Nella mattinata di sabato 25 aprile, il rappresentante Anpi di Orvieto – Sezione di Terni ha deposto simbolicamente un fiore sotto la targa dedicata a Giovanni Ciuco, in Via Postierla. Un doveroso gesto – in solitaria, a causa delle legittime restrizioni dovute al Covid-19 – a nome di tutti i soci Anpi di Orvieto, di Terni, d’Italia, e di tutti i i cittadini democratici italiani di ogni schieramento e fede.
Venerdì 24 aprile il Prefetto di Terni, Emilio Sensi, aveva peraltro comunicato per lettera all’Anpi la possibilità di deporre segni per la celebrazione “escludendo qualsiasi forma di assembramento”. “La targa – sottolineano dall’Anpi – ricorda un assassinio fascista perpetrato nel novembre 1921, l’anno precedente la marcia su Roma, rimasto impunito e poi dimenticato per decenni”.
Note storiche:
“Eravamo nei difficili anni dopo la Prima Guerra Mondiale costata si stima oltre un milione e trecento mila morti all’Italia. Al cosiddetto “biennio rosso”, 1919-1920 dove prevalse la parte socialista del paese impegnata in un perenne dibattito tra “rivoluzione immediata ed evoluzionismo riformista”, seguì il “biennio nero” con forti turbolenze politiche che toccarono non solo la capitale e le maggiori città ma l’intero territorio nazionale, incluso l’Orvietano. Fu infatti in questi anni nei quali si gettarono le basi politiche e organizzative per non dire militari per la successiva svolta autoritaria e il ventennio fascista. Giovanni Ciuco, operaio salariato orvietano, conduttore di un furgone per trasporto agricolo, è una delle prime incolpevoli vittime di questo clima atroce, un cittadino come gli altri che ebbe la sfortuna di passare di lì nel momento sbagliato, di essere operaio e di essere (perfino) iscritto al sindacato. In altri termini Ciuco finì in un vero e proprio Far West fascista senza la stella di alcun sceriffo a dargli speranza… Fu sorpreso da un folto gruppo di simpatizzanti in camicia nera in via Postierla. I fascisti originari della città di Parma erano di rientro dal Congresso nazionale dei fasci svoltosi a Roma che decretò la nascita del P.N.F.: accolti da alcuni “arditi del popolo” franchi tiratori presso la stazione di Orvieto, videro ferire gravemente il loro camerata Pierino Mutti, segretario del fascio di Collecchio (PR). Morirà poi in ospedale a Firenze qualche giorno più tardi. Salirono quindi in massa in città, trovarono per strada Giovanni Ciuco, e per cieca vendetta “antropologica” e spregio delle leggi dello Stato e dell’umanità lo aggredirono con violenza inaudita e lo finirono a pistolettate: aveva la colpa di esistere e di non essere fascista. Ma la violenza e la sopraffazione fascista ad Orvieto come altrove non erano una novità.
Non dimentichiamo che il 5 maggio ’21 dieci giorni prima delle elezioni volute e perse da Giolitti, una squadraccia fascista di tre/quattrocento squadristi umbri arrivò ad Orvieto, per intimorire soprattutto i proletari, dare indicazioni di voto e “far capire chi era il più forte”: “eja eja alalà”. la motivazione ufficiale fu:” a scopo di ammonimento dei partiti anti-italiani e di inaugurazione del Gagliardetto del fascio di combattimento locale”. Nessun lavoratore agricolo locale partecipò alla manifestazione fascista, ma ad Orvieto – si legge testuale sul periodico “Il Tricolore”- proprio per questo era “tempo di snebbiare i cervelli dei nostri villici da certe brume socialiste”. “Terrore a Orvieto” titolarono i giornali locali e lo stesso Sindaco Corrado Carini, socialista, scampò per un soffio all’aggressione scortato dai Regi Carabinieri a Castiglione in Teverina e poi per due mesi a Roma.”