Il Progetto “Complanare” di Orvieto da anni monopolizza le discussioni sia della politica che della società civile, essendo tutti interessati al miglioramento della situazione traffico, o del possibile ritorno economico futuro per la comunità. L’opera approvata dagli organi competenti ha subito alcune modifiche strutturali dai piani originali in sede di Consiglio Comunale. Il precedente progetto, infatti, prevedeva la costruzione di questo collegamento stradale localizzandolo nel terreno adiacente l’autostrada. L’ente Autostrade concede ed ha concesso per il primo tratto, già concluso alcuni anni fa, la deroga di costruzione ravvicinata.
La modifica del caso riguarda il distanziamento di 80 metri dall’A1, creando così una striscia di terreno difficilmente raggiungibile e praticamente incoltivabile, tra le due asfaltate.
Stefano Pelorosso, in qualità di Vice-Presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, ha espresso alcuni dubbi in merito alla grande opera. “La sottrazione del terreno agricolo – denuncia Pelorosso – è un grave problema che assilla ogni agricoltore del Piano del Paglia. Il Terreno essendo di origine alluvionale, ed essendo utilizzato per lo più per un’agricoltura tradizionale ed intensiva, comporterà una perdita ingente. Il distanziamento di 80 metri dall’autostrada aggraverà una situazione che risulta già complicata nelle aziende orvietane. L’interruzione dei terreni spesso potrà portare ad un aumento dei costi ed alla definitiva rinuncia della coltivazione. Le coltivazioni, tra cui quella del Fagiolo Secondo del Piano, saranno ancor più colpite se si andasse a costruire, come previsto dal progetto, una nuova rotonda, che occuperebbe enormi quantità di suolo. Sì alla complanare, ma no alla distruzione del terreno!”.
Un altro imprenditore orvietano ha manifestato alcune critiche per l’inconcludenza politica orvietana, che anche approvando una modifica strutturale al progetto, non ha prodotto alcuna alternativa per il territorio. “L’interclusione di circa 30 ettari di terreni coltivabili impone alla classe politica una riflessione seria e consistente per ciò che riguarda lo sfruttamento alternativo del suolo. Una delle proposte che potrebbero essere prese in considerazione dovrebbe riguardare la costruzione di impiantistiche per la transizione ecologica, ovvero per l’energia verde. Si dovrà necessariamente calcolare una risultante positiva, che converta le difficoltà in opportunità.”
Gli agricoltori, tra cui alcuni in prima persona, hanno lanciato un forte grido d’aiuto. I piccoli proprietari che vedrebbero porzionato il proprio terreno, altamente produttivo, denunciano l’impossibilità di coltivare particelle così frammentate. Questo grido sperano si alzerà fino a suscitare o resuscitare quello “spirito di Comunità” che a volte rimane sopito. (Andrea Impannati)