Prendo in prestito dal professor Franco Raimondo Barbarella, una simpatica e disarmante metafora per definire le nuove modalità di pagamento dei pasti dei nostri figli a scuola. Dunque, i fatti: da quest’anno se vogliamo rimborsati quei 100 euro dagli 800 che portiamo in detrazione sulla dichiarazione dei redditi alla voce “spese per mense scolastiche” i pagamenti devono essere tracciabili.
È obbligo per il Comune predisporre una modalità di pagamento a riguardo e l’Ente, in risposta, predispone la tortuosa e costosa strada del bonifico bancario. Ovvero io vado alla mia banca (non avendo un conto on line), faccio il bonifico, aspetto 2/3 giorni che il bonifico sia registrato, aspetto il giovedì, prendo un giorno di permesso al lavoro, vado all’Ufficio Scolastico del Comune, faccio la fila (siamo 500 ad usufruire del servizio) e ritiro il blocchetto di dieci buoni pasto.
Complimenti, assessori Angela Maria Sartini e Piergiorgio Pizzo, veramente complimenti! L’alternativa? Dotare di un posse l’Ufficio Scolastico del Comune come ci sono in altri uffici e tenerlo aperto tutti i giorni della settimana senza pagare commissioni esattamente come avviene ora per i vigili e l’urbanistica. Dobbiamo pagare il servizio di Tesoreria due volte? Ma in che mondo vivete?
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