“Il 14,4 per cento delle famiglie vive in povertà relativa, due punti percentuali in più rispetto all’anno passato. In termini assoluti si stima che 50mila nuclei familiari vivano in uno stato costante di crisi. Le prime a farne le spese sono le famiglie monoreddito. Un ‘esercito’ di 150mila cittadini risucchiati dalle sabbie mobili della povertà. A pagare salato, in modo particolare, i minori e i giovani per i quali sono precluse tutte quelle risorse e condizioni necessarie per affrancarsi da una prospettiva senza futuro”. Questi i dati più preoccupanti che il consigliere regionale Sergio De Vincenzi (misto Umbria next) mette in evidenza facendo riferimento al “Rapporto sulla Povertà in Umbria 2019” curato dall’Agenzia Umbria Ricerche, che “ci restituiscono una regione sull’orlo di una crisi di povertà endemica”.
De Vincenzi aggiunge che “a fare da corollario a queste stime, vi sono i dati Istat sulla natalità in Umbria, che ci mostrano un saldo negativo che doppia quello positivo (oltre 10mila decessi rispetto a circa 5mila nascite nel 2018) fra i più critici di tutto il nostro paese. Ecco allora comporsi come un puzzle, un quadro estremamente critico che poco, o per nulla, si è giovato delle decennali politiche di sostegno economico e sociale dei governi di sinistra, basate su finanziamenti a pioggia e interventi spot, invece che su progetti e investimenti a lungo termine di natura strutturale e capillari che coinvolgessero, in primis, tutti i territori della nostra regione, specie quelli ad alto potenziale depressivo.
Apprendiamo – prosegue il consigliere regionale – dalle parole del presidente dela Giunta regionale Fabio Paparelli, ad esempio, che il sistema di monitoraggio del disagio sociale e della povertà Siso, che permetterebbe di verificare il numero di accessi alle richieste di sostegno da parte dei servizi sociali, è praticamente inutilizzato da parte dei Comuni e giace lì, come altri progetti attivati dalla Giunta che non hanno avuto riscontro concreto sui territori. Una lunga serie di iniziative senza reale effetto, insomma, che vengono poi rivendicate a mo’ di spot elettorale in occasioni pubbliche. Tanto inefficaci da indurre Paparelli a invocare un cambio di ottica di intervento, postulando una ‘co-progettazione dei servizi insieme alle associazioni laiche e cattoliche che si occupano del Terzo Settore’. Come a testimoniare una sostanziale incapacità di venirne fuori con gli strumenti gestionali e programmatori precipui di un governo regionale”.
Sergio De Vincenzi conclude affermando che “siamo ben oltre il campanello di allarme. Stiamo parlando di una realtà che ci interroga tutti, amministratori e cittadini, e ci impone di correre ai ripari per rimettere in campo nuove energie e politiche di investimento concreto per le famiglie e le imprese, e traghettare fuori dal guado della disperazione migliaia di persone e il futuro di questa Regione