ORVIETO – E’ stata ricca di spunti di riflessione la tavola rotonda su Rifiuti e cambiamento climatico. Quali misure per rispondere all’appello di Greta che si è svolta presso la Sala Consiliare per iniziativa dell’Amministrazione Comunale, alla quale sono intervenuti, oltre al Sindaco, Giuseppe Germani, Roberto Cavallo Vice Presidente del Comitato Nazionale Prevenzione Rifiuti, Sandro Costantini Dirigente del Servizio Energia, Qualità Ambientale e Rifiuti della Regione Umbria, Giuseppe Rossi Direttore dell’AURI, Fabio Mariottini Responsabile Comunicazione e Ufficio stampa di ARPA Umbria, Marco Agnoloni di Legambiente, Michele Cenci, Responsabile della Sezione Rifiuti e Risorse Energetiche della Regione.
Il dibattito, moderato dal giornalista Giorgio Santelli, ha toccato vari temi: dalla mancanza di attivismo nella difesa dell’ambiente nel nostro Paese, alla scarsa percezione del pericolo reale a causa del cambiamento climatico e quindi alla insufficiente cultura della prevenzione ambientale; dai limiti di un PRR che permetta ad una regione piccola come l’Umbria di non pensare all’ipotesi emergenziale, alla complessità di realizzare un coordinamento e decisioni congiunte tra vari soggetti in materia di politiche attive per l’ambiente, fino al ruolo della comunicazione ambientale. Di seguito gli interventi del Sindaco, del Direttore dell’AURI e del Prof. Roberto Cavallo.
“Abbiamo voluto fortemente questo appuntamento – ha sottolineato il Sindaco, Giuseppe Germani – perché l’argomento ci riguarda molto da vicino, ad Orvieto e in Umbria. Anche in coincidenza della fine del mandato, riteniamo che sia doveroso fare il punto di quello che è stato fatto sino ad oggi, per capire da dove partiamo e dove stiamo andando alla luce del cambiamento climatico e quale è l’incidenza che la non gestione e la gestione poco manageriale dei rifiuti comporta sull’ambiente. Negli ultimi cinque anni in Umbria è emerso chiaramente che non c’era una coscienza vera e che il frazionamento delle varie gestioni secondo logiche di campanile, non teneva conto di economie di scala.
Ora però si è arrivati alla definizione ed istituzione dell’AURI in cui 92 i Comuni della regione sono costretti a ragionare insieme per trovare delle alternative ad un sistema che entro pochi anni non sarà più in equilibrio. Come amministratori pubblici e con la Regione come parte tecnica, ci poniamo il problema di quali soluzioni dare per rendere residuale il ricorso alle discariche. Temi che, indipendentemente degli esiti delle tornate elettorali, dovranno essere affrontati con soluzioni reali.
In passato l’unico sistema di smaltimento era la discarica, oggi la Raccolta Differenziata dal 20%, grazie all’attivazione del sistema ‘Porta a Porta’ spinto in tutta l’Umbria, ha portato la percentuale al 70% con punte di eccellenza nel ternano.
In questi cinque anni si è creata la consapevolezza che la Discarica è un sistema residuale. Ad Orvieto, l’Amministrazione sostenuta da tutto il Consiglio Comunale, ha sempre detto di NO agli ampliamenti dell’impianto secondo una visione di salvaguardia ambientale. Il risultato è che, con delibera del Consiglio di Stato, l’ipotesi del 3° calanco è stata definitivamente sfumata; il Comune mantiene, inoltre, una posizione chiara di opposizione anche sull’ampliamento del 2° calanco. In questi anni è stata evidenziata a tutti l’esigenza di creare le condizioni per una nuova impiantistica per trattare i materiali che arrivano dalla RD e per trattare il 30% residuale della differenziata presso impianti realizzati al tale scopo con l’obiettivo di ridurre ulteriormente questa quantità”.
“Nel nostro territorio abbiamo una discarica – ha proseguito il Sindaco – quindi, guardando agli obiettivi di medio-lungo termine in ambito territoriale e regionale, dobbiamo capire come muoverci per realizzare nuova impiantistica rispondente ai principi dell’economia circolare. Vanno in questa direzione le osservazioni al Piano Regionale dei Rifiuti presentate in sede AURI, grazie anche al lavoro fatto dal Prof. Roberto Cavallo ed inviate alcuni mesi fa alla Regione dell’Umbria allo scopo di modificare il PRR ormai datato. L’intervento del Prof. Cavallo va nella direzione del’economia circolare, ed il prossimo futuro ci dovrà vedere tutti impegnati come cittadini nel produrre rifiuti al minimo con azioni mirate. Per un pianeta ecosostenibile servono azioni concrete e non le parole per questo il nostro Comune aderisce al Manifesto di Greta Thunberg per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico, che deve essere sostanziato con i fatti; e con queste convincimento aderisce allo Sciopero Mondiale per il Futuro del 15 marzo prossimo. Il messaggio che i Comuni mandano alla Regione e al Governo centrale è chiaro: le comunità locali vogliono che sulla materia dell’ambiente e dei rifiuti si faccia di più e presto. Non possiamo permetterci di lasciare ai nostri figli un pianeta al collasso ecologico”.
“Rispetto al Piano Regionale dei Rifiuti sono ottimista – ha detto Giuseppe Rossi Direttore dell’AURI – certamente c’è bisogno di modificare un piano concepito nel 2009, ma con il preliminare d’ambito abbiamo inserito la provocazione dell’economia circolare. Con la Raccolta Differenziata mediante il Porta a Porta spinto siamo arrivati al 75%. Dunque si sono create le basi. Il problema è superare i campanilismi e mettere a sistema l’impiantistica. Il modello Ati4 va esportato in tutti gli altri ambiti, va messa a sistema l’impiantistica del trattamento e tutti gli altri aspetti che diminuiscono il carico sulla nostra impiantistica. Lo scopo è lavorare sulla prevenzione e sulla chiusura del ciclo. Il lavoro che dovrà sfociare nel piano d’ambito regionale è aperto a varie soluzioni. Non abbiamo una soluzione di sistema in tasca, ma è fondamentale andare a ricercare le soluzioni sostenibili non solo ambientalmente ma anche politicamente, cioè non contro i cittadini ma dalla parte dei cittadini dei territori. Orvieto è un importante polo impiantistico regionale di proprietà privata (nella pianificazione occorre tenere), in tutta la regione ci sono 10 siti e riteniamo che debbano diminuire e ottimizzarsi tra di loro. Sono luoghi importanti e anche nell’ipotesi del ‘zero rifiuti’, hanno ancora un senso”.
“C’è un tema di economia che non tiene conto della prevenzione. L’emissione di CO2 da parte dei rifiuti impatta in modo importante nell’atmosfera – ha affermato il Prof. Roberto Cavallo – emissioni che, se fossero prevenute ed evitate prima ancora che vengano consumate, il contributo economico superebbe il 50%. Ciò significa che nella scala del risparmio per la riparazione del danno le risorse disponibili da investire nella prevenzione dei rifiuti aumenterebbero di sette volte. Ne consegue che il passaggio all’economia circolare è fondamentale. Una altro tema importante è sicuramente quello della comunicazione e quello culturale. Posto che il servizio pubblico di fatto ha chiuso tutte le trasmissioni sull’ambiente, oggi la tendenza è quella di far vedere solo in nero e questo non aiuta i cittadini verso il cambiamento.
Siamo abituati ad una comunicazione di inchiesta e di denuncia, ma questa è solo una parte, perché non viene mai raccontata una buona pratica, il che significa creare una platea che, quando sente una buona notizia, non ci crede. Chi si occupa di informazione e comunicazione ambientale tende a usare codici comunicativi che non arrivano. E’ un problema di narrazione. Sociologicamente tendiamo a protestare contro qualcosa quindi dobbiamo pensare a un nemico. In realtà il vero nemico è culturale e sta in chi pensa che la sua azione non serva a nulla a prescindere. Non è così. Credo nell’ottimismo della ragione e quindi ritengo che si debbano dare segni di speranza dando valore ad ogni piccolo gesto che invece serve.
Quanto agli scenari futuri, è vero che in materia di politiche attive è complicato mettere tutti i soggetti attorno ad un tavolo e assumere decisioni congiunte (sarebbe sbagliato pensare il contrario), ma va fatto su i seguenti temi:
1) la questione temporale che è duplice, immediata e di prospettiva dal momento che sono aspetti collegati;
2) nell’economia circolare ci vuole il miglioramento delle competenze, per pianificare nuove soluzioni non servono solo i tecnici del territorio ma altre competenze (sociologi, psicologi, antropologi ed esempio);
3) c’è una questione di marketing ambientale;
4) c’è il grande tema di ricostruire la nostra credibilità pubblica”.
Fonte: Ufficio stampa Comune di Orvieto