Caserma Piave: Università dei Vecchi Mestieri
Markesing 8
Domenica 26 Maggio 2019
di Gianni Marchesini
L’ ultimo intervento di Markesing, che sarà breve, si occuperà della ex Caserma Piave. Per trattare tale questione prenderò in prestito una domanda, un quesito storico che ha pervaso, senza badare a spese, la maggior parte dei convegni e cioè “quale futuro?”.
Pertanto la domanda che pongo alla vostra attenzione è: Ex Caserma, quale futuro? In molti hanno azzardato suggerimenti, idee, progetti per resuscitare la ex Caserma. È possibile che altri abbiano posto la mia stessa idea, quella che andrò a formulare, ma a me piace e, fatte le dovute considerazioni, ritengo sia un’ottima indicazione, coinvolgente, un’acquisizione che farebbe corpo con la città, un’impresa costruente, di certo un pacchetto non imposto, così la propongo anche se, ad onore del vero, essa non è farina del mio sacco, ma origina da una idea di mia sorella Anna Marchesini la quale, meravigliandomi non poco, un paio d’anni prima di lasciarci, mi disse di aver depositato presso il Comune di Orvieto un progetto per il rilancio della Caserma Piave.
Io desidero sottoporlo all’attenzione della città così come lei lo ha formulato munendolo ulteriormente delle interazioni che potrebbero armonizzarsi con il turismo esperienziale che è il cardine del mio progetto di Markesing per una “città altra e strana”. Riguardo alla ex Caserma, mi soffermo su una piccola riflessione che è quella di suggerire di valutare molto approfonditamente la tipologia dei progetti in campo, alcuni dei quali, seppure inoppugnabili, potrebbero per la loro natura, finire per costruire una città nella città, un monumento insomma, un sistema talmente autosufficiente e chiuso che i suoi abitanti: studenti, ricercatori, operatori quali che siano, non avrebbero alcun interesse né necessità a fondersi con la comunità orvietana.
Il progetto che vado a delineare parte dalla considerazione, non così originale per la verità, che le nuove tecnologie finiranno per togliere manualità ai manufatti e che i mestieri artigianali per i quali è necessaria una rara perizia e nei quali si concentrano i depositi di una antica cultura andranno a scomparire. Da più parti, dal mondo dell’artigianato artistico, giungono richieste per una scuola che insegni gli antichi mestieri la quale assumerebbe una forte legittimazione nella prospettiva che, proprio la loro peculiarità, unicità, con lo sviluppo inesorabile della tecnologia, renderebbe il manufatto artistico assolutamente ricercato in un mercato facoltoso e mondiale dato l’emergere in paesi un tempo sottosviluppati di ceti sempre più benestanti e culturalmente aperti al mondo.
La prospettiva è quella della creazione nella ex Caserma di una Università degli Antichi Mestieri. Una Università con tutti i crismi i cui docenti siano il gota degli artigiani Italiani nelle varie applicazioni e discipline e che raccolga studenti da tutto il mondo. Il grande artigianato italiano avrebbe una rappresentanza prestigiosa in tale scuola di alto livello che garantirebbe la continuità della cultura dell’artigianato artistico e, attraverso di essa, il collegamento con la storia delle nostre comunità oltre che con la storia del mondo occidentale. L’idea è questa che ho formulato. Non c’è molto da aggiungere. Non ho la competenza per definire i particolari e le modalità di esecuzione del progetto.
Mi limito a suggerire di prevedere uno stanziamento perché la città lanci un concorso internazionale di idee per la stesura di un progetto di trasformazione della struttura attuale dell’ex Caserma in un’altra struttura funzionale alla istallazione dell’ Università degli Antichi Mestieri (alloggi, laboratori, aule, luoghi di relax ecc) non prima di aver messa a punto una squadra di persone di diversa e alta professionalità con il compito di attivare un processo non certo di facile attuazione, ma possibile, che miri all’obiettivo della posa in opera dell’Università dopo le dovute analisi di fattibilità. Il comitato dovrebbe, secondo il mio parere, essere presieduto da un uomo che ritengo adattissimo a tale compito che è Toni Concina per le sue capacità promozionali, per le sue relazioni internazionali e, soprattutto, per il suo curriculum.
È inutile dire come di tale Università potrà godere economicamente la città nel suo insieme poiché verrebbero a ricostituirsi i livelli di spesa esistenti al tempo della Caserma delle reclute e, in particolare, ne beneficerebbe il comparto artigianale degli orafi, dei ceramisti, delle trine e dei merletti, del legno ecc..che avranno modo di tessere proficue collaborazioni se non ottenere delle docenze riguardo a specifiche lavorazioni. Inoltre la sinergia con il turismo. Soprattutto con quel turismo del quale abbiamo dibattuto nei sette numeri di Markesing in quanto nuovo motore economico di Orvieto e cioè il Turismo Esperienziale.
Una Università degli Antichi Mestieri è per le sue stesse funzioni una fucina di esperienze, un mondo pieno di fascino tutto da esplorare. Per il turista, all’interno di una tale università è vastissima la gamma dei prodotti esperienziali che potrebbe essere offerta e altrettanto vaste le opportunità di acquisto di manufatti unici ed esclusivi. Arrivare a impiantare ad Orvieto nella ex Caserma una Università degli Antichi Mestieri sarebbe un successo della città tutta, un ottenimento prestigioso in linea con le grandi tradizioni artigianali/artistiche della città, un orgoglio per un’opera prodotta in casa frutto dell’intenzione e della volontà di tutti.