Quando parliamo di bullismo ci vengono in mente immagini nefaste, ragazzini che piangono in un angolo mentre altri si prendono gioco di loro, oppure usano violenza fisica o psicologica. Certo, il bullismo è anche questo. Ma solitamente le violenze psicologiche che vengono sofferte in infanzia e adolescenza non sono così plateali e palesi quanto quelle che leggiamo nei fatti di cronaca o vediamo in TV.
Lavorando da più di 15 anni come Psicologo a Orvieto mi sono reso conto di come il fenomeno del bullismo, tema per come lo intendiamo, sia solo la punta dell’iceberg di un malessere infantile e adolescenziale molto più diffuso.
Ad esempio un mio paziente, che chiameremo Marco (nome di fantasia per rispettarne la privacy), mi ha riferito che da ragazzino subiva costantemente angherie e sfottò da parte dei suoi compagni di classe delle elementari. Era ormai talmente abituato a questi episodi, da non farci quasi più caso.
Vissuto prima in un’altra Regione e poi trasferitosi ad Orvieto, aveva subito le classiche discriminazioni di cui anche i bambini purtroppo sanno essere protagonisti. Gli appellativi con cui veniva etichettato andavano dal classico “puzzone” a molti più fantasiosi e articolati. Avevano tutti in comune il tentativo, più o meno consapevole, di ferire l’altro e divertirsi tra amici. La motivazione comune negli atti di bullismo cyberbullismo, infatti, va ricercata nel tentativo dei ragazzi di “divertirsi”, vincere la noia, fare qualcosa di diverso, che poi nel tempo si struttura in abitudine costante.
Spesso sui media ci si chiede scandalizzati come mai accadono questi fatti di bullismo a scuola. Dobbiamo ricordarci che la violenza (in tutte le sue forme, anche quella psicologica) affonda le sue radici in un terreno comune, cioè la mancanza di empatia.
Empatia vuol dire saper mettersi (e anche togliersi) nei panni di un altra persona. In altre parole è la capacità di immedesimarsi emotivamente (sottolineo emotivamente) nei panni dell’altro. Indovinate dunque dove si impara l’empatia? In famiglia, ovviamente. E questo apprendimento non è fatto di chiacchiere e sermoni, piuttosto avviene grazie alla normale imitazione del comportamento e degli stati mentali dei genitori. Se, ad esempio, il bambino si vede trattato con sufficienza dai suoi genitori, se non è nei loro pensieri e nei loro cuori, se questi non gli manifestano direttamente l’affetto (sottolineo direttamente, non solo con acquisti di oggetti), il bambino cresce in modo freddo e dentro di lui non si sviluppa la capacità empatica.
Inoltre, quando il bambino è con i genitori, nota come questi vivono e si comportano con gli altri. Insultare un cameriere perché non ha risposto immediatamente ad una richiesta, giudicare in modo negativo altre persone quando si parla di loro, portare in casa emozioni disfunzionali come la rabbia, l’odio, il rancore, sono tutti fattori che contribuiscono alla demolizione, anzi alla non proliferazione della qualità dell’empatia.
Se il bambino invece cresce in un ambiente supportivo, può sviluppare una sana autostima, la capacità di credere in se stesso, di essere in contatto con le proprie emozioni e con quelle degli altri. In pratica il bambino amato (amato davvero e non “viziato”) diventa in modo naturale empatico con gli altri. Avrà facilità di relazione e il suo cervello si svilupperà serenamente. Le emozioni, dunque, saranno sempre più integrate dalla parte razionale, che è quella che si sviluppa più lentamente. Se vogliamo davvero prevenire i fenomeni di bullismo e cyberbullismo dobbiamo a mio avviso lavorare con i genitori, per fornire loro strumenti educativi e comunicativi utili da attuare ogni giorno con i propri figli.
C’è da dire che purtroppo la catena della violenza è intergenerazionale, passa cioè di padre in figlio fino a che qualcuno non si risveglia e sceglie l’amore e il perdono.
Se un bambino viene abusato psicologicamente o fisicamente, con percosse, umiliazioni, poca considerazione e scarso affetto, da grande sarà a sua volta un genitore poco competente, un genitore scarsamente efficace, e tenderà a rifare inconsciamente gli stessi identici errori che i suoi genitori hanno commesso con lui.
Per interrompere questa catena e renderla positiva, può essere utilissimo un breve percorso di Psicoterapia per i genitori, che consente loro di conoscersi più a fondo, di superare i traumi (che tutti abbiamo) relativi all’infanzia e in questo modo ripulire la propria psiche: condizione questa necessaria per essere genitori veramente efficaci.
Sono molti anno che formo i genitori in percorsi di Parent Training e ho sviluppato un vero e proprio metodo pratico che ho chiamato “Genitori Competenti”.
Così sono nati il libro e il Videocorso “Genitori Competenti”, validi strumenti che accompagnano padri e madri a comunicare meglio con i propri figli a partire dalla conoscenza scientifica dello sviluppo cerebrale del bambino. In modo semplice e alla portata di tutti, ho cercato di fornire così ai genitori delle strategie operative e applicabili nella vita di tutti i giorni per aiutare i propri figli a crescere sani e sereni.
Per approfondire questo argomento ti consiglio di scaricare gratuitamente i primi 3 video del corso Genitori Competenti da questo link
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Fammi sapere come vanno le cose con tuo figlio e ricordati sempre che il tempo che investi oggi per il bene dei tuoi figli ti sarà restituito per 10 in termini di serenità e soddisfazione. Perché come dice M.W Edelman “Non hai avuto modo di scegliere i genitori che ti sei trovato, ma hai modo di poter scegliere quale genitore potrai essere.”
dr. Roberto Ausilio
Psicoterapeuta, Formatore, Mental Coach
tel. 328 4645207
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