Controllo capillare, tempestività e coinvolgimento attivo della popolazione grazie a tecnologie avanzate. Per sconfiggere l’epidemia di Coronavirus è così che la Cina verifica che i suoi abitanti rispettino la quarantena e, quindi, arginare il più possibile il pericolo contagio.
Un complesso sistema di sorveglianza in cui la privacy viene giustamente messa in secondo piano ma che, stando ai dati, in circa sessanta giorni sta iniziando a dare ottimi risultati. Ma nessuno abbassa la guardia.
“Sebbene in questo momento in Cina sia già in atto una ripresa e la quotidianità si sia gradulamente normalizzando, c’è ancora molta prudenza: le persone indossano la mascherina sia all’esterno che all’interno degli ambienti, la temperatura continua ad essere misurata ad ogni persona prima di accedere a qualsiasi luogo pubblico, all’ingresso dei compound residenziali, le uscite continuano ad essere limitate e si continuano a preferire gli ambienti esterni ai luoghi chiusi e molto affollati. Ma piano piano si sta tornando alla normalità e questo trasmette positività, energia, voglia di farcela e andare avanti guardando al futuro”. Marina Bernardini è una giovane ragazza orvietana di 31 anni che da 8 anni lavora a Shangai dove cura il retail per un’azienda italiana di abbigliamento donna.
Dopo essere ritornata alcune settimane a Orvieto dalla sua famiglia, appena possibile, ha deciso di raggiungere quella che ora è diventata la sua città adottiva per riprendere la sua routine. Ora, sono dieci giorni che ha salutato Orvieto e ci racconta la sua esperienza. Lunedì 16 marzo è iniziato il suo viaggio che definisce a tratti “surreale” che da Roma l’ha portata a Francoforte poi a Shangai.
“Sul volo da Francoforte a Shangai – racconta – sono state prese diverse misure precauzionali: è stato servito dopo circa un’ora dal decollo un piccolo dinner/breakfast set che sarebbe stato l’unico pasto offerto durante il volo, non è stato consentito l’utilizzo del servizio di entertainment con le cuffie, è stato richiesto a tutti i passeggeri di indossare la mascherina, è stata misurata la temperature tre volte, inoltre sono state disposte nelle ultime file dell’aeromobile le persone che avevano una temperatura di 37 al gate di imbarco a Francoforte”.
Attorno alle ore 13 l’aereo è atterrato a Shanghai. “Poco dopo l’arrivo, il personale di bordo ci ha invitato a rimanere seduti e dal finestrino ho potuto vedere tre operatori sanitari (dotati di tuta di protezione, mascherine, guanti, occhiali) salire a bordo. A questo punto, dall’altoparlante sono state chiamate alcune persone. Si trattava di passeggeri che in aeroporto a Francoforte e durante il volo avevano avuto una temperatura uguale o superiore a 37 gradi.
Queste persone sono state sottoposte al test per verificare la positività al coronavirus. Durante l’attesa a bordo dell’aeromobile ci è stato richiesto di compilare l’ ‘Entry/Exit Declaration Form of People’s Republic of China’, che include, oltre ai propri dati personali, la provenienza e la condizione di salute negli ultimi 14 giorni. Allo stesso tempo abbiamo registrato anche i dati sull’applicazione Alipay, sulla quale è stato creato un “Health Code” dedicato”.
Si tratta di un’applicazione che genera, infatti, per ogni utente iscritto un codice QR di un colore diverso: verde, giallo o rosso. Nel primo caso si può circolare pressoché liberamente, pur sempre scansionando il codice all’ingresso di luoghi come condomini, uffici o centri commerciali. Nel secondo e terzo l’accesso o gli spostamenti non sono consentiti e, anzi, occorre rimanere in quarantena preventiva di sette o 14 giorni.
“Dopo circa tre ore di attesa seduti al proprio posto – continua a raccontare Marina – è iniziato lo sbarco e ci siamo messi in fila per il primo controllo in aeroporto. Fin da subito ho notato che tutti gli operatori con cui siamo entrati in contatto erano totalmente protetti con tuta, mascherina, occhiali, guanti.
Durante la fila ci è stato richiesto di scannerizzare un QR code collegato ad un form contenente informazioni simili a quelle già incluse nel modulo compilato in precedenza. Dopo circa due ore di fila, ho fatto il primo colloquio con un operatore, che dopo aver controllato ‘Entry/Exit Declaration Form of People’s Republic of China’ ed avermi fatto alcune domande sulla mia provenienza e sul volo, ha applicato un bollino giallo sul passaporto e sul form.
Ho proseguito quindi, in fila, per il secondo controllo, consistente in una rilevazione elettronica della temperatura corporea. A questo punto ho potuto procedere per il controllo passaporti. Dopo aver recuperato le valigie ed avere eseguito i controlli di sicurezza, mi sono spostata verso l’uscita degli arrivi. A questo punto c’era una canalizzazione dei passeggeri: quelli a cui era stato associato il bollino verde potevano proseguire e prendere metro/taxi per raggiungere la propria destinazione, mentre i viaggiatori ai quali era stato associato il bollino giallo venivano ridiretti in un’area suddivisa per distretto di residenza.
Dopo aver raggiunto la mia sezione, mi sono messa di nuovo in fila per un ulteriore colloquio: mi è stata misurata nuovamente la temperatura e mi sono state richieste diverse informazioni, in particolare sul mio appartamento”.
“A questo punto sono stata informata che da lì a poco mi avrebbero portato in un centro per eseguire un testo (Nucleic Acid Test) e sulla base dell’esito sarebbe stato deciso se potevo fare la quarantena presso il mio appartamento oppure nelle strutture centralizzate.
Ho atteso circa un’ora, in cui gli operatori hanno fatto il colloquio ad altri residenti nel mio stesso distretto.
Dopo aver formato un piccolo gruppo di circa 12 persone ci hanno spostato nel parcheggio dell’aeroporto dove abbiamo preso un pullman dedicato esclusivamente al nostro gruppo, che ci ha portato al centro per l’esecuzione del test. Arrivati al centro, ci è stata nuovamente misurata la temperatura, poi siamo stati chiamati uno ad uno a registrarci e ad eseguire il test (la registrazione viene fatta all’interno del centro, mentre il test – prelievo di saliva – viene fatto in un’area dedicate allestita all’esterno).
A questo punto ci hanno comunicato che i risultati sarebbero stati disponibili dopo 8 ore al massimo e che nel frattempo ci avrebbero portato presso un hotel, dove avremmo passato la notte. Lì, abbiamo trovato un’operatrice completamente protetta, che ci ha assistito per il check in e ci ha fornito un contenitore di pasticche disinfettanti che avremmo dovuto utilizzare per la disinfezione dopo l’utilizzo dei sanitari della nostra camera”.
“La camera era molto dignitosa, e come mi aspettavo da racconti di altri amici, le finestre erano aperte per permettere una corretta areazione dello spazio. Alle 6 del mattino successivo, ci siamo ritrovati nella hall e ci è stato subito comunicato che tutti i test erano risultati negativi e che avremmo potuto fare la nostra quarantena a casa. Quindi siamo stati portati uno ad uno presso le nostre residenze, sempre con un pullman dedicato solamente al nostro Gruppo.
All’arrivo presso il compound, ho trovato due persone ad aspettarmi. Un ragazzo si è presentato subito come il mio punto di riferimento durante la quarantena e mi ha aggiunto su wechat. Dopo la registrazione presso l’ingresso del compound e la rilevazione della temperatura, sono stata accompagnata presso il mio appartamento. Mi sono state ricordate tutte le regole a cui sarei stata sottoposta durante la quarantena e sono stata aggiunta in una chat di gruppo con altre persone che in questo stesso periodo sono in quarantena presso il mio stesso compound”.
Le regole includono:
- Obbligo a rimanere a casa durante i 14 giorni di quarantena. Qualora questo non venisse rispettato, la persona viene trasferita presso la struttura centralizzata e le spese saranno a proprio carico.
- Obbligo a comunicare tutti i giorni (entro le ore 10.00 ed entro le ore 16.00) la propria temperatura corporea.
- Obbligo a lasciare i rifiuti al di fuori del proprio portone tra le ore 17 e le ore 18. Un addetto avrà a carico lo spostamento dei rifiuti presso il centro di raccolta differenziata del compound.
- Possibilità di ricevere corrieri di spesa fatta online tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 16 (si invita ad effettuare pochi ordini che possano coprire piu’ giorni).
- Obbligo a condividere la certificazione del termine della quarantena prima di uscire di casa
- Possibilità di scrivere nella chat di gruppo per qualsiasi necessità
“Il primo giorno ho ricevuto anche una visita a sorpresa da parte degli addetti, che erano preoccupati del fatto che non stessi rispondendo nella chat di gruppo e che non avevo comunicato l’arrivo di nessun corriere. Oltre a ricordarmi le regole della quarantena, mi hanno regalato una scatola di latte e due di ravioli, perche’ preoccupati che non avessi cibo per quel giorno. Da questi piccoli gesti ho percepito quella vicinanza e sensibilità che anche i miei colleghi e amici cinesi hanno mostrato fin dai primi momenti della diffusione del virus.
La mattina del secondo giorno ho ricevuto la visita di ispezione da parte degli operatori addetti, in cui si sono accertati nuovamente del mio stato di salute e in loro presenza mi è stato richiesto di misurare la temperature corporea, oltre che di compilare e firmare due documenti (letter of commitment on Home isolation and observation , health Declaration form) in cui venivano indicate anche le conseguenze in caso di infrazione delle norme di quarantena. In questa occasione mi hanno anche offerto un kit contenente mascherine, spray anti-batterico, termometro, guanti, sapone disinfettante.
Nel pomeriggio, infine, ho ricevuto una chiamata da parte della dottoressa Liu, che si informava circa la mia condizione, mi aggiungeva su wechat e mi richiedeva di comunicare anche a lei ogni giorno (entro le ore 9 e entro le ore 15) la mia temperatura”.
Per Marina, ormai, la Cina è casa ma il suo futuro lo vede in Italia dove ha intenzione comunque di ritornare. Il suo è un racconto minuzioso, volutamente ricco di particolari per far capire che, insieme, se ognuno fa la sua parte, da questa situazione paradossale si può uscire. Ma non è un gioco, noi siamo le pedine su una scacchiera che è il mondo e dove il virus decide le mosse. Tutti insieme, però, quelle mosse possono essere cambiate e indirizzate verso l’uscita di un tunnel buio ma dove, alla fine, c’è la luce. Per noi, per tutti. “Ci troviamo in un momento in cui l’emergenza da Covid19 non è più delimitata geograficamente, ma è sempre più legata alla sfera temporale – dice Marina – ogni paese gradualmente si sta trovando a dover combattere la diffusione del virus, a dover implementare misure di contenimento e a dover affrontare la battaglia per garantire le cure sanitarie.
Credo che questo momento ci accomuni per sentimenti di incertezza ma anche voglia di ripartire e riscoprire una nuova quotidianità , un nuovo modo di vivere. Credo che ci aspetterà un grande cambiamento, una vera e propria rottura degli schemi, che coinvolgerà la maggior parte degli aspetti delle ‘vite’ alle quali eravamo così abituati ma allo stesso tempo sono certa si apriranno molte nuove possibilità.
In questo momento di grande difficoltà ho scoperto una grandissima forza nelle persone : l’ho vista in un primo momento nei miei amici e colleghi in Cina e poi di nuovo nelle persone in Italia. C’è una grande voglia di ricostruire e re-inventare, ed il mio primo pensiero va ai professionisti che in brevissimo tempo hanno trasformato le maschere da snorkeling in maschere respiratorie”. (Sa.Simo)