Dottore, come faccio a superare questo senso di solitudine che mi attanaglia, questa sensazione di essere sempre da solo e di non riuscire mai ad entrare in relazione profonda con le altre persone?
Salve a tutti. Oggi parliamo di solitudine e in particolare lo facciamo dando alcune indicazioni importanti e suggerendo anche tre sistemi per riuscire a trasformare quel senso di solitudine in qualcosa di positivo perché, come diceva Bernardo Bertolucci, la solitudine può essere una tremenda condanna ma può essere anche una meravigliosa conquista. In questo periodo con tutte le restrizioni dovute al Covid, con le difficoltà di incontrare gli altri, con i cambiamenti spesso radicali delle nostre abitudini di vita, spesso ci troviamo a sentirci soli. Dovremmo però considerare che c’è una bella differenza fra solitudine e isolamento, ne parliamo insieme in questo articolo.
Io sono Roberto Ausilio, sono psicologo e psicoterapeuta, mi occupo ormai da quasi vent’anni di aiutare le persone a vivere la propria vita alla grande; sono il fondatore di “PSYLIFE” la community di crescita personale che ti aiuta a vivere meglio. Se ti va di approfondire argomenti iscriviti anche tu a “PSYLIFE” (www.psylife.it/iscrizione )
Solitudine e isolamento sono due cose diverse.
La solitudine può essere un qualcosa di positivo, un ramo da cui si vede spuntare un germoglio, cioè “l’introspezione”, la capacità di entrare dentro te stesso e tirar fuori il meglio.
L’isolamento invece è “l’isola della mente” e cioè quella ruminazione mentale che ti fa credere di essere isolato dal resto del mondo e di non avere contatti con nessuno.
Per capire meglio la differenza basta ripensare a tutte le volte che sei andato in qualche locale, in qualche posto dove c’era tantissima gente ma ti sei sentito isolato; oppure a quelle volte in cui eri solo a casa ma nella tua mente e nel tuo cuore c’erano altre persone importanti, e non ti sei sentito affatto isolato ma invece pienamente soddisfatto di quello che stavi facendo, forse perchè magari stavi pensando a loro e stavi facendo qualcosa per loro. Quindi, come diceva Martin Seligman, noi a volte cadiamo in un senso di “impotenza appresa” e cioè impariamo ad essere e a sentirci impotenti quando facciamo l’errore che lui chiama delle tre “P” ( Permanenza, Pervasiva, Personale ) che adesso vi spiego.
La prima P: “permanenza”. Pensare cioè che un qualcosa abbia delle caratteristiche di permanenza quindi che sia immutabile e duraturo. Inizi a pensare cioè che quel tuo essere da solo non è limitato ad essere da solo oggi o in questo periodo specifico, ma che sia un qualcosa di permanente, che va avanti da tempo e che sempre sarà così. Questo è un errore cognitivo che si traduce anche in emozioni negative per noi.
La seconda P: “pervasiva”. Il tuo sentirti da solo non è limitato per esempio ai giorni alla domenica in cui magari non sei riuscito a stare con gli amici o con la famiglia ma che tende a diffondersi, che ti prende l’animo o la mente in modo completo, quindi un qualcosa che pervade tutti gli ambiti della tua vita e non solo il fine settimana.
La terza P: “personale”, cioè qualcosa che riguarda te, la famosa etichetta, il post it che ti metti sulla fronte (di cui spesso parlo) che ti dice “io sono una persona sola”. Ti stai dando tutta una serie di appellativi, che rendono i tuoi comportamenti non solo semplici comportamenti, ma diventano etichette personali di te. E allora, come facciamo ad uscire da questo impasse? Ecco, il mio suggerimento è proprio quello di ribaltare queste tre “P” e trasformarle.
Ad esempio anziché pensare che la tua solitudine sia permanente, devi iniziare a pensare che invece essa è temporanea, che è relativa solo ad oggi e che presto passerà. Quando ripensi ai problemi relativi al virus e alle restrizioni ricordati che non saranno per sempre ma che sono temporanee e che prima o poi passeranno…( ….speriamo! )
Il tutto è “non pervasivo” cioè è limitato ad un ambito. Tutto ciò che ti succede quindi anche nell’ambito della solitudine non è pervasivo, non riguarda tutte le sfere della tua vita ma ricordati, e ripeti a te stesso, che è limitato ad un solo ambito; soprattutto deve essere “non personale”. Non darti etichette, non dire a te stesso che tu sei una persona sola, ma convinciti che a volte (e solo per alcuni momenti) vuoi sentirti isolato. Soprattutto, e qui entriamo nel vivo del ribaltamento a mostro favore della solitudine, chiediti, fatti le domande giuste, entra in un’ottica di apprendimento e chiediti:« Ok, mi sento un po’ isolato. Che cosa posso fare per superare questo senso di isolamento? Come posso andare verso un senso di maggiore appagamento relazionale? Quali persone potrei contattare per scambiare con loro opinioni e fare insieme attività? » … e così via.
E se hai altre domande utili scrivile qui nei commenti così possiamo trasformare il nostro senso di isolamento in una solitudine piena…. perché poi, se ci pensiamo, è solo quando siamo soli che possiamo scrivere poesie, scrivere canzoni scrivere libri approfondire, leggere, suonare, fare qualcosa di significativo, è come un momento di ricarica che ci permette poi di andare oltre. Dimmi cosa ne pensi, entra a far parte di “PSYLIFE” la nostra community per la crescita personale, visita il sito www.psylife.it e il mio sito internet personale www.robertoausilio.it e parliamone insieme.
E voglio salutarti ripetendoti la bella frase di Bernanrdo Bertolucci che dice che la solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista.
Ciao e Buona Vita!
dr. Roberto Ausilio
Psicologo Psicoterapeuta
Studio “Psicologia e Vita”
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