di Valentino Saccà
ORVIETO – Nell’attuale panorama politico termini come “reduce” e soprattutto “profugo” hanno perduto il proprio valore originario, ecco che allora ci viene in soccorso la letteratura classica per farci riscoprire il valore culturale e soprattutto cultuale di questi termini.
Presso Palazzo Coelli di Orvieto, nel tardo pomeriggio di venerdì 1 marzo, si è tenuta una conferenza ISAO proprio su questo tema: Reduci e profughi: il viaggio degli eroi nella letteratura classica, a cura della dottoressa Cristina Bolla, storica delle letterature classiche.
Ha introdotto l’incontro l’architetto Alberto Satolli, mentre il professor Paolo Montini ha presentato delle letture tratte da Melville, Omero, Virgilio e Rilke.
La dottoressa Bolla è partita dal concetto di mare che per gli antichi era un ponte per creare un percorso verso l’altro non un ostacolo. Il mare come simbolo del viaggio e della scoperta che può portare in due direzioni opposte, un percorso verso l’altro oppure un viaggio alla ricerca di sé, come avvenne per Ulisse.
“Perché reduci e profughi – ci ricorda la dottoressa Bolla – nell’antichità erano visti attraverso un alone di eroismo e due sono le figure che meglio li rappresentano, quella di Ulisse (il reduce) e quella di Enea (il profugo)“. Tra una lettura e una riflessione nel proseguo della seduta sono stati esposti anche gli elementi principali che attraversano queste figure. Il nostos ovvero la nostalgia di casa, la resilienza come capacità di assorbire un dramma, rielaborarlo e superarlo tramite il logos, cioè la ragione(ancora Ulisse).
La tensione verso la conoscenza che riguarda tutte le grandi letterature su Ulisse, di Dante resta l’esempio più noto. “Anche la presa di coscienza delle leggi dei morti – ha sottolineato la dottoressa – è tipica del reduce e del profugo nell’età classica, ovvero lasciar andare i propri cari verso l’Ade, e basterebbe citare a proposito il sogno di Achille in cui gli appare Patroclo e l’incontro tra Ulisse e Anticlea nell’Ade”.