L’ingegnere Andrea Taddei, dal dicembre scorso nuovo presidente dell’Opera del Duomo, ha rilasciato un’intervista al settimanale di informazione dell’Umbria “La Voce”, curata da Michela Massaro e pubblicata venerdì 5 marzo. Nel corso del colloquio, il neo-presidente ha parlato delle difficoltà conseguenti alle chiusure per la pandemia e della programmazione in atto, in vista del futuro ritorno dei visitatori alla città e al suo monumento più qualificante, e citato lo Statuto, da cui partire per comprendere quale sia la missione principale dell’Opera. Di seguito il testo dell’intervista: L’impegno. Dare valore all’essenziale: l’Eucarestia
Al rinnovo, nel dicembre scorso, del Consiglio di amministrazione dell’Opera del duomo ha fatto seguito, a distanza di pochi giorni, l’elezione al proprio interno del presidente, l’ingegner Andrea Taddei. A seguire, è giunto il decreto di nomina da parte del ministero dell’Interno. Abbiamo incontrato il neo-presidente, rivolgendogli alcune domande sull’incarico a lui affidato e sul lavoro che lo attende, insieme al Cda.
Come ha accolto questa nomina?
“Lo spirito con cui ho accettato di far parte del consiglio dell’Opera del duomo di Orvieto è quello del servizio. Oggi troppo spesso le nostre scelte seguono un modello basato sulla convenienza, sul ‘ritorno’ o sull’apparire. Avevo già diversi impegni oltre a quello lavorativo, ma non ho esitato di fronte alla richiesta di mettermi a disposizione per la gestione del duomo, perché per me è una delle forme più alte di servizio a cui rispondere in questo momento della mia vita. Successivamente alla nomina di consigliere si è aggiunta quella di presidente, un ulteriore onere e onore. Oggi, a distanza di qualche mese, sono a confermare che è un onore presiedere un Consiglio che si è dimostrato fin dal suo insediamento ricco di competenze, professionalità e umiltà. Dote, quest’ultima, indispensabile per poter procedere senza il rischio di chiudersi nei palazzi della rappresentanza. In tre parole sintetizzo così la risposta: ho accolto la nomina con entusiasmo, gratuità e umiltà, nello spirito del servizio”.
Duomo e pandemia: quali le maggiori difficoltà in questo difficile tempo?
“Vedere piazza Duomo percorsa solo dalle folate del vento, illuminata ma senza alcuna ombra di turista che si stende sul pavimento, è molto atipico, desolante e desolato. Purtroppo il duomo, i musei e tutti gli esercizi che insistono su una delle piazze più belle e ricche di storia in Italia sono vuoti da diversi mesi, chiusi al pubblico e in attesa di poter accogliere nuovamente fedeli e turisti.
La chiusura ha comportato anche per l’Opera una riduzione delle entrate economiche, oltre a quelle di visitatori e fedeli: una riduzione non ancora critica, ma significativa. Le difficoltà sono quotidiane, dal riprogrammare al meglio i turni e gli orari per i dipendenti a cercare nuove forme per promuovere il duomo e il museo. In questo momento in cui tutto sembra muoversi al rallentatore, vogliamo approfittare per ritrovarci insieme, Consiglio e dipendenti, per analizzare e valutare difficoltà e prospettive, in modo da essere pronti non appena si riapriranno le porte della nostra cattedrale e del nostro museo”.
In concreto che cosa sta progettando o facendo oggi l’Opera del Duomo?
“È questo il momento per programmare, progettare interventi e manutenzioni, per migliorare in efficienza e in accoglienza. Partiamo dallo Statuto per capire quale sia la missione principale dell’Opera, ovvero la tutela, la promozione e la valorizzazione della cattedrale. È nostra intenzione approfittare di questo tempo particolare per riprendere e aggiornare l’inventario delle opere di nostra proprietà. Altro aspetto è la messa in sicurezza, oltre alla cattedrale, degli edifici e delle nostre proprietà, per evitare di incorrere in situazioni critiche per mancata cura del patrimonio. Potrei stilare un elenco molto lungo di buoni propositi e progetti, ma ritengo sia più saggio fare piuttosto che proclamare, realizzare piuttosto che annunciare. Serve determinazione, professionalità e coesione tra i consiglieri, tra e con i dipendenti; solo così l’Opera può veramente prendersi cura del duomo e ‘operare’ – come dice il nome – per il bene comune”.
Insieme al CdA, come pensate di rendere il duomo, oltre che luogo turistico, vera “casa di preghiera”?
“Il Duomo è la cornice di una Presenza rivelata e incarnata, quella di Gesù nell’eucarestia, suo corpo e suo sangue. Chi entra in duomo, prima di alzare lo sguardo per contemplarne la bellezza, dovrebbe essere pervaso dalla forza del miracolo eucaristico, respirare lo Spirito del Cristo che si è fatto dono per tutti. Il suo corpo e il suo sangue sono lì per tutti, fedeli e non, in memoria e per sempre.
Se, attraverso una nuova comunicazione, fatta con i moderni supporti e canali di comunicazione, oltre alla cornice riusciremo a mettere in evidenza anche il quadro che è all’interno – il miracolo eucaristico -, allora questo Cda avrà compreso e attuato pienamente il mandato dello Statuto come indicato al punto A. Quale migliore ‘valorizzazione della cattedrale’ se non riportare al centro la missione per la quale è stata costruita, ovvero custodire il miracolo eucaristico, rimettendo al centro l’eucarestia nella vita della Chiesa? Questo penso e questo voglio cercare di fare nel corso del mio mandato”.