ORVIETO – La questione sulla coltivazione massiva di nocciole nell’Altopiano dell’Alfina ha creato un vero turbillon di opinioni contrastanti, tant’è che pochi giorni fa la Rete Interregionale Protezione Ambiente (RIPA) ha chiesto ai candidati sindaci di Orvieto di prendere pubblicamente posizione contro gli impatti ambientali e sanitari della monocultura di nocciole.
Il candidato sindaco Tiziano Rosati(Bella Orvieto) ha subito risposto all’appello.
“Esprimo la nostra piena condivisione – ha dichiarato Rosati – con quanti, Istituzioni, Associazioni, Comitati e liberi Cittadini, hanno manifestato la loro contrarietà alla possibile destinazione dell’altopiano dell’Alfina alla coltivazione massiva di nocciole.
Concordiamo, senza ripeterli ulteriormente, su tutti gli aspetti negativi e sulle conseguenze pesanti e di varia natura, che nel breve e lungo periodo potranno derivare al territorio. Come chiunque può evincere dal programma pubblicato e disponibile sul nostro sito, vogliamo sottolineare come a nostro parere siano profondamente errati i presupposti e le finalità per cui si è scelta come matrice di sviluppo rurale una soluzione agronomica che aldilà degli effetti su ambiente, risorse idriche e territorio non coglie assolutamente le criticità del nostro settore agroalimentare e non produce beneficio alle imprese locali, non soltanto di settore.
Sono di natura ISTAT, e non nostra, i dati che definiscono la conformazione strutturale, antropologica ed economica del settore agricolo di questo territorio. La nostra caratteristica prevalente sono le piccole imprese, normalmente a conduzione diretta, che occupano persone spesso della famiglia e che dispongono, in proprietà o altro titolo, di piccole superfici. Il tessuto imprenditoriale locale è questo e su questo si deve creare futuro! A tutt’oggi, questi piccoli e spesso giovani imprenditori, oltre ad essere, e non a caso, puntualmente trascurati, si adoperano per mantenere in piedi coltivazioni tipiche, alcune biologiche e tutte di pregio, cercando di inserirsi a fatica su un mercato “blindato” per la cui accessibilità molto poco viene fatto, da chi dovrebbe, a livello di supporto e promozione. Lo stato di difficoltà e di sofferenza complessivi si evincono dalla progressiva diminuzione del personale occupato, dal numero di aziende che cessano l’attività e da un dato, che a noi appare preoccupante e che riteniamo sia meritevole di analisi. Di fronte alla diminuzione di personale occupato, stiamo assistendo ad un aumento considerevole del numero di aziende e di superfici agricole, che passano in mano a società finanziarie o comunque di capitale.
Sarebbe lungo e difficile formulare teorie al riguardo, anche se il sentore che ci pervade non è ben augurante.
Ribadiamo perciò la nostra chiara posizione sul tema ed a supporto della totale contrarietà pubblichiamo la sintesi del capitolo agricoltura del nostro programma:
1- allevamento prodotti tipici: cereali, frumento, ortaggi, legumi, tabacco, vino, olio, bovini, ovini e suini sono il nostro patrimonio. Dobbiamo allora capire e affrontare il male della globalizzazione e del mercato generalista che hanno affossato la nostra economia agricola locale.
2- Dobbiamo ribaltare l’economia di mercato in economia civile, dove produttori, consumatori, Stato e Mercato, tornino a riappropriarsi del ruolo rispettivamente competente.
3- Da prevenire fermamente la massificazione dei profitti facili a scapito della conservazione della biodiversità, fenomeno questo che stiamo vivendo con l’insediamento di monoculture intensive.
4- Facilitare e promuovere la creazione di un Bio-distretto del comprensorio orvietano con tutte i produttori presenti nel nostro territorio che promuovono la produzione di prodotti tipici e di qualità e che favoriscono il principio della filiera corta.
5- Promuovere e difendere la biodiversità con tutte quelle amministrazioni che vivono il problema delle monoculture intensive;
Infine esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per le possibili conseguenze di un’ulteriore cultura intensiva sul nostro territorio per quanto riguarda:
1 Trasformazione paesaggistica del territorio con possibili conseguenze anche nel settore del turismo;
2 Criticità idriche per il tipo di cultura svolta, in quanto i noccioleti necessitano di un fabbisogno idrovoro abbondante;
3 Possibilità di inquinamento delle falde acquifere come ad esempio la sorgente del Tione e le acqua del SIC;
4 Svendita del patrimonio immobiliare e agricolo a scapito di facili profitti delle multinazionali, “il bene di pochi, il male di molti”.