Commento di Dante Freddi- L’intervento di Massimo Gnagnarini, che sta avendo centinaia di lettori in poche ore, centra con lucidità la questione elettorale orvietana. Il PD allo sfascio, dopo cinque anni di opposizione all’Amministrazione comunale di centrosinistra, preferisce avere qualche consigliere per segnare il territorio anziché tentare di vincere, perché l’interesse è quello di perpetrare il sistema che soltanto Germani ha saputo interrompere. La costruzione gnagnariniana della storia recente è controllabile, l’abbiamo osservata tutti, è vera, l’ex assessore l’ha vissuta da vicino in quei tre anni di impostazione del nuovo metodo di governo della città e sulla questione ci ha rimesso le penne. La vendetta del villano, avrebbe detto il rimpianto Pier Luigi Leoni, che ha scritto la prefazione del libro “La bolla- Il caso Orvieto”, scritto da Gnagnarini nel 2017.
A questo sistema politico in putrefazione si assommano le ambizioni del nuovo segretario regionale, l’ex deputato Bocci, che sta sacrificando il partito ad altre logiche, alle regionali del prossimo anno sostengono alcuni, soprattutto alla sua candidatura dicono gli analisti più intraprendenti. Sulle macerie si costruisce però con difficoltà e in pochi mesi, lamentano nel PD, il nuovo capo ha raso al suolo buona parte del partito in tutta l’Umbria, che neanche il segretario orvietano ci sarebbe riuscito. Il prossimo anno sarà difficile raccogliere frutti su un terreno bruciato. A Orvieto Bocci conta su amici di vecchia data, gente di quella parte della Margherita ex democristiana che non si è amalgamata nel PD e ha vissuto sempre in rivoli carsici pronti a emergere per difendere il gruppo. Per Orvieto è meglio come si sta mettendo, perché un civismo fuori dai partiti può continuare a far crescere la città. Credo sia meglio anche per Germani, che almeno deve rendere conto soltanto agli orvietani e non a interessi politici che frenano, condizionano, producono danni.
Posta Massimo Gnagnarini
IL FILO ROSSO CONTRO GERMANI
di Massimo Gnagnarini.
Quelli del PD non hanno ancora compreso che a Orvieto, finora, non hanno fatto la stessa fine come a Perugia e a Terni solo grazie a un’ intuizione di Germani che, cinque anni fa, si inventò un modello di coalizione andato ben oltre il recinto del csx puntando decisamente sulle competenze civiche e rompendo così la tradizionale vocazione a guida partitica.
Oggi l’accanimento con il quale una parte di questo partito sta avversando la ricandidatura del Sindaco di Orvieto non è certo riconducibile a un banale dissidio caratteriale tra il sindaco e il segretario di quel partito.
La vera posta in gioco è il tentativo di riaffermare il primato di quel partito sugli affari cittadini e la riconquista, da parte dei suoi gruppi e sottogruppi interni, del pieno controllo di quel che per molti anni è stato il Sistema Orvieto.(*)
Un controllo sugli affari comunali che una parte del PD non aveva mai abbandonato e che anzi aveva continuato ad esercitare anche durante la parentesi dell’Amministrazione Concina di cdx a vice-guida Roberta Tardani allorché, fornendo il necessario sostegno numerico a quella maggioranza in consiglio comunale, si ottenne di proseguire tranquillamente con l’ampliamento della discarica de Le Crete nel 2011, con la proroga dei contratti omnia e degli incarichi a favore dell’arcipelago delle cooperative senza indire alcuna gara pubblica… solo per citarne alcune.
Se riescono a far fuori Germani tutto torna com’era e il PD seppur perdente alle prossime elezioni comunali con un suo candidato di bandiera, può sempre confidare in una più agevole interlocuzione con Lega e cdx piuttosto che sottostare ancora per cinque anni a quell’assurdità praticata dal sindaco uscente di distinguere e tenere ben separati gli affari istituzionali della sua Amministrazione da quelli politici in capo alla metà dei trecento iscritti al suo partito.
(*) Chi desidera approfondire l’argomento può acquistare in libreria il mio libro “ LA BOLLA – Il caso Orvieto “ edito da Intermedia.