di Valentino Saccà
ORVIETO – La rinnovata tradizione di pubblicazione del Bollettino socio-economico dell’Area orvietana ha dato i suoi risultati anche quest’anno, con una compilazione statistica sempre più ricca e attenta da parte di esperti che si sono spesi gratuitamente per l’occasione. Nella mattinata di sabato 23 marzo, presso il Centro Studi Città di Orvieto è stata presentata la pubblicazione in merito all’annualità 2018. Presente all’incontro il professor Elvio Dal Bosco una delle storiche firme del bollettino e il professor Dante Freddi in qualità di moderatore.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco Giuseppe Germani, ha preso subito la parola Matteo Tonelli, presidente del Centro Studi di Orvieto. “Vedo con particolare piacere una grande affluenza per l’occasione. – ha sottolineato Tonelli. Quella presentata oggi è la terza pubblicazione del Bollettino socio-economico dell’Area orvietana dopo il periodo di sospensione durato fino al 2016. Come Centro Studi abbiamo l’obbiettivo (supportati dall’Amministrazione Comunale e da valenti esperti del settore) di realizzare una pubblicazione importante e di valore, migliorando i contenuti grazie a nuovi profili di analisi e nuovi argomenti di carattere socio-economico. La nostra pubblicazione ha riscosso interesse da parte di esperti del settore, riprova dell’importanza di tale strumento e dell’errore commesso nel sospendere la sua pubblicazione perché ritenuta superflua”.
L’incontro è entrato nel vivo della materia con l’intervento del dottor Antonio Rossetti, il quale ha delineato un profilo generale del lavoro svolto. Partendo da due variabili in grado di far oscillare l’andamento economico, quali: la demografia e la dimensione dell’impresa media, Rossetti ha stigmatizzato un calo delle aziende agricole del 2.2 e un 45% delle imprese ridotte a ditta individuale. Ha proseguito sottolineando una crescita dei depositi nel 2017 per il 50% e una decrescita dei prestiti stimata per il 4%, mentre la raccolta differenziata a Orvieto è arrivata al 68%.
“Le società postindustriale – ha ricordato Rossetti – sono solitamente condannate alla dispersione dei redditi anche se Orvieto è riuscita quantomeno a contenerla. Per il fattore turismo Orvieto nonostante i flussi resta una meta di passaggio”. Sul tema dello spopolamento e del tasso di anzianità a livello locale e regionale è intervenuta Meri Ripalvella, stimando che negli ultimi 4/5 anni c’è stato uno spopolamento anche degli immigrati, i quali garantivano un peso demografico maggiore al nostro tessuto sociale.
“Prosegue, anche nel 2017, la contrazione della popolazione residente nei comuni dell’Area Interna Sud Ovest dell’Orvietano (-0,9%) – ha sottolineato Meri Ripalvella – tale flessione, ancor più accentuata nel comune di Orvieto (-1,1%), è più marcata di quella riscontrata mediamente a livello regionale (-0,5%) e nazionale (-0,2%). La progressiva contrazione dei residenti, pur essendo un fenomeno che negli ultimi anni sta interessando tutto il territorio italiano, nei comuni dell’Area Interna S-O si caratterizza per trend decrescenti più accelerati e di più lunga durata. Da notare che la flessione della popolazione residente, nei comuni dell’Area Interna Sud Ovest è sostenuta anche dalla riduzione della componente straniera che, invece, continua a crescere nel resto del Paese.
In Umbria, come in Italia, si vive sempre più a lungo ma resta bassa la propensione ad avere figli. L’allungamento della vita media e la riduzione dei tassi di fecondità hanno fatto sì che l’Umbria risulti tra le regioni d’Italia con più alto indice di vecchiaia: al 1°gennaio 2018, nella popolazione residente umbra si contano 199 persone di oltre 65 anni ogni 100 giovani con meno di 15 anni; solo Piemonte, Toscana, Sardegna, Molise, Friuli Venezia Giulia e Liguria mostrano valori dell’indicatore più elevati. Il valore dell’indicatore per i comuni dell’Area Interna (251%) e di Orvieto (243%), è significativamente superiore a quello regionale (199%) e nazionale (169%).
Inoltre le previsioni demografiche regionali di Istat per il periodo 2017 – 2066 stimano, a condizioni inalterate, mantenendo, cioè, gli attuali tassi di natalità, di mortalità e di migrazione, per l’Umbria un sensibile peggioramento. Per cui è giusto porsi degli interrogativi su come contrastare e fermare tale processo di invecchiamento che, foriero di non poche problematicità future (quali la drastica riduzione di forza lavoro, soprattutto di quella creativa e innovativa legata ai giovani e la maggiore domanda di welfare cui si andrà in contro, soprattutto in termini di previdenza, spesa sanitaria ed assistenza), non si fermerà da solo”.
“L’indice di vecchiaia – ha proseguito Ripalvella – dà un po’ l’idea di quello che può definirsi il ‘debito demografico’ contratto da un paese nei confronti delle generazioni future, soprattutto in termini di previdenza, spesa sanitaria ed assistenza. Se non si interrompe il processo d’invecchiamento della popolazione, sempre più risorse destinate al welfare locale verranno assorbite dagli anziani a scapito delle altre categorie di utenza (famiglie e minori, dipendenze, povertà e disagio adulti…). Già oggi, nella distribuzione per aree d’utenza delle risorse spese dai comuni per interventi e servizi sociali, la zona sociale 12 di Orvieto (che comprende ben dodici comuni dei venti appartenenti all’Area Interna Sud-Ovest) si caratterizza per alcune peculiarità, attribuibili probabilmente ai fenomeni demografici appena osservati, che la distinguono dalle altre zone sociali umbre: le risorse impiegate per interventi e servizi sociali nell’area Famiglia e Minori (34% del totale della spesa sociale) sono decisamente inferiori al dato medio regionale (51%) mentre risulta la più elevata, tra le zone sociali umbre, la quota investita per gli anziani (per la disabilità, la Zona Sociale di Orvieto presenta una delle quote di spesa più alte, preceduta solo dalle Zone di Marsciano e di Narni)”.
“Nel 2015, nella Zona Sociale di Orvieto – ha affermato, infine, la ricercatrice AUR – sono stati spesi complessivamente 6 milioni e 188 mila euro per il welfare locale, il 72% dei quali direttamente dai comuni, l’’1% è la compartecipazione del Sistema Sanitario nazionale mentre il rimanente 17% rappresenta la compartecipazione degli utenti (che mediamente a livello regionale è pari ad un più contenuto 9%). Nella Zona Sociale del territorio Orvietano si delinea, quindi, un sistema di welfare a gestione prevalentemente comunale (finanziato soprattutto con risorse proprie dei comuni), ma caratterizzato da una minore intensità pubblica, rispetto alle altre Zone Sociali regionali, se si considera la maggiore quota di compartecipazione alla Spesa Sociale Totale da parte dei cittadini beneficiari dei servizi erogati. Il maggior contributo richiesto agli utenti viene ripagato con più elevati livelli di spesa pro capite della zona sociale di Orvieto che, spendendo ben 106 € per utente, supera notevolmente il valore medio umbro (86 €/utente), avvicinandosi a quello medio nazionale (114 €/utente)”.
La situazione idro-geologica dei 20 comuni delle Aree Interne è stata illustrata da Leonardo Paganelli, il quale ha stimato una situazione di allerta idro-geologica sull’Area orvietana inferiore rispetto a quella nazionale. Inoltre Paganelli ha ricordato che l’elaborato cardine su cui sono state costruite le analisi è il Piano del rischio alluvioni.
Elisa Marceddu, coordinatrice del Consiglio Scientifico della Fondazione CSCO, ha poi trattato del Gioco d’azzardo nell’Area Interna Sud Ovest Orvietano, sostenendo che “rappresenta un fenomeno di grande interesse, vista la sua influenza sulla salute pubblica, sul risparmio privato, sull’economia, nonché sulla sicurezza urbana e l’ordine pubblico. Il gioco, infatti, non crea valore per un territorio, ma anzi lo toglie. Si pensi che in totale nell’Area Interna le giocate in New Slot e Videolottery, che rappresentano i principali strumenti di gioco, ammontavano nel 2016 a 31.571.720 €, con un aumento dal 2015 al 2016 del 7,8%.
Analizzando la spesa complessiva per le giocate derivanti da questi apparecchi nei Comuni dell’Area Interna, è possibile vedere come esse si correlino al numero di apparecchi dedicati al gioco d’azzardo presenti sul territorio: più ce ne sono e maggiore è la porzione di reddito procapite giocata e quindi tolta al risparmio ed all’economia locale. Il numero di apparecchi correla, seppur debolmente, con il reddito procapite, per cui si potrebbe ipotizzare che esiste una tendenza ad aumentare le possibilità di gioco nei Comuni più benestanti.
Dalle analisi realizzate, non emergono differenze significative connesse alla grandezza del Comune in termini di popolazione, motivo per cui si potrebbe ipotizzare, conformemente a quanto proposto dalla letteratura sul tema, che la spesa per il gioco d’azzardo sia fortemente influenzata più che altro dalle possibilità di gioco che si creano sul territorio e non è maggiore nei grandi Comuni e minore nei piccoli. Si pensi ad esempio al fatto che i primi due Comuni per giocate procapite nelle New Slot e Videolottery nel 2016 sono Orvieto (802 €) e Giove (784 €), due Comuni decisamente diversi da più punti di vista, ma simili per il numero di apparecchi da gioco presenti per 1000 abitanti, rispettivamente 6,8 e 6,5”
Al termine dei focus tematici è intervenuto Francesco Paolo Lidonni (Tandem S.p.a). “Nel quadro generale di quello che si è detto – ha affermato Lidonni – è emersa una sfiducia da parte degli imprenditori e il cancro del gioco a creare un quadro davvero funesto. Ci vuole una maggiore consapevolezza per sanare questa situazione e poter creare nuove competenze e strategie e a questo proposito il Centro Studi è una risorsa importante, un luogo in cui è possibile confrontarsi e dibattere problematiche di tale sorta. La litania che Orvieto vive di un turismo mordi e fuggi è una leggenda metropolitana, in realtà è che le potenzialità e le risorse spesso non vengono usate al massimo. C’è un utilizzo del 25% delle strutture alberghiere, senza investire sulla formazione di nuove competenze”.
Al termine dei lavori è intervenuto l’avvocato Sergio Finetti, il quale ha tirato le fila dell’incontro, portando anche i saluti dell’Amministrazione della Cassa di Risparmio. Finetti ha posto in rilievo del problema del credito locale. “il problema del credito a livello locale, caratterizzato da un aumento dei depositi – ha espresso Finetti – con la conseguente stasi degli investimenti e dell’economia per effetto di un elevato rischio finanziario”. “Le situazioni illustrate dai relatori nella odierna presentazione del Bollettino 2018 devono indurre, sia i decisori politici negli Enti Locali che le organizzazioni non governative, e le Fondazioni bancarie a valorizzare strumenti di analisi puntuale della realtà economica quale è, ad esempio, il Bollettino. Tutti questi soggetti, dovrebbero avvalersi proprio del Centro Studi Città di Orvieto per approfondire in modo rigoroso e scientifico tematiche di grande interesse per il territorio”.