di Giulia Ruina
Ho sempre pensato che la politica è capire i bisogni degli altri. E la qualità migliore di un politico è e sarà sempre l’ascolto. Un sindaco non deve restare chiuso in municipio, ma scendere in strada, attraversare il mercato e parlare con la gente in piazza, per capire cosa può fare per rendere quella giornata un po’ migliore. E siccome ritengo che il Sindaco Sauro Basili abbia fatto dell’ascoltare la gente il suo mestiere, ho deciso di dargli il mio appoggio e di mettermi al servizio della comunità, accettando la proposta di presentarmi come consigliera alle elezioni Comunali del mio paese con la lista civica “Trasparenza e Partecipazione per Allerona”.
Ma credo anche sia imprescindibile che per portare avanti un qualsiasi progetto politico ci sia bisogno dell’altro, degli altri, con cui confrontarsi e perché no anche scontrarsi, solo così si potranno raggiungere dei traguardi più o meno condivisi e condivisibili. Mi riferisco ai quei cittadini e cittadine che decideranno di dare il loro contributo concreto di partecipazione attiva alla politica del nostro piccolo paese, ma anche a quell’opposizione, che, ormai è quasi certo, non si è formata e non si presenterà. La sensazione è un po’ straniante e mi viene in mente la storia dei due emigrati, due contadini, che traversarono l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime, e il piroscafo oscillava. E allora questo contadino impaurito domandava a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?” e questo dice “Se continua questo mare, tra mezz’ora il bastimento affonda”. Allora lui corre nella stiva a svegliare il compagno, e dice “Beppe!Beppe!Beppe!” “Che c’è?” “Se continua questo mare tra mezz’ora il bastimento affonda”. Quello dice: “Che me ne importa? Non è mica mio!”.
Questa storiella è stata raccontata da Piero Calamandrei in occasione del suo Discorso sulla Costituzione, tenuto il 26 Gennaio 1955, per spiegare quanto sia sbagliato l’indifferentismo alla politica. Calamandrei sostiene che l’impegno politico è necessario per vigilare sulla libertà, dice che la libertà è come l’aria, “ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentita per venti anni e che io auguro a voi […] di non sentire mai e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia in quanto vi auguro di riuscire a creare, voi, le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica”. Mi piace ricordare queste parole a un mese dalle elezioni perché abbiamo tutti una responsabilità, “una sorte comune che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento”.
E oggi, giorno di Liberazione, queste parole risuonano con maggior forza, come inno alla libertà, la libertà di un popolo che ha combattuto per i diritti civili e politici, che per venti anni erano stati soppressi. Anche il nostro parroco Don Eugenio Campini, nell’omelia di oggi, facendo riferimento alle letture odierne, ci invita a vedere nell’altro non un “fantasma”, ma la possibilità per un incontro differente che possa esprimersi in una maturità umana che deve attingere dall’umanesimo la propria forza costruttiva di futuro. Il dare speranza al futuro è dare spazio umano; e ciò avviene in un coinvolgimento reale, e non virtuale. Solo noi possiamo disporre delle nostre sorti. Ognuno di noi nel mondo non è solo, ma siamo parte di un tutto, di un tutto nei limiti del nostro paese, dell’Italia e nel mondo.