Articolo di #LilliKnowsItBetter (alias Liliana Onori @cipensailcielo)
Alcune settimane fa, parlando con un mio amico, mi è stato fatto notare che caratterialmente sono un tipo che non sa scegliere nel modo giusto il momento opportuno in cui agire. In poche parole, secondo questo mio amico, io non ho tempismo.
Ammetto che questa frase mi ha dato parecchio da ragionare su tanti aspetti della mia vita e in parte mi sono trovata a dovergli dare ragione. Spesso ho preso decisioni affrettate che poi mi si sono ritorte contro, per non parlare di quelle che invece ho preso troppo tardi. E tutto questo pensare al mio tempismo mi ha fatto ragionare più in grande, e cioè sul tempo come dimensione nella quale si svolgono gli eventi della vita.
Il tempo è un concetto su cui filosofi e scienziati stanno ancora discutendo. Anche la definizione che ne danno i vocabolari non è così chiarificatrice. Alcuni lo definiscono una nozione che organizza la mobile continuità degli eventi, altri come la rappresentazione dell’evolversi di questi eventi. Quindi, a volerlo un po’ riassumere e semplificare, il tempo non è altro che la vita, comprensiva di tutto quello che succede lungo il suo trascorrere.
Il simbolo del tempo è ovviamente l’orologio. Nel mondo, tra piazze e stazioni ferroviarie, ne sono disseminati parecchi, come l’Orologio astronomico di Praga, quello della Grand Central Terminal di New York, Il Big Ben di Londra, l’orologio della torre a Venezia e lo Shepherd Gate Clock di Greenwich, oltre ai molti floral clocks delle capitali europee.
Generalmente, il tempo è considerato la somma di passato, presente e futuro.
In fisica, il concetto di tempo è legato sempre a quello di spazio poiché tutta la materia che si muove nello spazio muta secondo leggi fisiche di una determinata durata temporale. Si è iniziato a calcolarlo dal cosiddetto Big Bang, un’esplosione cosmica primordiale da cui pare abbia avuto origine tutto l’Universo. Noi percepiamo il trascorrere del tempo grazie al cambiamento della realtà che ci circonda. Isaac Newton lo definiva il ‘’Senso di Dio’’ e ne riconosceva due, quello assoluto, scardinato e indipendente da qualsiasi fattore esterno e che scorre uniformemente e inesorabilmente, e quello relativo, che è una misura riducibile a secondi, minuti, giorni, mesi e così via.
Secondo le tesi di Albert Einstein, siamo quasi portati a credere che il tempo non esista in quanto esiste solo la percezione che ne abbiamo, per cui l’eternità è uguale al nulla e il nulla è uguale all’eternità. Tutto è relativo, in conclusione.
Il tempo è una costante universale, e questo è un assioma indiscutibile. Tutti lo misurano e calcolano nello stesso identico modo, è solo la sua percezione che cambia. Da persona a persona.
Alcune teorie quantistiche ipotizzano la presenza di universi paralleli ovvero di realtà alternative che coesistono fuori dal nostro spaziotempo. Queste congetture si collocano un po’ nella scienza di confine ma postulano l’idea che esistano più dimensioni in cui i nostri io vivono uguali vite ma secondo principi diversi.
Quello del viaggio nel tempo è un concetto che si basa sull’ipotetica possibilità di spostarsi non solo nello spazio ma anche attraverso il passato e il futuro, senza che il soggetto faccia esperienza dell’intervallo temporale coperto. È un espediente narrativo utilizzato in molti romanzi di fantascienza e anche in molti film, basti pensare alla trilogia di Ritorno al futuro o alla saga di Terminator.
Alcuni dicono che le persone abbiano già in realtà due personali macchine del tempo, una che le riporta indietro, quella dei ricordi, e una che le porta nel futuro, quella dei sogni e delle speranze.
In Alice nel Paese delle Meraviglie troviamo il simpatico Bianconiglio che controlla spasmodicamente il suo orologio da taschino preoccupandosi e saltellando velocemente perché «È tardi! È tardi!», ma la letteratura, come dicevamo, è piena di racconti incentrati sui viaggi nel tempo, come The time machine di H.G. Wells, Canto di Natale di Charles Dickens o 22/11/63 di Stephen King.
In filosofia, il tempo è considerato come un principio imperituro, ingenerato, immutabile e continuo. Eraclito lo qualifica nell’aforisma panta rhei (tutto scorre) che racchiude il concetto di mutamento e di continuo divenire della natura. Secondo Aristotele, il tempo non esiste in quanto il passato non è più, il futuro deve ancora essere e il presente è soltanto la loro linea di demarcazione. Immanuel Kant sostiene invece che il tempo sia trascendentale in quanto esiste a priori e per l’uomo acquista significato solo in riferimento all’esperienza che ne fa. Heidegger afferma che l’essere è il tempo e il tempo è l’essere poiché il tempo dà la possibilità all’uomo di esprimere se stesso nel mondo.
Gli antichi greci utilizzavano addirittura quattro parole per indicare il tempo, due delle quali erano Chronos e Kairos. Chronos era il tempo cronologico e sequenziale, mentre Kairos era ‘’un tempo nel mezzo’’ ossia un momento indeterminato nello scorrere del tempo in cui accade qualcosa di speciale.
In arte, una delle rappresentazioni più celebri del tempo è riprodotta nel quadro Gli orologi molli, di Salvador Dalì, il cui vero titolo è, in realtà, La persistenza della memoria. Il quadro raffigura orologi che si sciolgono sullo sfondo di Port Ligat, un piccolo villaggio della Spagna. Alcuni hanno letto nel dipinto l’ossessione per il tempo che passa, la paura per la sua inarrestabilità e la sua irreversibilità. Un’interpretazione più che giusta considerato che il messaggio di Dalì era proprio quello che il tempo scorre, fugge e la vita viene annientata da questa corsa.
Stephen King una volta ha scritto, pressappoco, che il tempo va solo avanti, trascinando tutto e tutti con sé. Il tempo però non è soltanto una linea dritta senza inizio né fine, né tanto meno una retta su un piano cartesiano che ne illustra la crescita in rapporto con lo spazio. Il tempo è composto da molti più elementi, secondo me, che poco hanno a che fare con la scienza, la matematica e l’astrofisica.
Tra le più conosciute citazioni sul tempo, si menziona spesso quella di Antoine de Saint-Exupery che recita che è il tempo che hai dedicato alla tua rosa a darti la misura di quanto quella rosa sia importante per te. E il tempo è proprio questo. È dedizione, è attenzione, cura, perseveranza. Passione. E sono tutti questi elementi insieme, e il cuore con cui si vivono determinati momenti, a rendere il tempo prezioso. Abramo Lincoln diceva che non è importante avere una vita lunga, ma mettere tanta vita nel tempo che si ha a disposizione, e questa credo sia una delle più grandi verità di cui dovremmo far tesoro, sempre. Perché una cosa che sicuramente è vera è che quello che rende davvero il tempo inestimabile sono i ricordi che ci creiamo e che leghiamo a certi momenti.
Walter Hegen scrive che il tempo che un uomo ha da vivere è una sorta di breve visita nel mondo, e che quindi deve godersela, annusando i fiori che trova lungo il cammino, che altro non sono se non le esperienze. Penso sia una metafora perfetta e bellissima sul senso che dovrebbe assumere l’esistenza di ognuno.
Credo che sia proprio questo il segreto, trovare un senso, uno scopo e dedicarcisi con tutto il cuore, con tutta la testa e con tutto il resto di sé. Trovare qualcuno da amare, degli amici con cui ridere, fare delle cose buone e cambiare quelle brutte.
I latini dicevano Tempus fugit per indicare la facilità con cui il tempo ci scorre tra le dita e la nostra impossibilità di trattenerlo e forse è proprio per questo che dicevano anche Carpe diem, una locuzione che letteralmente sta per Afferra il giorno ma che comunemente è intesa come Cogli l’attimo. Carpe diem è un invito a non confidare nel domani, nello stesso domani di cui Lorenzo il Magnifico diceva che non c’era certezza, ma a gioire del presente, di adesso, di questo stesso momento, un momento che esiste solo ed esclusivamente ora, che non tornerà e che se va perduto potrebbe costare rimpianto e rimorso.
A pensarci bene, è sempre tutta una questione di tempo. A lavoro c’è il tempo indeterminato e quello determinato; nello sport ci sono i tempi supplementari e quelli da cronometrare; a scuola c’è il tempo pieno e quello ridotto; e poi ci sono il tempo libero, il tempo perso e quello guadagnato, i tempi maturi e quelli acerbi, il tempo di partire e quello di restare, il poco tempo e il troppo tempo, il tempo scaduto e il tempo da ammazzare, il bel tempo e quello brutto, il tempo da scontare e quello redento, quello di cambiare e quello di fare il proprio dovere. E ancora, si usa dire Chi ha tempo non aspetti tempo, che il tempo sia galantuomo con le rughe sul viso di chi invecchia, che sia nemico di chi ha tanto da fare perché non basta mai, che sia troppo breve per chi si diverte e interminabile per chi si annoia, che sia denaro per chi lavora, ma soprattutto si dice che sia l’unico rimedio davvero efficace per qualsiasi ferita. I giapponesi lo chiamano Nankurunaisa che significa ‘’Col tempo si sistema tutto’’. Il compito del tempo è questo, dopo tutto, trascorrere.
Dal tempo non si può fuggire, non lo si può fermare né riavvolgere e non ci sono magie, preghiere o trucchi che possano cambiare questo fatto. Non ci sono pause né repliche. Gli orologi lo scandiscono, ma non lo si può controllare.
Il tempo è soprattutto memoria, passata e da costruire nel futuro. E lì la misura non è mai l’orologio, ma il valore.
In questi giorni, per alcune cose che mi sono accadute, ho pensato di nuovo a quanto tempo ho perso e mi sono ripromessa di non perderne più, di non sprecare più le occasioni che mi si porranno davanti per paura di fallire o di soffrire.
La canzone a cui ho pensato per tutto il tempo mentre scrivevo questo articolo è la ballata di stampo pop-autobiografico Time After Time, portata alla ribalta da Cindy Lauper, che ne è anche l’autrice. Il testo si ispira al romanzo The time machine di Wells, e il titolo è stato pensato dalla stessa cantante per rievocare il ciclo delle cose, di quelle situazioni che tendono a ripetersi nella vita di ognuno di noi e del senso che il tempo spesso assume. Cindy canta di un amore finito ma che resta immutabile nel tempo, per cui se il suo amato avrà mai di nuovo bisogno di lei, lei ci sarà, se lui cadrà, lei lo afferrerà, se lui si sentirà perso, lei gli farà ritrovare la strada, volta dopo volta, non importa quante. Perché il tempo fa così, in fondo, cancella tante cose ma ne fissa anche tante altre, come i sentimenti, per esempio.
Qualunque cosa accada, un’ora sarà sempre fatta di sessanta minuti. La sola cosa che dipende da noi è renderli degni di essere vissuti.
#LillyKnowsItBetter è la rubrica ideata e curata da Liliana Onori, l’autrice di Come il sole di Mezzanotte, Ci pensa il cielo e Ritornare a casa (ed. LibroSì). In collaborazione con LibroSì Lab, Liliana ci racconta dal suo particolarissimo punto di vista di bibliotecaria e soprattutto di abile narratrice di storie, cosa ne pensa di libri, fiction, personaggi e molto altro. Seguila anche sul suo canale Instagram: @cipensailcielo