Il Centro Antiviolenza di Orvieto “L’Albero di Antonia” rilancia e sottoscrive la nuova dichiarazione internazionale riguardante l’affido dei minori in caso di violenza domestica, ritenendo tale tematica un punto critico di applicazione della Convenzione di Istanbul a livello nazionale ed anche regionale. Troppo numerosi sono i casi di affido condiviso in caso di violenza e di non riconoscimento della violenza ai vari livelli tecnici e giuridici e troppo pochi i provvedimenti di allontanamento del maltrattante. L’associazione rilancerà tali tematiche alle autorità regionali e locali per assumere precise determinazioni in merito.
La violenza contro le donne raramente viene considerata dalle autorità nazionali come fattore rilevante nelle decisioni sulla custodia dei figli. La violenza domestica e nelle relazioni di intimità colpisce in maniera sproporzionata le donne, ha un impatto diretto sulla vita dei figli e la correlazione tra violenza domestica e abuso sui bambini è incredibilmente sottostimata da parte di avvocati e tribunali. In sede di separazione le donne non sono credute quando denunciano i maltrattamenti da parte del partner, che vengono interpretati non come violenza ma come semplice conflitto familiare, a volte fino al punto da giudicare le madri malevole o manipolatrici quando i figli impauriti non vogliono vedere i padri.
Le rappresentanti dei diversi organismi ONU e regionali per l’Europa, l’Africa e l’America Latina che si occupano di violenza contro le donne, lo scorso 24 maggio a Strasburgo, hanno firmato un’importante dichiarazione che esprime grande preoccupazione per “schemi ricorrenti che ignorano la violenza del partner nella determinazione dei diritti di custodia dei figli, presenti in varie giurisdizioni a livello mondiale; tali schemi rivelano una discriminazione di genere di fondo e stereotipi nocivi per le donne”. Le rappresentanti internazionali hanno rivolto un appello a chi amministra la giustizia, a “considerare la violenza contro le donne nella determinazione dei diritti di custodia e di visita dei figli”, orientando le loro sentenze “al rispetto dei diritti umani di donne e bambini/e alla vita e all’integrità fisica, sessuale e psicologica” e rispettando le disposizioni della Convenzione di Istanbul, nel “superiore interesse del minore”. Gli Stati sono stati invitati ad adottare le misure per l’attuazione degli standard internazionali.
La Convenzione di Istanbul, il trattato del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza di genere, è lo strumento legalmente vincolante sulla violenza contro le donne; all’articolo 31 richiede che gli Stati prendano le “misure legislative o di altro tipo necessarie per garantire che, al momento di determinare i diritti di custodia e di visita dei figli, siano presi in considerazione gli episodi di violenza che rientrano nel campo di applicazione della presente Convenzione” e che “l’esercizio dei diritti di visita o di custodia dei figli non comprometta i diritti e la sicurezza della vittima o dei bambini”. La Legge Inter-Americana sulla Prevenzione, la Punizione e l’Eradicazione degli Omicidi delle Donne e delle Bambine basati sul genere, all’articolo 10 afferma che “qualunque padre imputato in un procedimento penale per i reati di femminicidio/femicidio, induzione al suicidio, consumati o tentati, sarà sospeso dall’esercizio della custodia dei bambini, siano figli suoi o meno, finché non venga adottata una decisione finale nel procedimento penale. I diritti di custodia saranno temporaneamente esercitati da una persona ritenuta appropriata in base al superiore interesse dei bambini”.
Organi delle Nazioni Unite, Corti internazionali della giurisprudenza, esperti/e a livello nazionale sottolineano la necessità di ricorrere ad un orientamento olistico e coordinato, basato sugli standard internazionali e regionali esistenti. La nuova Piattaforma internazionale ha manifestato inoltre preoccupazione per i continui tentativi di “inclusione della alienazione parentale come voce nella nuova Classificazione Internazionale delle Malattie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (ICD-11)”, tentativo che ancora una volta non è andato a buon fine perché non ritenuta attendibile scientificamente dagli stessi comitati dell’OMS”. Le accuse di alienazione parentale da parte di padri abusanti contro le madri devono essere considerate, dagli attori istituzionali, inclusi quelli che decidono sulla custodia dei figli, come una prosecuzione dell’esercizio di potere e controllo; già nel 2014 il Comitato di esperti/e per il Meccanismo di Monitoraggio per la Convenzione di Belem do Para (MESECVI), raccomandava di proibire esplicitamente, durante le indagini per accertare l’esistenza della violenza, “prove basate su testimonianze che screditano sulla base di una presunta Sindrome da Alienazione Parentale”.
Chi non rispetta le disposizioni vincolanti della Convenzione di Istanbul viola il diritto interno e quello internazionale e si espone a ricorsi alla CEDU, la Commissione europea sui diritti umani, o alla CEDAW. Testo originale del comunicato del D.i.Re. Donne in Rete contro la violenza www.direcontrolaviolenza.it/affido-dei-minori-e-violenza-contro-le-donne-importante-dichiarazione-internazionale/
Il testo della Dichiarazione in italiano (traduzione non ufficiale realizzata per D.i.Re dalle avvocate Elena Biaggioni e Sarah Lupi)
Il testo della Dichiarazione in inglese. Final Statement on violence against women and custody