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Home Politica

« Non so’razzista, ma li odio quelli zozzi». Psicoanalisti contro la malattia del razzismo

Redazione by Redazione
5 Aprile 2019
in Politica, Social Post, Archivio notizie
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Commento di Dante Freddi- Sì, vale la pena leggere l’articolo suggerito da Foresi e approfondire ulteriormente. Già qualche tempo fa pubblicai un’intervista a Vittorino Andreoli che sosteneva una simile posizione. Poiché “analizzare” ci mostra un lato di noi che non ci piace e che non ci riconosciamo, il risultato di quell’intervento è stato l’indifferenza o qualche sproloquio su tali studi. Non so se esistano razzisti davvero consapevoli della malattia che li ammorba. Vedo soltanto razzisti che dicono di non essere razzisti o razzisti che ostentano la loro infelice condizione perché è una medaglietta che qualifica la scelta politica fascista. A Roma, in questi giorni, una settantina di Rom stanno facendo uscire dalle brocche un quartiere grande come una città media e questo atteggiamento sostanzia la preoccupazione di tanti psicoanalisti, al di là di qualche sciagurato che riscalda il clima per propaganda politica. Ieri sera un intervistato di Torre Maura ha detto:« Non so’razzista, ma li odio quelli zozzi». Oggi c’è la solita nave di una OnG che attende di far sbarcare una sessantina di migranti salvati dal naufragio. Ricomincerà la solita manfrina, sulla pelle di quei disgraziati, gran parte bambini e donne. Caro Gianluca, non credo che con le parole riusciremo a scuotere qualcuno spingendolo a ragionare o a sentire pietà o a dimostrare carità.  Ma proviamoci.

Posta Gianluca Foresi
Qui posto battute, notizie culturali, informazioni sui miei spettacoli e in tanti vedo che apprezzate, stavolta invece mi piacerebbe davvero tanto che vi prendeste due minuti per leggere questa intervista fino alla fine, ne vale veramente la pena. E se potete CONDIVIDETELA!

TPI: Razzismo e violenza dilaganti. Intervista ad A. Nicoló

The Post Internazionale, 1 aprile 2019

Gli psicoanalisti d’Italia scrivono a Mattarella, le motivazioni a TPI: “Razzismo e violenza dilaganti” intervista ad Anna Nicolò

The Post Internazionale,
Intervista di Laura Tomasetta ad Anna Maria Nicolò

INTRODUZIONE “La violenza sta prendendo piede in modo silenzioso, sotterraneo…” Con queste parole Anna Maria Nicolò, nell’intervista di Lara Tomasetta, spiega le motivazioni che hanno spinto oltre 600 psicoanalisti a sottoscrivere l’appello del Presidente della Repubblica. Il costante contatto con la sofferenza psichica delle persone ha spinto gli psicoanalisti a denunciare la pericolosità di atteggiamenti volti ad alimentare paure e ostilità minando  la  solidarietà e l’integrazione psichica e sociale tra le persone. (Maria Antoncecchi)

Anna Maria Nicolò, neuropsichiatra infantile, membro ordinario AFT della SPI,Presidente della Società Psicoanalitica Italiana

Lara Tomasetta, Giornalista pubblicista

The Post Internazionale,

1 aprile 2019

 “Razzismo e violenza dilaganti” intervista ad Anna Maria Nicolò

Intervista di Laura Tomasetta ad Anna Maria Nicolò

“Ognuno di noi ha dentro di sé delle parti che sono sconosciute e aliene. E noi costantemente lavoriamo su questi aspetti ed è chiaro  perciò che lo straniero fuori di noi ci colpisce allo stesso modo, come ci colpisce il dolore di queste persone”.

Con queste belle parole la presidente della Società Psicoanalitica Italiana,  Anna Maria Nicolò, spiega a TPI quale sia il sentimento che ha animato la lettera che oltre 600 psicoanalisti hanno sottoscritto e inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per risvegliare l’opinione pubblica sul “razzismo crescente che sfocia in atti di cui una nazione civile dovrebbe vergognarsi”.

Un accorato appello al Presidente sui “fenomeni più o meno striscianti o palesi di razzismo e di disumanizzazione”.

Come si legge nella lettera, “Siamo sensibili per formazione professionale e cerchiamo di tenere a mente l’insegnamento della storia, anche perché nel periodo delle leggi razziali, la psicoanalisi fu vietata e molti colleghi di allora, perché ebrei, furono costretti a emigrare.

È proprio quest’esperienza quotidiana di contatto con il disagio psichico profondo e con la sofferenza legata a traumi, sradicamento e lutto migratorio che ci spinge a scrivere e ad assumere una posizione critica, ritenendo che non si possa tacere sulle complesse e gravi condizioni in cui versano i migranti in Italia”.

“Il nostro lavoro”, spiega la presidente “si basa sul modulare il dolore e trasformarlo in una ricchezza, una risorsa. Se il dolore diventa una risorsa ecco che invece di essere un dolore che amputa, diventa un dolore che ci fa crescere ed  apre la nostra mente, “.

La lettera nasce anche per una doverosa presa di coscienza: “C’è un aumento della violenza nella nostra società che va studiato, che va capito, che va superato. C’è un aumento di violenza sulle donne, ad esempio. Prima le donne combattevano per i loro diritti, ora non combattono più”, spiega la Nicolò.

E’ importante perciò riattivare la capacità analitica, per superare questo momento in cui l’agire prende il sopravvento su tutto.

“È una riflessione valida per tutti gli psicanalisti ma anche per le persone. La caratteristica dell’uomo è pensare intorno, siamo uomini perché pensiamo, perché sentiamo e ci mettiamo in contatto con le nostre emozioni che danno origine al pensiero se non le tagliamo via. Pensare è qualcosa che va contro la violenza, contro l’imposizione tirannica. È nella natura dello psicoanalista stimolare il lavoro mentale in questa direzione “, afferma la presidente Nicolò.

“È in atto un diffuso, impressionante processo di disumanizzazione. Noi analisti siamo sempre attenti quando vediamo negli individui, nei piccoli e nei grandi gruppi, fenomeni più o meno striscianti o palesi di razzismo e di disumanizzazione. Siamo sensibili per formazione professionale e cerchiamo di tenere a mente l’insegnamento della storia, anche perché nel periodo delle leggi razziali, la psicoanalisi fu vietata e molti colleghi di allora, perché ebrei, furono costretti a emigrare”, si legge nella lettera.

“È un discorso complesso, di natura politica, sociale, economica e culturale. Ma ciò che conta è che si capisce come in questo momento gli italiani siano spaventati. Spaventati dalle persone “diverse” che incontriamo per le strade e che immaginiamo come assassini, stupratori”.

“Viviamo un’epoca violenta, molto violenta, lo vediamo nei femminicidi, nella violenza sulle donne, nella ripresa della violenza per delitto d’onore. Ogni settimana c’è una donna che viene uccisa. C’è una regressione della nostra società su questi aspetti, come regressione c’è sull’emersione della violenza a più livelli, il bullismo è diventato epidemico, sulla rete il cyber bullismo è terribile, di fatto  spinge le persone più fragili al suicidio”.

Come spiega la presidente, “C’è una non consapevolezza, molte persone non si rendono conto di quanto accade intorno a loro, ma quando si scontrano con la realtà le cose cambiano”. Lo sanno bene gli psicoanalisti della SPI che ogni giorno offrono assistenza a prezzi contenuti nei loro centri clinici  ” di recente costituzione ,per venire incontro alle esigenze di tutti”.

La presidente Nicolò conclude con una importante riflessione: “La violenza sta prendendo piede in modo silenzioso, sotterraneo: questa è la vera violenza, l’inapparenza di questa trasformazione, la sotterraneità”.

 

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