di Gabriele Marcheggiani
ORVIETO – “Chi vuole discutere anche in maniera aspra, su progetti e politica è ben accetto, anzi è necessario; chi invece vuole scatenare una battaglia perenne per questioni di potere e di posti da occupare, lo faccia fuori dal Partito Democratico”.
Walter Verini, parlamentare e commissario regionale del PD dopo l’arresto e la sospensione dell’ex segretario Giampiero Bocci, in un colloquio telefonico con il nostro giornale, fissa già i paletti in vista dell’assemblea degli iscritti del partito, indetta per il prossimo 12 luglio.
A Verini non sono piaciute le parole pronunciate nella conferenza stampa indetta da quella parte del PD che si ritiene ancora maggioranza, facente capo all’ex segretario Andrea Scopetti: “Non so a che titolo parlassero di essere maggioranza, esordisce Verini.
Il partito a Orvieto è commissariato, Francesco De Rebotti si è dimesso ma era normale che rimettesse la delega, il suo era un incarico a tempo e tutti sapevano che sarebbe terminato con il ballottaggio che ha eletto il nuovo sindaco il 9 giugno. De Rebotti, in qualità di commissario, ha indetto assieme a me l’assemblea del 12 luglio”.
Il PD a Orvieto continua ad essere lacerato, continuano ad esserci prese di posizione da ogni parte senza che si intraveda quella “pacificazione” che lei ritiene necessaria…
E’ vero, anche al termine della campagna elettorale, continuano le polemiche aspre che ne hanno caratterizzato tutto lo svolgimento: questo è un male comune al PD, non solo ad Orvieto ma in tutta l’Umbria – penso a quanto accaduto anche a Foligno, Gubbio, Terni – direi anzi che questo modo di fare sembra far parte del DNA stesso del partito. Purtroppo, occorre dirlo con tutta sincerità, la dialettica doverosa si è spesso dimostrata nient’altro che una guerra tra bande, a cominciare dalle vicissitudini del PD a livello nazionale. A nessuno sembra importare di quanto ci chiedono i nostri elettori, a nessuno sembra importare che ogni battaglia combattuta con questi toni porta voti a Salvini e alla Lega.
Ad Orvieto alla fine il PD si è difeso dignitosamente, Giuseppe Germani ha perso ma visti i presupposti che si erano creati non è stata una sconfitta clamorosa come ci si sarebbe potuti aspettare …
E’ vero, Germani ha ottenuto un risultato dal quale c’è speranza per ripartire, il distacco con la destra non è così ampio come ci si sarebbe potuti attendere. Penso alle divisioni interne, alla decisione del professor Barbabella di correre da solo, alle inchieste di Perugia concomitanti l’inizio della campagna elettorale…Eppure il PD ad Orvieto ha combattuto ad armi pari con una Lega che è straripante, inutile negarlo, nei voti alle liste in consiglio comunale il partito non è troppo distante da quello di Salvini. E’ un risultato che sancisce una sconfitta, sia chiaro, ma anche un risultato dal quale poter ripartire.
Continuano le iniziative di esponenti del PD cittadino, prese di posizione che creano lacerazioni, almeno così sembra.
Io le giudico iniziative virtuali. Il partito ad Orvieto ha un commissario, De Rebotti, che fino al 12 luglio sarà in carica regolarmente; il suo mandato, come tutti sanno, sarebbe finito al termine della campagna elettorale e così sarà ma fino all’assemblea degli iscritti, che De Rebotti ha convocato insieme al sottoscritto, la figura di riferimento resta lui. Ognuno ha il diritto di esprimere le proprie posizioni ma la situazione è questa. Mi auguro che nell’assemblea del 12 luglio si riesca tutti a prendere consapevolezza che con questo modus operandi non si va da nessuna parte e lo dico a tutti: occorre ripartire dalla politica vera, dalle cose che interessano i cittadini, basta con queste battaglie che gli elettori non comprendono. Lo dico da ex portavoce di Valter Veltroni, conosco bene la situazione e le dinamiche del PD, a partire da quanto è avvenuto e continua ad avvenire a livello nazionale.
Le colpe però non possono essere solo da una parte, se di colpe si può parlare. I problemi a Orvieto non sono iniziati nei mesi scorsi.
Assolutamente no, la situazione a Orvieto era già ingarbugliata cinque anni fa, anzi, già da prima non è che andassero tutti d’amore e d’accordo: qui come altrove c’è un problema forse decennale e non mi sento assolutamente di attribuire colpe a nessuno. Come in una casa quando si litiga, le ragioni e i torti sono da una parte e dall’altra, questo è sicuro. Mi auguro solo che si riesca a guardare le esigenze superiori del partito piuttosto che quelle legate alle dinamiche correntizie, dinamiche che sono il male assoluto nel PD, ovunque. [suggeriti]