di Paolo Borrello
Non è un dramma, affatto. L’elezione a sindaco di Orvieto di Roberta Tardani, con la vittoria del centrodestra, non è e non deve essere un dramma per l’elettorato del centrosinistra. L’alternarsi al governo di una città, come del resto di un Paese, di maggioranze di segno politico diverso è la manifestazione del buon funzionamento di un sistema politico realmente democratico.
La possibilità che al termine di una “consiliatura” o di una legislatura una maggioranza di un determinato segno politico al governo di una città o di un Paese sia sostituita da una maggioranza di segno politico diverso rappresenta, o meglio dovrebbe rappresentare, uno stimolo per la maggioranza al governo per amministrare nel miglior modo possibile. Altrimenti, potrà essere, appunto, sostituita.
E se la cosiddetta alternanza nel governo di una città o di un Paese viene resa impossibile o difficile, per vari motivi, un sistema politico non può essere considerato veramente democratico. Le elezioni non sono infatti una partita di calcio. Sono, dovrebbero essere, un qualcosa di maggiore importanza e chi vi partecipa, direttamente o a sostegno dei diversi candidati, non sono o non dovrebbero essere dei tifosi. E’ quindi fisiologico che Germani sia stato sconfitto e l’elettorato di centrosinistra non si deve stupìre né preoccupare.
Deve però analizzare le motivazioni alla base della sconfitta in modo tale da creare le condizioni affinchè, in occasione delle prossime elezioni comunali, nel 2024, il centrosinistra possa di nuovo governare Orvieto. Tali considerazioni possono apparire banali ma banali non sono perché, credo, non sono condivise da molti elettori di centrosinistra ma anche di centrodestra, che si dimostrano più tifosi che consapevoli soggetti che partecipano al funzionamento del sistema politico locale. Ma, lo ripeto, l’elettorato di centrosinistra deve analizzare la sconfitta, davvero però.
E il principale motivo, non l’unico, alla base della sconfitta risiede, a mio avviso, nell’errore commesso nel ricandidare Germani, che peraltro ho comunque votato, il quale si è dimostrato inadeguato a ricoprire l’importante incarico svolto dal 2014 al 2019. Riconoscere questo errore non significa dare ragione all’area politica guidata dall’ex segretario del Pd Scopetti che avrebbe espresso un candidato a sindaco non certo migliore di Germani. Del resto ha, infine, sostenuto un candidato, come Barbabella, la cui possibile sconfitta era evidente, come si è poi verificato.
Insomma, la principale causa della sconfitta del centrosinistra è addebitabile al Pd orvietano, in primo luogo alla componente che faceva capo a Scopetti ma anche all’altra componente che doveva capire, al di là di quanto sostenuto da Scopetti e compagnia, che con la candidatura di Germani si andava inevitabilmente verso la sconfitta. Pertanto l’esito, negativo per il centrosinistra, delle elezioni comunali di Orvieto deve, o dovrebbe, comportare, come principale conseguenza un cambiamento radicale nella classe dirigente del Pd locale, cambiamento non solo anagrafico (anzi i giovani nel Pd ad Orvieto come altrove spesso non si rivelano migliori di chi ha un’età più “avanzata”), una classe dirigente in sintonia con la società orvietana, in grado di individuarne le esigenze principali e di elaborare un progetto di sviluppo della città che consenta di migliorare sensibilmente il suo stato attuale e le sue prospettive. Una classe dirigente, poi, che non consideri la politica esclusivamente come ricerca e gestione del potere.
Del resto un radicale cambiamento della classe dirigente deve rappresentare uno degli obiettivi prioritari per il Pd guidato da Nicola Zingaretti, a livello nazionale e a livello locale, non certamente solo ad Orvieto. Un inciso, che però non può essere trascurato: i problemi di Orvieto non sono attribuibili esclusivamente al Pd o ad altri partiti, siano essi di centrosinistra o di centrodestra. Sono anche attribuibili ai cittadini orvietani che non partecipano alle attività dei partiti. E, affinchè le prospettive di sviluppo di Orvieto migliorino sensibilmente, devono cambiare considerevolmente il modo di pensare e i comportamenti della maggioranza degli orvietani, troppo spesso non disponibili a promuovere e a realizzare le necessarie innovazioni, la cui attuazione non può spettare solamente ai partiti e agli amministratori. Quindi, lo ribadisco, obiettivo prioritario del Pd deve essere un radicale cambiamento della propria classe dirigente e io, per quanto sono in grado di fare, sono disponibile a dare una mano, anche due, forse.