di Gabriele Marcheggiani
Il varo del recente Decreto Crescita ha rimesso in moto i Patti Territoriali, disponendo una notevole semplificazione delle normative, facilitando il percorso dei progetti già presentati e di conseguenza l’accesso ai fondi. Bloccata da ben nove anni, la nuova procedura messa in campo dal decreto, riguarderà anche il Patto VATO, l’unico che abbia valenza interregionale e che abbraccia i territori della Valdichiana, dell’Amiata, del Trasimeno e dell’Orvietano.
Incentivati con una legge varata a metà degli anni ’90, i Patti Territoriali riuniscono soggetti pubblici e privati, enti e istituti di credito, ed hanno come scopo il varo di progetti in grado di creare sviluppo in una determinata area geografica ben delimitata: all’inizio si contavano su tutto il territorio nazionale ben duecento Patti che nel corso degli anni si sono ridotti a venti, a causa delle traversie e dei fallimenti che molti di questi hanno subìto strada facendo.
Ora, di questi venti, dieci saranno scelti come avanguardie al fine di sperimentare nuove opportunità di sviluppo e di approccio dello strumento che i Patti Territoriali mettono a disposizione delle comunità. In un’ipotetica classifica, Il VATO si colloca in una posizione di eccellenza in Italia, essendo il secondo Patto per numero di progetti presentati e finanziati, per risorse investite e posti di lavoro creati.
“Abbiamo ottenuto un primo significativo risultato con l’inserimento nel Decreto Crescita di un articolo ad hoc che semplifica le regole”, esordisce Marco Ciarini, presidente del VATO, già sindaco di Chiusi. “E’ stato un lavoro certosino, iniziato già da qualche anno con il ministro Piercarlo Padoan e con il sottosegretario Enrico Morando. Recentemente siamo tornati alla carica e grazie al fattivo contributo del dottor Cozzoli, capo di Gabinetto del ministro Luigi Di Maio, siamo riusciti nell’intento di sbloccare l’iter che era fermo da ben nove anni.
Ora, fatto questo, spetterà ad un apposito decreto del Ministero dello Sviluppo Economico disporre le modalità di allocazione dei fondi stanziati, che ammontano a diverse centinaia di milioni di euro, già nella disponibilità di Cassa Depositi e Prestiti. Per noi del VATO significa poter ridare fiato a tutti quei progetti in grado di garantire lo sviluppo socio-economico della nostra area, l’unica a livello nazionale che abbraccia territori di due regioni. Tra l’altro in questo contesto, la città di Orvieto è stata individuata come Comune pilota”.
Nel corso degli anni, il Patto VATO ha significato un motore di crescita non indifferente per tutta l’area a cavallo tra Umbria e Toscana: si pensi che sono stati finanziati 253 milioni di euro di investimenti complessivi, di cui ben 64 milioni a fondo perduto provenienti dai fondi ministeriali messi a disposizione del Patto. In totale sono stati finanziati 517 progetti in 39 comuni, di cui 68 relativi a opere pubbliche presentate per lo più dai municipi.
“I nostri progetti riguardano prevalentemente lo sviluppo del sistema agro-alimentare e di quello turistico, nonchè della promozione del nostro patrimonio culurale: proprio su questo aspetto, abbiamo sottoscritto un accordo con il ministero dei Beni Culturali: insomma, il VATO ha un curriculum di tutto rispetto, sicuramente ha centrato gli obiettivi per cui era stato pensato ed è pronto ad affrontare le nuove sfide per il futuro di questa area. Tra l’altro – aggiunge e conclude Ciarini – il sistema che è alla base dei Patti Territoriali nasce dal basso, dalle imprese e dai comuni piccoli o grandi che siano, scavalcando molti meccanismi burocratici, regioni e province, premiando chi veramente è a contatto con il mondo del lavoro, con i cittadini e chi ha a cuore il futuro dei territori”.
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Il Patto VATO, a cavallo tra la Toscana e l’Umbria (corrispondente all’area centrale dell’antica Etruria) ha una delimitazione storico-geografica ben definita ed è fortemente caratterizzato dalla presenza di straordinarie testimonianze culturali ed archeologiche, costituite da una rete di musei, sia statali che civici, da collezioni private, da siti, necropoli, insediamenti ed emergenze di elevato interesse culturale e scientifico, sia di proprietà pubblica che privata, in una continuità storica ininterrotta che va dal Paleolitico, alle fasi Protovillanoviana, Villanoviana, Etrusca, Romana, Paleocristiana, Longobarda e Rinascimentale.