#LillyKnowsItBetter, Lilly lo sa bene è un nome che abbiamo cercato pensando dovesse dire qualcosa di speciale. Liliana Onori, apprezzatissima e seguitissima autrice di numerosi romanzi tra cui Come il sole di Mezzanotte, Ci pensa il cielo e Ritornare a casa (ed. LibroSì), inizia così da oggi una bella collaborazione con il format LibroSì Lab per mostrarci dal suo particolarissimo punto di vista di bibliotecaria, ma soprattutto di abile narratrice di storie, su libri, fiction, personaggi e molto altro. E abbinerà le sue scelte ad una canzone, un po’ come succede per le buone pietanze, che acquistano gusto se accompagnate da ottimi vini. Per questa prima uscita allora ascoltiamo Baby, can I hold you di Tracy Chapman, una canzone assolutamente azzeccata per il libro scelto da Liliana, Il senso del dolore di Maurizio De Giovanni. Scopriamo perchè.
Libro: Il Senso Del Dolore di Maurizio De Giovanni + Canzone: Baby, can I hold you di Tracy Chapman
di #LillyKnowsItBetter (alias Liliana Onori)
Ho deciso di leggere De Giovanni invogliata e incuriosita dal fatto che molti utenti della biblioteca dove lavoro non facevano altro che prendere in prestito i suoi romanzi, riportandomeli entusiasti e desiderosi di leggerne ogni volta il seguito. Prendendo informazioni sull’ordine cronologico in cui leggerli, ho scoperto un autore molto prolifico, padre della saga de I Bastardi di Pizzofalcone che tanto ha appassionato anche i telespettatori dopo la messa in onda dell’omonima fiction tratta dalla sua penna. Il ciclo a cui ho voluto dedicarmi, però, è quello del commissario Ricciardi, e mai scelta letteraria fu più azzeccata. O meglio, fortunata. Credo sia proprio questa la parola esatta. Conoscere Ricciardi è stata una fortuna. Il suo mondo, la sua sensibilità e la sua dannazione hanno piantato il proverbiale chiodo senza capocchia dentro di me, impossibile da sfilare, che resta fisso esattamente lì dove è entrato, diventando parte stessa di quella che viene comunemente chiamata anima.
Perché è esattamente lì che si fa spazio Luigi Alfredo Ricciardi, un giovane commissario della Regia Polizia nella Napoli fascista degli anni ‘30 che combatte non solo il male commesso dagli uomini ma anche quello che sente dentro di sé. Un male nato con lui, una maledetta capacità di vedere i fantasmi delle vittime di morte violenta e la dannazione di percepirne anche il dolore e la disperazione per il trapasso feroce che le ha strappate alla vita. Il suo dono. Il suo male. Un dono, che lui stesso chiama ‘il Fatto’, che condiziona tutta la sua esistenza, che lo fa vivere circondato da spettri di bambini, uomini, donne, figli, madri e fratelli. Anime in cerca di spiegazione e redenzione, di pace. Anime di cui Ricciardi può sentire persino la voce, quella dell’ultima frase pronunciata al momento della morte o del pensiero che ha attraversato la loro mente sull’ultimo battito. Una voce che non rivela l’assassino né il movente ma che guida il commissario nella scoperta della vittima, dei suoi peccati e delle sue ombre, ma anche delle sue luci. Aiutato dal fedele brigadiere Maione, dall’antifascita medico legale Mondo e dal femminiello Bambinella, che sa i fatti della città, Ricciardi riesce a scoprire cosa si nasconde dietro ogni delitto, e cioè la fame e l’amore che secondo lui sono la radice di ogni bene e di ogni male, la ragione di ogni azione. Un amore che lui, nonostante la solitudine in cui si condanna a vivere dietro la mera illusione di non soffrire e di non far soffrire chi gli sta intorno a causa del Fatto, conosce non solo grazie all’amicizia paterna e fraterna di Maione e Mondo, ma anche grazie alle cure della Tata Rosa, che lo ha cresciuto come un figlio suo dopo la morte prematura della mamma, e di una giovane sconosciuta, Enrica, che vive nel palazzo di fronte al suo e che ogni sera, di ritorno dal lavoro e dalle fatiche del suo dono, lui osserva da lontano, con una tenerezza da spezzare il cuore. Enrica rappresenta la sua tregua, dal mondo nero che lo circonda e persino da se stesso. È il suo amore. Lui la ama profondamente da lontano, con l’ingenua illusione di essere invisibile ai suoi occhi. Lei invece lo sa. Sa che, ogni sera, lui si affaccerà alla finestra della stanza e la osserverà rigovernare la cucina e ricamare fino a tardi. Lei lo ama, da lontano, come fa lui. Ed è un amore che basta, che sana e che emoziona. Che guarisce.
Il libro
In questo primo capitolo della saga, Il senso del dolore, Ricciardi deve indagare sulla morte di un famoso tenore, Arnaldo Vezzi, ucciso a teatro durante le prove dell’opera Pagliacci e nella cui ultima frase:‘’Io sangue voglio, all’ira m’abbandono, in odio tutto l’amor mio finì…’’ è racchiuso non solo l’enigma da risolvere ma il significato stesso del titolo. Il dolore del corpo che viene ucciso, quello di una moglie tradita e di un’amante respinta, quello di una madre che perde suo figlio e non si rassegna alla sua assenza e quello di un giovane uomo che vive circondato da fantasmi. Il dolore che viene dall’amore, quello vero, quello che come dice Ricciardi muove tutte le azioni degli uomini. Il senso del dolore è la motivazione per cui lo proviamo, le conseguenze che scatena e la strada dove ci conduce, alla ricerca e nell’attesa di un riequilibrio del mondo, perso nel momento in cui chi amiamo ci viene tolto o semplicemente se ne va. La frase che porto con me di questo romanzo e dei suoi protagonisti è questa: ‘’Nella vita di tutti, Commissario, ci sono dei bivi. La strada si biforca: ce n’è una giusta e una sbagliata. Il guaio è che uno al momento non lo sa. Crede sempre di poter tornare indietro quando vuole. Invece, indietro non si torna, mai. Io la mia strada sbagliata l’ho presa tanti, troppi anni fa, per non capirlo ogni giorno’’.
Le scelte e il loro senso, il dolore per ciò che è andato perso e non tornerà, per quella parte di noi che non lo farà.
La canzone
La canzone che questa storia mi ha ispirato è la struggente Baby, can I hold you di Tracy Chapman perché chiunque, almeno una volta, si è chiesto Se avessi detto le parole giuste, se avessi fatto le cose giuste al momento giusto, forse oggi sarebbe tutto diverso.
Liliana Onori: Il suo amore per i libri e la scrittura ha radici lontane. Già da bambina, infatti, scriveva brevi racconti fantasy per i suoi compagni di scuola. Nel 2015 inizia la sua collaborazione con Librosì Edizioni per la quale pubblica la duologia composta da Come il sole di mezzanotte (2015) e Ci pensa il cielo (2018). Nello stesso anno la casa editrice le commissiona la revisione di ‘Ritornare a casa’, il suo romanzo di esordio.