Cosa succede all’Ospedale di Orvieto? E perché alle parole rassicuranti del sindaco Tardani corrisponde una realtà ben diversa, fatta di reparti chiusi e di marginalità del nostro nosocomio rispetto alla rete sanitaria umbra?
La situazione è seria: dissimulare, mitigare,minimizzare per compiacere chi oggi comanda in regione non serve a nulla. I fatti – gravi – che riguardano l’Ospedale di Orvieto sono questi: i reparti di ortopedia, riabilitazione, cardiologia e oculistica rimangono chiusi. E sebbene sia stata ripristinata la terapia intensiva per l’emergenza- urgenza, l’attività chirurgica programmata risulta sospesa.
Una programmazione sanitaria evidentemente poco attenta ai bisogni della nostra città e del nostro territorio ha permesso un accordo tra il distretto ospedaliero di Terni con quelli di Narni e Amelia per gli interventi chirurgici, marginalizzando e mettendo “fuori gioco” il nostro nosocomio. Non a caso, le visite in urgenza a tre e dieci giorni risultano in prevalenza prenotabili presso i sopracitati ospedali. Tutte le altre visite sono sospese ed ancora non abbiamo notizie di quando e come potranno riprendere.
Un territorio di 50.000 abitanti – le cui problematicità riguardo i tempi di distanza dai servizi sanitari è stata accertata in sede di programmazione nazionale e regionale – è stato pressoché lasciato senza un presidio ospedaliero.
Ma così il diritto alla salute viene in qualche maniera compromesso. Ed è importante recuperare questo “errore” di programmazione perché l’ingresso nella cosiddetta “fase 2” impone la presenza di un sistema di prevenzione, diagnosi e cura della popolazione particolarmente efficiente, sia esso destinato al controllo dell’epidemia sia esso dedicato all’ordinarietà delle prestazioni sanitarie.
Il 6 aprile abbiamo presentato, come Partito Democratico di Orvieto con il sostegno degli altri gruppi di minoranza, un’interrogazione a risposta scritta indirizzata al Sindaco di Orvieto in merito alla situazione del nosocomio Santa Maria della Stella. Ad oggi, 5 maggio e cioè oramai alla scadenza dei 30 giorni fissati dal Regolamento del Consiglio Comunale entro i quali vi è l’obbligo di dare riscontro, non è stata pervenuta alcuna risposta da parte del Sindaco Tardani (che pure ha la delega alla Sanità e rappresenta la massima autorità Sanitaria locale).
La questione grave è che qualcuno ha consentito, per ignavia, disattenzione o eccessivo ossequio politico, questo stato di cose. E poiché, a volte, non bastano le parole o i sorrisi a risolvere i problemi che riguardano la vita e la salute delle persone, invitiamo il sindaco all’esercizio di una maggiore e più costante fermezza sul tema del nostro ospedale. Se il primo cittadino rassicura i cittadina via social, allora alle parole devono seguire i fatti. E se l’ospedale resta chiuso dopo aver annunciato riaperture e ritorni alla normale allora l’annuncio comincia a puzzare di propaganda. E di questi tempi la propaganda non serve.
Invitiamo pertanto il Sindaco Tardani a rispondere all’interrogazione a Lei indirizzata nei tempi e nei modi previsti dal Regolamento del Consiglio Comunale così da corrispondere al rispetto dovuto ai consiglieri attivando, assieme agli altri sindaci del territorio, tutte le misure amministrative e politiche affinché sia massimamente tutelato il diritto alla salute dei cittadini dell’orvietano. Un diritto che si vedrebbe difeso e affermato anche dalla rapida implementazione, presso il Santa Maria della Stella, di un’adeguata strumentazione per l’analisi dei test di positività da Covid-19 (tamponi) e che consentirebbe al nostro nosocomio di ripristinare, in sicurezza, condizioni di agibilità oggi negate.
Martina Mescolini (PD)
Federico Giovannini (PD)
Cristina Croce (SO)