Il Governo accelera sul salario minimo e la risposta della Cisl non tarda ad arrivare. Il territorio di Terni – Orvieto, infatti, manifesta grande preoccupazione per le potenziali conseguenze che potrebbero scaturire da questa proposta legislativa. “Se questo percorso dovesse essere portato a compimento – afferma Angelo Manzotti, coordinatore dell’Area Sindacale Territoriale Terni-Orvieto – si tratterebbe di tornare indietro di mezzo secolo, annullando molte delle conquiste del sindacato: per questo deve essere scongiurato”.
La Cisl di Terni-Orvieto sottolinea come “quello che accade a Roma non può che interessarci, viste le ricadute che scelte come questa potrebbero avere anche a livello locale. Il tessuto produttivo del nostro territorio, infatti, che caratterizza l’area ternana e orvietana è composto in gran parte da piccole e medie imprese e il salario minimo potrebbe avere conseguenze devastanti sulla contrattazione, ma non solo: applicare il salario minimo, infatti, potrebbe avere implicazioni in termini di fuoriuscita dal CCNL e indirettamente provocare un possibile proliferare del lavoro nero, con ricadute contributive e in termini di sicurezza per i lavoratori”.
Il riferimento della Cisl ai CCNL e alla contrattazione investe gli aspetti economici, oltre a quelli di tutela e previdenziali, che possono essere garantiti attraverso la rappresentanza e l’attività di corpi intermedi che scongiurino il pericolo della contrattazione individuale. “Non scordiamoci – conclude Manzotti – che l’esigenza dei lavoratori di unirsi per portare avanti i propri diritti fu uno dei principali motori che storicamente portarono alla costituzione dei sindacati. Oggi questo percorso potrebbe subire una battuta d’arresto, che secondo la Cisl potrebbe essere pericolosa per le lavoratrici e i lavoratori che rappresentiamo”.