Ad Orvieto segnali di riciclaggio di denaro. E’ necessario alzare la guardia. Claudio Lattanzi , l’autore della prima inchiesta dedicata alle infiltrazioni della malavita in Umbria, “La mafia in Umbria, cronaca di un assedio”, ne ha parlato con noi e ne è emerso un quadro niente affatto tranquillizzante in cui iniziano ad emergere segnali abbastanza preoccupanti.
Orvieto ed il suo territorio sono stati finora considerate delle isole felici dal punto di vista delle infiltrazioni mafiose a differenza di quanto vediamo avvenire, ad esempio, nella vicina provincia di Viterbo, ma è davvero cosi?
Sotto la coltre di un’apparenza molto rassicurante si intravedono i segnali di una realtà in movimento che lascia temere che il quadro non sia affatto tranquillo. Si assiste ormai con una certa frequenza a strane iniziative commerciali e imprenditoriali che, più che strane, definirei sospette.
Cioè?
Riciclaggio di denaro di provenienza illecita. Ad Orvieto si notano movimenti che lasciano chiaramente intendere come anche questa città possa essere stata presa di mira per ripulire soldi di dubbia origine. Per il momento si tratta di presenze molto più discrete di quanto non stia avvenendo a Viterbo dove, lo scorso gennaio, la Direzione distrettuale antimafia di Roma ha arrestato tredici persone per associazioni a delinquere di stampo mafioso. Si tratta di persone legate alla ‘ndrangheta che, per la prima volta, ha fatto capolino nel Lazio del nord dopo aver esteso il proprio controllo criminale nella zona sud al confine con la Campania. Nel caso di Viterbo abbiamo assistito ad una escalation di violenza, con estorsioni, aggressioni e intimidazione, addirittura l’incendio di una macchina dei carabinieri. Il caso di Viterbo è molto preoccupante perchè la magistratura ha accertato diversi situazioni in cui persone del posto avevano cominciato a fare affidamento su questi criminali per risolvere controversie private, con una sorta di giustizia alernativa, cioè il classico sistema che ha decretato l’affermazione delle mafie nelle regioni meridionali
E ad Orvieto?
Ad Orvieto fenomeni di questo tipo, legati cioè alla gestione della violenza, non ce ne sono perchè si tratta di un contesto più piccolo e meglio controllabile da parte delle forze dell’ordine. Ci sono però i segni dei riciclaggio o almeno di processi economici che fanno pensare a questo.
Come si fa a notare questo fenomeno?
E’ necessario avere chiaro cosa sia il riciclaggio dei soldi e quali sono le procedure per farlo. L’esigenza di fondo è quella di chi ha una montagna di soldi, fatti magari con lo spaccio, ma che non può in alcun modo utilizzare perchè dovrebbe renderne conto alle autorità per il divieto di pagamenti in contanti, per i controlli della Finanza e per le norme sulla trasparenza bancaria. Chi apre un’attività per ripulire il denaro sporco ha l’esigenza opposta all’evasore fiscale. Questo deve fare meno scontrini rispetto al fatturato reale, il riciclatore deve fare invece più scontrini rispetto alle vendite effettuate. L’obiettivo del riciclatore è infatti quello di avere un bilancio di impresa da cui risulti che i soldi che lui già aveva, sono in realtà il frutto di una normale attività commerciale. Ci sono delle attività che, meglio di altre, sono più utilizzate perchè è più facile fare molti scontrini a fine giornata ed è quasi impossibile essere controllati. Quando la “copertura” contabile è arrivata al pari della somma in nero, allora il ciclo del riciclaggio è terminato. L’attività viene chiusa all’improvviso o, meglio ancora, si provoca un bell’incendio per recuperare con i soldi dell’assicurazione le spese sostenute fino ad allora per la gestione.
Quindi ci sarebbe in atto un fenomeno del genere?
Non si può dire con esattezza, ma di certo ci sono vari indizi sotto ai nostri occhi. Forse è arrivato il momento di guardare alla realtà intorno a noi con uno sguardo diverso.