vinto un Premio Solinas) siciliano di Bagheria, racconta di Jacu, che dà il titolo al libro, uno dei ”quattrocentoundici viventi di Scurovalle, da qualche parte al centro di una montagna ancora senza nome tra Girgenti e Palermo”, difficile da raggiungere anche a dorso di mulo e tutta di pietra, dove, nato da una giovanissima madre già vedova il 12 dicembre 1899, avrà un’esistenza difficile e sofferta.

Secondo la credenza popolare, essendo nato settimino e ultimo di quel secolo, avrebbe avuto poteri taumaturgici miracolosi per qualsiasi sventurato che si fosse a lui affidato. Da questo destino cerca di difenderlo la madre Vittoria, che si impegna per dare al figlio un’infanzia il più normale possibile. Nonostante quasi da subito, casa sua si affollava di malati e bisognosi che il piccolo individuava istintivamente e abbracciava ”mite e saldo, finché la guarigione non era avvenuta”.

Un’esistenza tra la vita quotidiana del paese e questi incontri e avvenimenti apparentemente miracolosi che Pintacuda racconta con una scrittura di grande abilità e tocco lieve, dandogli una concreta dimensione tra il mitico e il favoloso, legato a una sorta di cultura locale fuori del tempo. Jacu è così un diverso in cui ognuno vede quello in cui crede e di cui ha bisogno e Pintacuda ne narra la solitudine e come questa, e tutto il gruppo di suoi coetanei, ”ragazzi del ’99”, venga raggiunta e travolta dalla violenza della Grande guerra.

Ragazzo intelligente e sensibile, viene convinto di avere un dono e questo ne fa una sorta di Cristo che si sacrifica nella speranza di poter salvare gli altri anche quando la crudeltà degli uomini rende vana la buona volontà e al fronte schiaccia tutto con violenza inaudita. La favola paesana così si interrompe, con la realtà che arriva a spazzare via tutto, con descrizioni atroci e crude, che la bella scrittura di Pintacuda ci rende nette, senza compiacimento o insistenze, sino alla conquista cruenta del monte San Gabriele nel settembre 1917.

A lui ”sembrava l’Onnipotente si fosse scordato di tutti loro” e, circondato, in un tentativo di sortita per salvarsi viene colpito e al paese si farà poi il suo funerale con la bara vuota. Quando dopo 5 anni arriva a Scurovalle, per incontrare la madre e consegnarle la Croce al merito per Jacu, il maggiore D’Auria, che era con lui in quelle giornate, e trova il nome del ragazzo graffiato via dal monumento dei caduti, come per rancore paesano, non sa che ha intrapreso un viaggio che gli riserverà molte sorprese e mostrerà che bisogna sempre credere in qualcosa, senza farsi abbrutire e travolgere dall’irrazionalità crudele degli uomini. La giuria di esperti è stata presieduta da Paolo Petroni e composta da Daniela Carmosino, Annagrazia Martino, Giorgio Nisini, Giorgio Patrizi, Ilaria Rossetti, Carlo Zanframundo e Maria Pia Valadiano, vincitrice della scorsa edizione.

Una storia, in cui si rispecchiano il presente e il passato, sempre sugli orrori della guerra, ma questa volta negli anni 40 e con al centro le vicende dei bambini ebrei salvati dal Ghetto di Varsavia e dalla furia nazista, è quella di ”Un nome che non è il mio” di Brunialti, ben noto come scrittore di libri per bambini e collaboratore a testi di Cristicchi. Ancora la solitudine dei diversi e come su di loro si scarichi spesso una rabbia senza ragione, cieca, è al centro del racconto della Giorgi, che è stato pubblicato nel volume ”Imperfezione” (Gambini editore), che raccoglie i racconti finalisti e semifinalisti di questa edizione del Premio Lugnano, curato come sempre da Elisabetta Putini, curatrice e ti presentatrice sul palco in piazza anche del Premio stesso.

Sul palco, nella bella piazza con la stupenda Collegiata romanica, prima della proclamazione dei vincitori, sono stati presentati tutti i testi e i volumi finalisti, con letture curate dal laboratorio teatrale locale SpazioFabbricaLab, ad anticipare la lunga ”Notte romantica” di festa, che si è svolta contemporaneamente in tutti I più bei Borghi d’Italia, di cui Lugnano fa parte.

“Un successo per un binomio vincente che unisce cultura e promozione turistica”, dichiara il vice sindaco Alessandro Dimiziani che parla di strutture ricettive esaurite, ristoranti sold out e tanta partecipazione alle due iniziative della giornata. “Anche una bella sorpresa – aggiunge Dimiziani – per la presenza dell’attore Cesare Bocci (Mimi’ Augello nel commissario Montalbano) recentemente conduttore del programma Mediaset “Viaggio nella Grande Bellezza”. Il premio letterario anche quest’anno – sottolinea ancora il vice sindaco – ha fatto registrare una grande crescita per la presenza di autori di livello ed autorevoli case editrici, grazie a tutto lo staff che prepara per un anno intero questo evento a partire dalla curatrice Elisabetta Putini ed il presidente della giuria Paolo Petroni”.

Il libro “Imperfezioni” che raccoglie i racconti finalisti e semifinalisti edito da Gambini Editore è stato presentato alla platea da Isabella Gambini svelandone curiosità ed aneddoti. La Banda Cittadina ha allietato la cena romantica nei ristoranti e street food, sfilando per le vie del borgo. La serata si è conclusa con la tradizionale promessa d’amore in costume medioevale e il lancio dei palloncini con gli arcieri della Terra di Lugnano.

 

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