Il sistema sanitario nazionale e regionale segue sostanzialmente due percorsi, l’uno relativo alla medicina
del territorio, non spedalizzante, diffusa, consultiva ,ambulatoriale su rete ricettiva socioassistenziale, l’altra
prettamente ospedaliera, su base organizzativa gerarchico funzionale individuata nei Piani Sanitari
Regionali (PSR) ma riconducibile a due schemi di base, l’uno dell’alta specialità, all’interno delle aziende
ospedaliere universitarie , l’altro per patologie minori ed ordinarie, di regola gli ospedali ASL. Alcuni servizi
di sanita’ territoriale sono stati finora governati, se si vuole impropriamente, all’interno delle strutture
ospedaliere cosi’ che l’esigenza di ricondurli a diversa rubricazione funzionale si è tradotta nel progetto,
accolto nella grande culla finanziaria del PNRR, istitutivo di Case della Salute.
Tale soluzione, tuttavia, non è in grado di aumentare ne migliorare la quantità e la qualità dei servizi, limitandosi ad una supposta loro migliore distribuzione logistica anche in un’ottica deflattiva degli ingressi e degli ingombri ospedalieri. Diverse le osservazioni critiche che tale modello ha comportato in quanto si dubita della sua effettiva utilita’ e comunque dello scarso valore del loro rapporto costo benefici. In ogni caso, anche in Umbria, si e’ inteso dar seguito a tale indicazione la quale impegnera’ rilevanti risorse a fronte di ritorni di utilita’ la cui misura avremo modo d valutare solo in fase successiva.
Tuttavia, la nostra Regione mantiene, per il resto l’attuale datatissimo assetto ospedaliero, con un sistema che ruota intorno a due aziende ospedaliere ed una rete emergenziale di secondo livello oltre a presidi di prossimita’. Tale disegno organizzativo appare meritevole di ampia cura e correzione ma la Regione non si appresta in alcun modo a tale incombenza, salva l’indicata e comunque eccentrica soluzione di Casa delle Salute. In particolare, l’immobilismo programmatico del nuovo PSR perimetra Orvieto a funzione secondaria, assegnandolo a servizi di minore rilevanza con prospettiva di decadenza funzionale medio tempore e comunque all’ambito locale o comprensoriale, umiliando ed anzi definitivamente accantonando il principale valore aggiunto del suo territorio sanitario strategico ed unico per una ospedalità interregionale per collocazione ed infrastrutture che ne fa sede geografica naturale e necessaria di servizi di emergenza ed urgenza di secondo massimo livello ovvero provvisti di strutture che attengono a discipline complesse dalla cardiochirurgia e rianimazione cardiochirurgica, la neurochirurgia, l’endoscopia digestiva ad alta complessità, la chirurgia vascolare e toracica, la cardiologia con emodinamica 24h ovvero altre alte specialità individuate nel PSR.
L’insensato sacrificio cui Regione destina Orvieto, assegnandolo alla località e favorendo Perugia e Terni o meglio non inserendolo all’interno di una delle due Aziende, appare incomprensibile e si giustifica solo se misurato col metro della superficialità programmatica della stessa Istituzione regonale e per l’invero dalla scarsa voce degli EEL locali pure chiamati a dissertare in materia per sostenere l’idea di unica DEU di secondo livello, sola in Umbria e con visione interregionale, non lasciando questo territorio intrappolato e perso in una scelta di territorio sanitario ristretto con prospettiva di vuoto a perdere, a nulla rilevando la pure ipotizzata Casa della Salute che con le politiche di miglioramento e sviluppo ospedaliero come sopra indicate nulla ha a che fare. (Stefano Moretti, già Assessore regionale alla Sanità per l’Umbria)