di Gabriele Marcheggiani
ORVIETO – Se il primo turno di queste elezioni amministrative fosse comparabile alla classifica di una gara ciclistica importante come il Giro d’Italia, si potrebbe tranquillamente scrivere che alla vigilia dell’ultima asperità, leggi il ballottaggio, Roberta Tardani si avvia a vincere la corsa davanti a Giuseppe Germani. Tanto è il distacco tra i due, 1.400 voti tondi tondi, che se corressero in bicicletta la candidata del centrodestra avrebbe tre minuti di vantaggio e che solo un clamoroso rovesciamento potrebbe intaccare un risultato favorevole alla Tardani.
Ma i ballottaggi, così come il ciclismo nelle grandi corse a tappe, ci hanno spesso abituati a colpi di teatro inimmaginabili, scenari imprevisti, incidenti di percorso non preventivabili; Giuseppe Germani ha comunque ottenuto un risultato ben oltre le aspettative ed è stato un risultato personale prima ancora che di coalizione. La sua performance non era scontata, ha dovuto fare una campagna elettorale dispendiosa, soprattutto perchè tutti gli altri candidati sembravano avere l’unico intento di eliminarlo politicamente, così come tanti suoi ex compagni usciti dal PD, che gliel’avevano giurata.
Roberta Tardani, invero, ha sempre pedalato sulle ali dell’entusiasmo, forte di una coalizione coesa e vincente ovunque nelle elezioni europee e dell’ottimo risultato ottenuto dalla sua lista “Progetto Orvieto”. In alcuni frangenti dello scrutinio si poteva anche ipotizzare una sua vittoria al primo turno, tanto che la soglia del 50% era distante solo tre – quattro punti percentuali: il primo posto non è mai stato in discussione in nessuno dei 28 seggi orvietani, segno che la candidata del centrodestra ha fatto presa nell’elettorato sia in città che nei quartieri e nelle frazioni, anche in quelli che una volta erano feudi stra-sicuri della sinistra.
Per questo motivo la corsa di Giuseppe Germani ad oggi si rivela ardua, al limite del possibile, perchè recuperare un distacco così ampio non è cosa da poco, ci sarebbe bisogno proprio di un bel “coup de Théatre”, un’impresa ragionata e al tempo stesso folle per “l’uomo dalle spalle grosse” (Roberta Tardani dixit), costretto ad inventarsi un’azione da scrivere negli annali della politica orvietana e non solo. In tutto questo, Franco Raimondo Barbabella si è comunque assicurato l’elezione a consigliere comunale, chiunque dei due contendenti vinca al ballottaggio; il professore ancora non si è esposto, coerente con quanto va ripetendo da tre mesi a questa parte, lui baderà soprattutto ai contenuti dei programmi, non certo ai colori di chi ne è portatore.
I suoi 2.007 voti fanno gola a Germani come la ruota di un buon gregario per il campione che vuole vincere la grande corsa ma il dubbio è proprio questo: alzi la mano chi vede Franco Raimondo Barbabella mettersi a fare il gregario. Dalle 22 di domenica scorsa, quando si è avuta la certezza del ballottaggio, Giuseppe Germani si è trincerato esclusivamente in dichiarazioni ammantate di tutta la diplomazia di questo mondo: chissà se starà ripensando con rammarico al grave errore commesso dal suo staff a dieci giorni dal voto del primo turno, di attaccare il professor Barbabella con un crescendo polemico che ha certamente lasciato il segno.
Già non sarebbe stato facile prendere i voti di quella parte di coalizione che appoggia Barbabella, composta da ex compagni di partito del sindaco, persone che piuttosto che votare Germani andrebbero al mare anche con un uragano di categoria 5, figuriamoci poi con quella sequela di comunicati con scambio reciproco di dichiarazioni al vetriolo. Dunque, come direbbe il telecronista, quando mancano tredici giorni al ballottaggio la situazione è la seguente: Roberta Tardani ha un vantaggio di 1.400 voti su Giuseppe Germani mentre Franco Raimondo Barbabella segue i due con un bottino cospicuo, necessario senza sè e senza ma al sindaco uscente, anche no alla candidata del centrodestra.
A Germani serve l’impresa, insomma, perchè se anche riuscisse a prendere tutti i voti di Tiziano Rosati e della sua “Bella Orvieto”, gliene occorrerebbero almeno altri mille per sperare di giocarsela fino all’ultimo voto, sempre ammesso che Roberta Tardani non aumenti invece il proprio bagaglio di preferenze. La candidata di “Progetto Orvieto” sa che accanto a lei c’è una gallina dalle uova d’oro, quella Lega che in Umbria (e in Italia) domenica scorsa ha stravinto ovunque e che potrebbe sfruttare l’effetto locomotiva anche al secondo turno e difatti, fin dalle prime dichiarazioni, ha lasciato intendere di non essere interessata a fare apparentamenti con chicchessia.
A Germani dunque spettano tutte le mosse, a lui l’onere di spremersi fino all’ultima goccia di energia per sovvertire le sorti della contesa elettorale: di certo non ha bisogno di consigli, saprà lui cosa fare e come correre nei prossimi tredici giorni. Orvieto si gioca il futuro prossimo invece, in un ballottaggio che vede di fronte due persone che, per loro stessa ammissione, in privato si stimano e si rispettano: sarebbe una grande occasione, forse irripetibile, per parlare di contenuti, di idee, di programmi, un’occasione nella quale la classe politica si possa dimostrare veramente degna dei propri cittadini, dando vita ad un confronto aperto, leale, civile. Sarebbe un bel segnale, ad esempio, se Giuseppe Germani partecipasse ad un eventuale faccia a faccia pubblico con Roberta Tardani, lasciando da parte qualsiasi polemica delle settimane scorse, così come sarebbe importante per lui se non desse troppo retta ai proclami esageratamente ottimistici del commissario del PD cittadino, che già vede la Lega all’opposizione in consiglio comunale. E’ tempo di sudare, di gettarsi anima e corpo in questa impresa, di togliersi la bandana come faceva Pantani prima di attaccare come se non ci fosse un domani. Gli orvietani attendono e si meritano che il confronto abbia inizio, con le regole non scritte del rispetto reciproco e della lealtà, perchè hanno bisogno di sapere quale idea di città devono fare propria nelle urne.