Avete visto cosa è successo con Fedez, con tutta questa polemica del concerto del primo maggio? Fedez sul palco ha citato, facendo nomi e cognomi, alcuni politici che avevano fatto delle affermazioni molto pesanti rispetto alla libertà di scelta sessuale.
E proprio di questo parliamo oggi.
Voglio aprire con voi questo argomento senza avere la pretesa di esaurirlo perché è molto vasto, dandovi poi tre indicazioni che possono essere utili ad aprire un po’ la nostra mente e ad aiutarci a superare i nostri preconcetti e i nostri pregiudizi.
Io sono Roberto Ausilio psicologo psicoterapeuta, mi occupo da ormai da vent’anni di tematiche relative alla psicologia cercando di aiutare le persone a vivere al meglio grazie alla crescita personale e alla psicologia pratica. Se ti interessano e vuoi approfondire questi argomenti iscriviti al canale Youtube “PSICOLOGIA E VITA” ed entra nella nostra communitry per la crescita personale “PSYLIFE”.
In questo periodo storico si sta creando a mio avviso un grande stridore tra due valori contrapposti: da una parte il valore della sicurezza e dall’altra parte il valore della libertà.
E proprio Fedez in questi giorni ha tirato fuori quello che è stato un po’ oscurato in questi mesi, in questo anno di pandemia, e cioè la libertà di pensiero, insieme ad un’altra parolina che purtroppo abbiamo messo un po’ nel dimenticatoio e cioè “i diritti”, i diritti rispetto alle libertà individuali e rispetto alla dignità degli esseri umani.
Ora non voglio dire che Fedez ha fatto bene, ha fatto male, non voglio e non mi interessa entrare nel merito della vicenda, però una considerazione va fatta, anche perché in molti hanno detto: “Eh, ma non bisogna fare politica”.
Allora, attenzione ragazzi perché invece secondo me è importante che noi tutti recuperiamo il senso della politica, il senso etimologico della “polis”, cioè che facciamo parte di un unico grande universo e che le decisioni importanti vanno prese in maniera concertata, in maniera collettiva in base alle esigenze delle persone e tenendo conto delle indicazioni degli intellettuali: non possiamo pensare di delegare la politica solo ai nostri politici, ma dovremmo tutti quanti noi riappropriarci di un valore politico; e così come diceva Watzlawich che è impossibile non comunicare secondo me è impossibile non fare anche politica.
Anche la scelta di dire o non dire determinate cose, di parlare o di tacere su determinate tematiche è una scelta “politica”. Anche noi psicologi, anche tutti coloro che si occupano in qualche modo di divulgazione, di comunicazione non possiamo non fare politica.
Quindi tanto vale diventare consapevoli delle nostre idee ed esprimerle in maniera corretta, in maniera costruttiva e non distruttiva.
E proprio rispetto a questo voglio dirti che a mio avviso c’è un facile ponte, un collegamento tra la paura e l’odio. Mi spiego meglio. Molto spesso la paura si trasforma in rabbia, si trasforma in odio ed è questo quello che accade, che è accaduto in passato e che probabilmente accadrà (perché è nell’ordine delle cose dell’essere umano) rispetto all’omosessualità. L’omosessualità non l’abbiamo inventata oggi ma parte dalla notte dei tempi: era già praticata in Grecia e successivamente anche tra i Romani.
C’è sempre stata però una grande paura dell’omosessualità, proprio perché l’omosessualità ha fatto emergere quelle che sono le nostre debolezze, la paura dell’altro, la paura appunto di essere diversi, di essere giudicati, di essere etichettati, di essere derisi, messi alla berlina ecc.
E così come tutte le minoranze, come i neri africani, come gli indiani d’America, anche gli omosessuali sono stati pesantemente discriminati e sono attualmente pesantemente discriminati.
Si è passati poi dalla paura, dal considerare l’omosessualità come una malattia all’esatto opposto, al considerarla in qualche modo come la norma, la moda, arrivando anche a delle aberrazioni di ostentazione.
Ma dire questo oggi significa esporsi subito, essere presi di mira dall’altra parte, essere additati come retrogradi, conservatori o addirittura essere tacciati di omofobia. No.
A mio avviso la verità sta nel mezzo e cioè che bisogna recuperare la possibilità di scelta, la libertà di scelta.
Questo discorso relativo alla chiusura è un discorso che ha a che fare con l’odio, e l’odio nasce spesso dalla paura: ho paura dell’omosessualità, ho paura di essere anche io omosessuale (perché pare che a livello psicologico ognuno di noi ha anche delle parti, delle istanze omosessuali) e più ho paura delle cose che di me che non conosco e più cosa faccio a livello psicologico? : le metto fuori di me , le metto lì e mi ci scaglio contro. In altri termini utilizzo un arcaico meccanismo di difesa di scissione e proiezione all’esterno.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Di solito le persone che accusano gli altri, in questo caso appunto con odio verso gli omosessuali, sono le prime represse sessualmente, che in qualche modo commutano la loro paura in rabbia, in odio, in discriminazione.
Allora, ecco i tre suggerimenti semplici, brevi, per superare la paura dell’omosessualità e per avere maggiore libertà di scelta sessuale.
Il primo è: “diventa consapevole, riconosci i tuoi pregiudizi e le tue emozioni.”
Ognuno di noi è pieno, è intriso di pregiudizi. Tutti quanti noi giudichiamo prima di conoscere, e questo è proprio un meccanismo “economico” a livello psicologico nel senso che, non potendo giudicare tutti cerchiamo di semplificarci la vita; ma diventare consapevoli dei nostri pregiudizi ci aiuta a superarli.
Secondo: “impara ad ascoltare gli altri.”
Riuscire ad ascoltare gli altri non è cosa semplice. L’arte dell’ascolto si impara sin da bambini e dobbiamo imparare ad aprire bene le orecchie, ad aprire bene il cuore e a lasciarci in qualche modo toccare da quello che sta dicendo l’altro.
Terzo punto: “impara a comunicare rispettando le opinione degli altri.”
Si può essere amici pur pensandola diversamente. Non è che se uno la pensa diversamente da te devi necessariamente disconoscerlo, respingerlo o demolirlo con le parole; se la pensa diversamente da te dovresti avere l’umiltà di imparare qualcosa da quella persona e di imparare l’arte della flessibilità mentale.
E ti saluto con una bella frase di Jacques Prévert che dice: “ quando la verità non è libera, la verità non è vera.” Ciao e Buona Vita.
dr. Roberto Ausilio
Psicologo Psicoterapeuta
Studio “Psicologia e Vita”
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