Commento di Dante Freddi- Stamattina è stato presentato il Bollettino sulla situazione economica e sociale dell’Area orvietana. Ne scaturisce un fotografia della nostra comunità che dovrà servire per pensare, decidere e intervenire. Ovviamente le azioni non riguardano soltanto le amministrazioni locali, che hanno soprattutto possibilità di indirizzo e sollecitazione, ma ciascuno di noi. Per agire come soggetti economici o culturali o politici è necessario conoscere e fortunatamente membri del Centro Studi e Comune di Orvieto hanno rieditato questo prezioso strumento dopo anni dal suo abbandono, ritenuto dalla Giunta di destra una spesa superflua. Dobbiamo ringraziare tutti i soggetti coinvolti nella confezione, perché hanno lavorato gratuitamente, per dedizione al Centro e alla nostra comunità.
La fotografia dell’area orvietana è sostanzialmente opaca: diminuisce la popolazione, sempre più vecchia, (la notizia apparsa su un giornale secondo cui c’è un aumento di migranti è una bufala scoperta stamattina dalla dottoressa Ripalvella) il lavoro è poco ma stabile, la disoccupazione è alta, tanti soldi nelle banche, con un aumento nel 2017 del 50%, circa 220 milioni in più rispetto all’anno precedente. Di contro gli impieghi bancari diminuiscono in due anni del 9%, , per poca richiesta, difficoltà di accesso al credito, economia debole, costituita da microimprese.
Il 50% della ricchezza è derivante dal turismo e dalle attività correlate. Si continuerà a dire che c’è un turismo mordi e fuggi, come si dice da cinquant’anni, senza osservare la questione da altri punti di vista e tentare quindi altre possibili opportunità di aumento della ricchezza che proviene da questo comparto. I dati sono molti, tutti importanti e utili.
In questo commento voglio tirarne fuori uno molto preoccupante, tristissimo, nuovo e inaspettato: nella nostra comunità ci stiamo rovinando con il gioco d’azzardo. Nell’area interna comprendente 20 comini la raccolta da gioco d’azzardo è 53milioni, di questi circa 39 ritornano come vincite, quasi 7milioni vanno ai gestori o esercenti degli strumenti di gioco, 7milioni e mezzo sono bruciati in tasse. L’elaborazione di questi dati con i moltiplicatori utilizzati dagli statistici comporta che « il flusso finanziario in uscita dal circuito orvietano e dell’ordine di 15,5milioni e questo implica un minor reddito a Orvieto di oltre 40milioni». Più macchinette ci sono in bar ed esercizi e più si gioca. A Orvieto si giocano 800 euro a testa, il doppio del dato nazionale. L’assessore Croce ci comunica che sta preparando un regolamento da portare in Consiglio comunale. Certamente c’è molto da fare per proteggerci e curarci da questo fenomeno che brucia ricchezza e felicità.
Posta Centro Studi “Città di Orvieto”
I risultati delle analisi contenute nel Bollettino sulla situazione Economica e Sociale dell’Area Orvietana – Anno 2018
La presentazione questa mattina presso il Centro Studi “Città di Orvieto”COMUNICATO STAMPA n. 194/19 G.M. del 23.03.19 Presentato il volume 2018 del Bollettino sulla situazione Economica e Sociale dell’Area Orvietana• La ricerca si è concentrata su: dinamiche della popolazione, invecchiamento e spesa sociale; occupati e disoccupati nei sistemi locali del lavoro; redditi; mercato del credito; imprese e contratti di rete; turismo; fenomeno del gioco d’azzardo nell’Area Interna “Sud Ovest Orvietano”; criticità e rischi idrogeologici del territorio; sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani (ON/AF) – ORVIETO – Presso l’Aula Magna della Fondazione per il Centro Studi “Città di Orvieto” è stato presentato, questa mattina, il volume 2018 del “Bollettino sulla situazione economica e sociale dell’Area Orvietana” realizzato a cura del Comune di Orvieto e della Fondazione CSCO che, come è noto, dal 2016 hanno rilanciato l’iniziativa quale strumento di studio, raccolta ed analisi di dati ed indicatori utili a descrivere la situazione socio-economica e le sue principali dinamiche in un ambito territoriale di riferimento che si è esteso dai tredici comuni del vecchio Comprensorio ai venti dell’Area Interna “Sud Ovest Orvietano”, da Città della Pieve a Penna in Teverina. Dopo le analisi condotte nel “Bollettino 2017” su temi di grande rilevanza socio-economica (il profilo di salute della popolazione, gli interventi e servizi sociali, la fruizione dei beni culturali, la significativa presenza delle aziende del settore ICT – Information Communication Technologies sul territorio orvietano, e quella sui bilanci consuntivi e della situazione finanziaria dei Comuni umbri), il numero del 2018 indaga temi altrettanto significativi quali le dinamiche della popolazione, invecchiamento e spesa sociale; occupati e disoccupati nei sistemi locali del lavoro; iredditi; il mercato del credito; leimprese ed i contratti di rete; il turismo; ilfenomeno del gioco d’azzardo nell’Area Interna “Sud Ovest Orvietano” e le criticità e rischi idrogeologici del territorio; ilsistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. Sintesi dei risultati della ricerca: Anche nel 2017 sia a livello di Area Interna (-0,9%) sia relativamente a Orvieto (-1,1%), è proseguita la tendenza di lungo periodo di flessione del numero dei residenti; la contrazione è più marcata del dato regionale (-0,5%) e nazionale (-0,2%). L’allungamento della vita media ha innalzato l’indice di vecchiaia: anche rispetto a questa variabile il dato dell’Area Interna (251) e di Orvieto (243), sono significativamente superiori a quello regionale (199) e nazionale (169). Tali fenomeni hanno impatti significativi sull’economia; in primo luogo, sulla dinamica del PIL che dipende sia dagli incrementi di produttività sia da quelli della forza lavoro impiegata. In secondo luogo, le scelte di consumo, nonché quelle d’investimento, caratterizzate da una maggiore avversione al rischio, ne risultano influenzate. In terzo luogo, sono necessari maggiori finanziamenti di tipo assistenziale, che gravano sulle finanze pubbliche. Infine, l’età media ha ovvi impatti sulla capacità innovativa di un’area economica. Per quanto riguarda il sistema del welfare locale, malgrado le problematiche demografiche “locali” siano più incidenti di quelle nazionali, l’investimento a livello regionale è risultato nel 2015 di 86 euro ad abitante, contro i 114 del dato nazionale; l’impegno relativo alla “Zona Sociale 12”, che comprende Orvieto, è prossimo alla media nazionale, ma un po’ inferiore (106 euro). Il valore medio del reddito per i comuni dell’Area Interna “Sud Ovest Orvietano”, pari a 18.645 euro, ha presentato un incremento su base annua pari all’1,8%; il dato di Orvieto si è attestato su 20.460 euro (+1,4%), quasi del dieci per cento superiore al dato dell’Area Interna e in linea, sebbene un po’ inferiore, al dato nazionale (20.700 euro) e a quello dell’Italia centrale (21.530). Per quanto riguarda la distribuzione del reddito, i valori del 2016 mostrano che la concentrazione sia in Umbria sia con riferimento a Orvieto è inferiore a quella nazionale. Sono state effettuate indagini circa altri aspetti rilevanti per il “benessere”, inteso in senso ampio; ad esempio, per quanto attiene al rischio idrogeologico: la densità di popolazione residente in area a pericolosità frana è al di sotto rispetto al dato nazionale (poco meno della metà), ma sostanzialmente in linea con quello regionale, seppur minore. Analogamente, la densità di popolazione residente in area a pericolosità idraulica per l’Area Interna è molto al di sotto rispetto al dato nazionale. Un’altra variabile – interpretabile come una proxy di disagio sociale – è quella del gioco d’azzardo: nell’Area Interna le “giocate” relative alle New Slot ed alle Videolottery sono ammontate nel 2016 a quasi 32 milioni di euro, con un aumento dal 2015 del 7,8%. La raccolta del 2017 dal gioco d’azzardo nell’Area Interna ammonta a € 53.255.419,82, di cui € 38.854.935,24 rappresentano le vincite, € 7.459.666,33 le somme destinate all’Erario e € 6.940.818,25 le somme incassate da concessionari, gestori ed esercenti. I primi due Comuni dell’Area per giocate pro-capite sono Orvieto (802 euro) e Giove (784). L’incidenza pro-capite è risultata in tali comuni molto superiore rispetto al dato nazionale, che è di circa 400 euro/annuo a persona. Con ipotesi “ragionevoli”, il flusso finanziario in uscita dal circuito orvietano, dell’ordine di 15,5 milioni, implica un minore reddito a Orvieto di oltre quaranta milioni. Nel 2017 si è bruscamente interrotto il calo dei depositi bancari: negli ultimi diciannove anni nel Comune di Orvieto, mediamente si è concretizzato un trend di crescita abbastanza significativo per poi mostrare una vera e propria cuspide nel 2017, con una crescita superiore al 50%; in quell’anno i depositi si sono incrementati di circa 220 mln. Una dinamica significativamente meno marcata hanno mostrato i prestiti che, nel 2017, sono diminuiti di oltre il 4%, portando la flessione su base biennale al 9%. Il profilo dei prestiti presenta una prima fase, che si conclude con la crisi bancaria indotta dalla vicenda statunitense dei mutui subprime e del default della Banca Lehman di New York nell’estate 2008, al cui culmine ogni euro di deposito si è trasformato in quasi 1,8 euro di prestiti e la fase successiva, fino al 2017, in cui 622 mln di depositi si sono trasformati in 478 mln di prestiti, cioè ogni euro di deposito è divenuto 0,77 euro di prestiti. In primo luogo, l’evidenza riscontrata potrebbe essere indotta da una domanda di credito meno dinamica rispetto ai dati aggregati, a sua volta dovuta a una recessione più profonda. In secondo luogo, il settore imprenditoriale locale potrebbe avere avuto aspettative di crescita meno ottimistiche rispetto allo stesso comparto nazionale. In terzo luogo, potrebbero avere influito anche decisioni di portafoglio delle banche orvietane, che potrebbero avere privilegiato gli investimenti in asset diversi dai prestiti, ad esempio in titoli governativi, percepiti come meno aleatori e/o con un profilo rischio/rendimento migliore. Da ultimo, potrebbe essere un atteggiamento del sistema creditizio locale di fronte al rischio di credito, forse indotto da un problema di scarsità relativa di garanzie di varia natura. Il peso percentuale dell’industria è considerevolmente più basso rispetto a quello medio regionale (circa un quarto contro circa un terzo). Le principali differenze riscontrate tra la situazione del Comune di Orvieto e la situazione regionale riguardano la maggiore rilevanza dei servizi di alloggio e ristorazione e, parallelamente, la più contenuta incidenza delle attività manifatturiere e delle costruzioni. Nel 2017 i dati “locali” mostrano concordemente una flessione nel numero delle imprese extra-agricole (Orvieto – 2,2%, Area Interna – 3,8%, provincia – 4,15% e regione -1,2%), mentre il dato nazionale è sostanzialmente stabile (+0,08%). Particolarmente critica, ma in linea con il dato regionale e inferiore a quello provinciale e dell’Area, è la variabile dimensionale delle realtà imprenditoriali orvietane: circa il 45% delle imprese non agricole orvietane è una ditta individuale; il dato è ancora più elevato a livello di Area Interna (52%), di provincia (48%) e di regione (46%); la dimensione media delle imprese orvietane è di 3,3 addetti in linea con il dato provinciale e regionale, il dato relativo all’Area Interna presenta una dimensione ancora minore (2,7). L’incidenza delle società di capitali è di poco più di un quarto, nel caso dell’Area Interna è ancora più contenuta (22%). Com’è stato verificato empiricamente, sembra esservi una relazione diretta tra dimensione media di un gruppo di aziende e la performance economica di tale cluster. E’ evidente che la contenuta dimensione, in un contesto caratterizzato dalla necessità di competere in mercati globali, in molti casi la size non consente di sviluppare economie di scala e di scopo che possano generare risorse utilizzabili per ricerca, innovazione, marketing. Anche l’accesso al mercato dei capitali è ovviamente maggiormente complesso per piccole realtà imprenditoriali. Il tasso di disoccupazione del Sistema Locale del Lavoro di Orvieto che è rimasto sostanzialmente stabile nel periodo 2001-2011, ha subito, negli anni successivi, un sensibile aumento che ha fatto crescere tale variabile dal 5,1% del 2011 all’8,4% del 2016 e infine al 9,3% del 2017; in ogni caso, il livello del tasso di disoccupazione del SLL orvietano si conferma tra i più contenuti rispetto a quello osservato negli altri SLL umbri. Parallelamente, il SLL di Orvieto ha mostrato un calo del tasso di occupazione (da 45,7% del 2016 a 45,6 del 2017). Da un punto di vista allocativo, i dati mostrano la vocazione di Orvieto al soddisfacimento della domanda indotta dai flussi turistici: poco meno della metà dei lavoratori orvietani è occupato nel settore del commercio o in quello dei servizi di alloggio e ristorazione. Nell’Area Interna è proseguito il trend di crescita della domanda di ricettività; tuttavia, Orvieto continua a essere interpretata come passaggio: il Comune si colloca al terzultimo posto tra le mete in cui soggiornare più a lungo; il numero medio dei giorni di permanenza è, stabilmente da almeno un triennio, attorno a 1,7. In virtù di ciò, il tasso di utilizzo dell’offerta potenziale è contenuto, il che comprime – per via delle diseconomie da contenuta scala di produzione – la redditività del settore. Nel 2017, in Umbria è continuato il trend di contrazione della produzione di rifiuti (solidi urbani e assimilati); tuttavia, il dato afferente ad Orvieto è sostanzialmente stabile, anzi in lieve crescita (+0,6%). Per quanto riguarda la raccolta differenziata, la performance umbra si attesta sul 61,8%, segnando un incremento di 4 punti percentuali rispetto al 2016. Orvieto mostra una percentuale di raccolta differenziata al 2017 pari a 68,6%, in incremento di 2 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Evidentemente i due perni dell’analisi, la demografia e la dimensione aziendale, sono difficilmente influenzabili con le leve gestionali locali. Per quanto riguarda l’età media potrebbero essere implementate politiche che rendano appetibile il territorio dell’orvietano, anche a coloro i quali lavorano nei grandi centri urbani limitrofi; questo da un lato richiede un aumento dell’efficacia e dell’efficienza dei trasporti, dall’altro una fiscalità non disincentivante sugli immobili. Più articolato è il problema della dimensione aziendale, infatti la contenuta “taglia” delle unità produttive deve essere valutata in relazione al modello di produzione: se le imprese sono organizzate a costituire un distretto economico, i livelli di efficienza economica, anche nel caso di dimensiono contenute, posso essere elevati; tuttavia l’organizzazione delle filiera di produzione nel territorio non pare assimilabile a questa fattispecie. Bisogna allora porre in essere politiche atte a facilitare “l’economia di rete”, intendendo, in senso ampio, un sistema produttivo nel quale le imprese siano collegate tra di loro in senso giuridico, o tramite accordi produttivo-commerciali (rete di affari), oppure come reti volte all’innovazione. In termini di spillover di produttività, particolarmente rilevanti sono le reti di innovazione che coinvolgono, oltre le imprese, una pluralità di altri soggetti pubblici e privati e che sono volti a suscitare dinamiche di massimizzazione dell’efficienza e contenimento dei costi. I dati relativi all’economia orvietana e, più in generale, del contesto territoriale, mostrano – ove si prescinda dal dato regionale – un contenuto utilizzo dello strumento dei contratti di rete: a livello regionale circa l’uno per cento delle imprese è coinvolto in tali tipi di assetti, ma il dato provinciale è inferiore alla metà di quello regionale; quello dell’Area Interna e di Orvieto, praticamente coincidenti, sono pari a circa lo 0,3%. Tuttavia, interessante è il trend regionale: nel primo semestre 2018, in un contesto di crescita generalizzata e progressiva del fenomeno dei contratti di Rete, l’Umbria è stata una tra le regioni che si sono caratterizzate per un significativo incremento delle imprese aggregate. (Qui l’allegato formato di rivista sfogliabile di prossima pubblicazione sui siti del Centro Studi Città di Orvieto e del Comune https://www.sfogliami.it/fl/178827/ksrr6d9pmzpm3bdnd3xhrqncrk49jbj ).