di Franco Raimondo Barbabella
Carissimi amici,
proponete di continuare il dialogo pubblicamente ed eccomi qua per la parte che mi spetta. Sono senz’altro disponibile a confrontarmi con voi su ciò che vi sta a cuore, sia la prospettiva politica che quella programmatica e di metodo. Mi pare di poter dire, conoscendovi abbastanza, che il senso del vostro e del nostro partecipare alla prossima competizione amministrativa per il rinnovo dell’amministrazione civica tocca corde armoniche sia per lo strumento, le regole democratiche, sia per la chiave di accordo, la prevalenza del bene comune.
Siamo al tornante di svolta, lo sapete voi e lo sappiamo noi della lista civica, quella vera. Ad Orvieto i colori si sono spenti, dobbiamo riaccenderli. Riproporre i vecchi schemi non è solo inadeguato, è dannoso. Inseguire le logiche di potere, sia che siano di continuità sia che siano di sostituzione, è fare il contrario del bene comune. Il cambiamento non può essere uno slogan che cattura una diecina di voti.
Siamo al tornante di una svolta, perciò il cambiamento deve essere sostanziale: di idee, di metodi, di voglia e capacità di governo. Noi abbiamo proposto uno schema di ragionamento sostanzioso e forte, voi avete proposto uno schema di programma ambizioso. Confrontiamoci sul serio dunque. Ma al di là di questo c’è da fare un scelta di fondo: si vuole cambiare sul serio? Se si, bisogna rompere le vecchie, consunte, logiche di potere e ridare speranza alla città.
Si, speranza, perché una comunità che non ha speranza non sa costruire il proprio futuro. Solidarietà umana e sociale, ascolto, collaborazione, valorizzazione delle esperienze e delle competenze, ricerca delle sinergie, fare sistema, ecco ciò che la città attende. Ritrovare le ragioni di un forte ruolo territoriale, favorire tutte le iniziative che possono creare lavoro, rendere attrattiva una città che rischia di scivolare sotto i 20000 abitanti e subire l’onta e il danno della declassificazione, ecco gli aspetti dirimenti di una nuova classe dirigente consapevole della propria missione.
Dialogo? Aperti, eccoci.