di Pasquale Di Paola
Manca poco più di un mese all’apertura delle scuole. E da Nord a Sud il ministro della pubblica istruzione, i dirigenti scolastici, gli amministratori comunali, le autorità ministeriali preposte fanno a gara per sbandierare ai quattro venti che si aprirà in presenza come tutti gli anni precedenti, con le stesse classi e con la riconferma di tutte le realtà esistenti. Quasi che il Covid non fosse mai esistito o che sia del tutto evaporato con i bollenti calori di queste giornate di metà estate. Purtroppo la realtà è ben diversa. Il Covid ancora convive pericolosamente con noi.
In molti Paesi evoluti e avanzati è completamente fuori controllo, e anche nel nostro i casi di contagi anziché scomparire con le temperature elevate registrano aumenti in tutte le regioni. Con l’indice dei contagi che ha superato la soglia critica in nove regioni. Quindi per garantire un rientro a settembre in sicurezza servirebbero nuovi spazi, un numero molto più elevato di docenti per gestire tutte le classi, classi con rispetto distanziamento reale e non ricorrendo a pindarici voli per illudere le famiglie degli alunni che criticità non ce ne siano.
Servono spazi, docenti, classi dimezzate e banchi funzionali che certo non sono i porta tablet monoposto richiesti dal commissario Arcuri, che sono stati bocciati dai pediatri e che con quelle rotelline sembrano più adatti ad una pista di macchinette che ad alunni di sei o sette anni. Per non parlare del loro costo spropositato a carico della collettività. Per garantire una apertura in vera sicurezza serviva e serve un investimento funzionale nella scuola, con una legge organica che preveda anche una riforma dell’autonomia, della dirigenza, della razionalizzazione della rete scolastica.
Una legge strutturale e non emergenziale sulla quale si deve fondare la scuola del futuro. Al netto delle belle parole e delle a volte superficiali e strampalate rassicurazioni. C’è il fondato rischio che se i contagi non si ridimensionino e continuino ad aumentare che a settembre si debba ricorrere ai doppi turni o addiritura riattivare la Didattica a Distanza.
Scelta sensata e ragionevole sarebbe stata aprire i portoni della scuola agli studenti il primo ottobre, così la scuola avrebbe avuto più tempo per farsi trovare pronta visto il grave ritardo accumulato in questi mesi sprecati in inutili chiacchiere demagogiche e spesso prive di buonsenso, terminando il 15 settembre e non più il 31 agosto tutte la fasi propedeutiche dell’avvio dell’Anno Scolastico (nomine in ruolo, assegnazioni provvisorie, utilizzazioni rettifica trasferimenti e successivamente l’attribuzione delle supplenze annuali al 31 agosto e temporanee al 30 da GAE e dalle GPS di prima e di seconda fascia).
Chiunque a scuola ci lavora o ne conosce i meccanismi sa perfettamente che sarà ingestibile la scuola all’apertura il 14 settembre in queste condizioni, con queste gravi irrisolte criticità dovute alla carenza di spazi e alla carenza del personale docente e Ata. Anziché continuare questa politica demagogica e superficiale servirebbe iniziare urgentemente ad intervenire con opere di edilizia scolastica ,con interventi strutturali su organici e spazi classe con il coinvolgimento di più ministeri e delle forze sociali.
La situazione non può essere gestita in modo monocratico da una ministra di cui si può apprezzare la buona volontà, ma della quale giorno per giorno se ne registrano i limiti o da un commissario in perfetta solitudine, da gente che di scuola reale purtroppo non sa nulla, altrimenti non avrebbe pensato che con banchi monoposto adatti più a un a pista di go-kart che a aule scolastiche e che con 50.000 supplenti si potessero risolvere i problemi, 4 docenti e un bidello in più a scuola.
Il problema è che per garantire una apertura delle scuole in reale sicurezza, senza ricorrere a illusori e funambolici salti mortali, sarebbe servito uno stanziamento di circa 20 miliardi. E il Governo di miliardi ne ha stanziati poco più di uno,con la promessa che ne avrebbe stanziato un secondo. Troppo poco per garantire e tutelare appieno la salute dei nostri figli. Perché al di là delle belle parole con il covid non possiamo permetterci leggerezze o distrazioni e purtroppo ci dobbiamo convivere.
E parliamo di un virus ancora per molti aspetti sconosciuto e dagli effetti nefasti, estremamente pericoloso e subdolo per la salute di tutti,anche e soprattutto dei nostri figli.