di Antonello Romano
Stiamo vivendo in un momento storico caratterizzato da grandi incertezze, da crescenti timori e segnato da una patologica nostalgia del passato, da una crescente delusione del presente e da una cronica sfiducia nel futuro, nostro e dei nostri figli. A volte sembra di vivere come fossimo appesi nel vuoto, sostenuti da una fragile corda sfilacciata e stiamo immobili per paura di cadere, in attesa che qualcuno o qualcosa ci vengano in aiuto, mentre sotto di noi scorrono acque torbide e impetuose di un fiume in piena.
Viviamo la quotidianità assistendo passivi e inermi a esempi di grandi sofferenze, grandi solitudini, grandi assenze, gravi dimenticanze e inammissibili omissioni. Assistiamo increduli a troppi lutti evitabili, a inaudite violenze di genere e volenti o nolenti siamo spesso al centro di sterili polemiche da parte di soggetti saccenti e prepotenti, che danno di tutto e di tutti e che sono convinti di conoscere tutti i “perché della vita”. Viviamo in compagnia di grandi che sembrano piccoli e di piccoli che sembrano grandi, di grandi uomini e di piccoli uomini, di uomini e di “ominicchi”. Ascoltiamo, volenti o nolenti, parole intrise di ovvietà utilizzate per esprimere altrettanti concetti banali che ci vengono presentati con l’enfasi con cui si annunciano le grandi scoperte che hanno cambiato il mondo. Siamo storditi da troppe promesse e siamo delusi da troppe bugie.
In questa moderna Torre di Babele, viviamo gli uni accanto agli altri, calpestandoci spesso i piedi a vicenda e litigandoci anche il più piccolo spazio vitale, ma non c’è spazio per i nuovi arrivati quindi non possiamo più attendere. Dobbiamo fare qualcosa, uscire allo scoperto, per agire e rimettere ogni cosa al proprio posto, dobbiamo tornare a guardare il futuro con ottimismo, consapevoli che il mondo cambia in modo repentino, si rinnova e soprattutto si innova sempre più in fretta e occorre aggiustare il nostro passo e stargli dietro per raccogliere i frutti buoni e individuare e buttare via quelli marci.
Dobbiamo sforzarci di essere esempi virtuosi per le future e nuove generazioni e dobbiamo vigilare per fare in modo che il Kaos non prenda il sopravvento, favorendo solo coloro che millantano una credibilità che i fatti smentiscono puntualmente, spianando la strada a coloro che, mai come ora, sguazzano bene nel torbido, che non esitano a sporcarsi le mani pur di soddisfare unicamente il proprio io egocentrico e gli interessi personali, a discapito del bene comune, incuranti dei propri doveri, ignoranti dei quei diritti fondamentali che sono alla base del vivere civile e che essi non esitano a calpestare pur di raggiungere i loro scopi perversi.
Basta indugiare e basta stare a guardare; basta credere che “va bene così” anche se non ci piace, ma ci spaventa ammetterlo con noi stessi e pubblicamente;basta avere il timore di andare controcorrente; basta vergognarsi e avere paura di accettare temere di accettare le nostre e le altrui diversità; basta mordersi la lingua per evitare di parlare e basta dire che “è tutto ok”, quando, invece, ci sentiamo come stesi sotto un treno di difficoltà; basta non voler ammettere le proprie debolezze e i propri difetti; soprattutto basta piangersi addosso inutilmente e recriminare lamentosi sul passato e sul presente. E’ tempo di agire, di mettersi in gioco, di cambiare, quanto meno di provarci e qualora servisse, di ricordarsi che la vita è un dono straordinario che va vissuta e non subita e al tempo stesso essere consapevoli della sua fragilità e della sua universale caducità. Non è facile, ma dobbiamo provarci e se può essere utile scomodiamo i nostri avi dell’antichità e ricordiamo le parole che erano soliti pronunciare i centurioni alle truppe prima della battaglia: “per omnia asperrima, sufficit animu” , attraverso qualsiasi difficoltà è sufficiente il coraggio! E per cambiare le cose, di coraggio,oggi, cari amici, ne serve molto. Buona primavera a tutti.