ORVIETO – La città di Orvieto ha saputo trasformare nel corso del tempo il proprio sottosuolo in opportunità di valorizzazione turistico-culturale, diventando un modello in questo senso sul territorio. Il sottosuolo con le sue cavità da pericolo del terreno si è trasformato in risorsa e opportunità da sfruttare.
La SIGEA, Società Italiana di Geologia Ambientale, nella figura del geologo Endro Martini ( vice presidente della Sezione Marche della Società Italiana di Geologia Ambientale e presidente Alta Scuola Orvieto), ha presentato una ricerca su questo reimpiego dei sotterranei nella città di Orvieto. Un esempio su tutti la Cavità della Macina che ospitava un frantoio, oggi chiamata Orvieto Underground: Viaggio nella Città Sotterranea.
“A Orvieto sono state rilevate ben 453 cavità con restituzioni plano altimetriche – ha sottolineato Martini – per uno sviluppo complessivo della superficie per circa 51.147 metri quadri : quasi 8 campi di calcio sotterranei. Però il sottosuolo da potenziale rischio è ora opportunità. Le cavità ritenute ad più alta fragilità e a rischio sono state oggetto di interventi con microcuciture diffuse, impregnazioni con speciali prodotti, iniezioni e sarciture e murature e quelle a maggior valore storico architettonico, riqualificate e consegnate alla città per scopi turistici”.
“Numerose sono le città Italiane – ha aggiunto – che si trovano a dover convivere con il problema delle cavità sotterranee sia di origine naturale che antropica. In Umbria la città di Orvieto, posta su un bancone tufaceo che si erge sopra le argille plioceniche nella Valle del Fiume Paglia, è stata sede in passato di fenomeni di Crollo di Cavità sotterranee tanto che il problema venne affrontato e in gran parte risolto grazie ad una legge speciale varata nel lontano 1978″.
“I crolli che nel 1972 impedirono l’accesso alla città da Viale Carducci nella zona detta della Confaloniera – ha spiegato il presidente Alta Scuola Orvieto – (Il Geologo Alvaro Valdinucci del Servizio Geologico d’Italia, chiamato immediatamente per un sopralluogo, riferito nella sua relazione “Il dissesto è stato causato dal crollo della volta di una cavità situata al disotto di una muraglia“) e il censimento delle cavità fatto dal Gruppo Speleologico Orvietano negli anni settanta – ha continuato Martini – portarono all’identificazione successiva, con metodologie georardar e ricerce storiche, di circa mille cavità. Quelle più prossime al bordo della rupe e quelle più vicine ad edifici strategici come il Duomo, furono individuate per valutarne il grado di fragilità e di rischio per procedere ad eventuali consolidamenti”.
“Conoscere per prevenire e intervenire in anticipo – ha concluso Martini – investire nella conoscenza per fare prevenzione costa meno che fare riparazioni, ricostruzioni. E questo a maggior ragione per città importanti come Roma, Napoli e altre in Italia che ad Orvieto possono trovare un modello da seguire”.
Impianti di grandi derivazioni, per Orvieto deliberati 450 mila euro
La Giunta regionale dell'Umbria ha oggi deliberato il riparto e l'individuazione dei criteri e modalità per l'assegnazione delle risorse 2024...