Per alcune categorie di imprese – quelle con i consumi più elevati – sarà una vera mazzata, con aumenti fino al 40%, ma in generale per tutte le imprese della provincia di Terni si prospetta un aggravio economico molto pesante in seguito alla decisione dell’azienda S.I.I.- Sistema Idrico Integrato di aumentare le tariffe dell’acqua, per di più con effetto retroattivo dal 2018. La decisione è conseguente a una delibera dell’AURI – Autorità Umbra per i Rifiuti e l’Idrico, e legata al piano finanziario e di investimenti della stessa S.I.I.
Confcommercio Umbria, nettamente contraria a questa decisione, si è subito attivata attraverso i Mandamenti di Terni e Orvieto e Federalberghi della provincia di Terni, i cui vertici hanno incontrato la S.I.I. per chiedere un passo indietro rispetto a ad una decisione che penalizza ulteriormente e gravemente il tessuto imprenditoriale, già fortemente provato da anni di difficoltà economica e di crisi dei consumi.
Passo indietro chiesto a monte all’AURI, perché valuti con attenzione gli effetti di una scelta che non può essere assunta secondo un mera logica aziendalista e introduca correttivi immediati. E’ previsto infatti che gli aumenti scattino già dalla bolletta di marzo. L’organizzazione sollecita anche l’intervento del presidente della Giunta Regionale Catiuscia Marini, perché la decisione di questo aumento, per le sue ricadute, ha una valenza non meramente tecnica, ma politica.
“Si è arrivati a questa decisione, messa in cantiere da mesi – commenta Stefano Lupi, presidente del Mandamento Confcommercio Terni – senza nessun confronto preventivo con le associazioni di rappresentanza delle imprese, quindi senza una valutazione delle pesanti ricadute negative sul tessuto economico. Apprezziamo la disponibilità della S.I.I. ad incontrarci, e abbiamo chiesto all’azienda di sostenere la nostra richiesta all’AURI perché riveda la delibera in base alla quale è stato disposto l’aumento. I piani finanziari si possono e si debbono modificare, e gli investimenti, sia pure necessari, si possono dilazionare nel tempo per renderli economicamente più sostenibili”.
Sulle conseguenze dell’aumento per le aziende, particolarmente pesanti i grandi utilizzatori, pone l’accento il presidente del Mandamento Confcommercio Orvieto Giuseppe Santi: “Le imprese che consumano di più – in base alle simulazioni da noi fatte – con l’applicazione delle nuove tariffe si troveranno in bolletta anche aumenti di 10.000 euro! Il gestore infatti ha deciso di togliere il criterio del cosiddetto “volume impegnato”, che serviva a calmierare le spese dei grandi utilizzatori, quindi si va subito in eccedenza, con un aumento incontrollato dei costi e senza certezza della tariffa applicata. Per le imprese l’acqua è un fattore di produzione, l’aumento del consumo non si può certo considerare uno spreco, perché indice di una maggiore attività, con ricadute positive generalizzate”. Gli fa eco il presidente della Federalberghi della provincia di Terni Stefano Martucci, che dà voce alle istanze delle strutture alberghiere: “Non si può accettare una logica di aumento tout court, tanto più in un momento in cui l’eccesso di offerta sul territorio, la crisi del mercato e soprattutto il fenomeno diffuso dell’abusivismo costringono gli albergatori a vendere le camere, in bassa stagione, a prezzi ridicoli. Non solo: chi lavora con i gruppi, ha chiuso i contratti a novembre, per cui non è minimamente possibile rivalersi, e l’aggravio economico è tutto a carico dell’impresa”.
Altro elemento di preoccupazione è l’effetto domino provocato dall’aumento: “A molti alberghi – spiega ancora Martucci – le lavanderie hanno già preannunciato un aumento del costo del loro servizio, quindi l’incremento delle tariffe idriche viene scontato sia direttamente che indirettamente. Come conciliamo questa costante e pesante penalizzazione delle imprese turistiche – conclude l’imprenditore orvietano – con l’affermazione che proprio nel turismo il nostro territorio abbia il suo punto di forza?!” Confcommercio punta il dito anche sulla retroattività degli aumenti al 2018, riservandosi di verificarne la legittimità, e resta in attesa di un segnale concreto di dialogo su una vicenda che per le imprese, di tutti i settori, è prioritaria.