di Massimo Gnagnarini
Quelli del PD non hanno ancora compreso che a Orvieto, finora, non hanno fatto la stessa fine come a Perugia e a Terni solo grazie a un’ intuizione di Germani che, cinque anni fa, si inventò un modello di coalizione andato ben oltre il recinto del csx puntando decisamente sulle competenze civiche e rompendo così la tradizionale vocazione a guida partitica.
Oggi l’accanimento con il quale una parte di questo partito sta avversando la ricandidatura del Sindaco di Orvieto non è certo riconducibile a un banale dissidio caratteriale tra il sindaco e il segretario di quel partito. La vera posta in gioco è il tentativo di riaffermare il primato di quel partito sugli affari cittadini e la riconquista, da parte dei suoi gruppi e sottogruppi interni, del pieno controllo di quel che per molti anni è stato il Sistema Orvieto. (*)
Un controllo sugli affari comunali che una parte del PD non aveva mai abbandonato e che anzi aveva continuato ad esercitare anche durante la parentesi dell’Amministrazione Concina di cdx a vice-guida Roberta Tardani allorchè, fornendo il necessario sostegno numerico a quella maggioranza in consiglio comunale, si ottenne di proseguire tranquillamente con l’ampliamento della discarica de Le Crete nel 2011, con la proroga dei contratti omnia e degli incarichi a favore dell’arcipelago delle cooperative senza indire alcuna gara pubblica… solo per citarne alcune.
Se riescono a far fuori Germani tutto torna com’era e il PD seppur perdente alle prossime elezioni comunali con un suo candidato di bandiera , può sempre confidare in una più agevole interlocuzione con Lega e cdx piuttosto che sottostare ancora per cinque anni a quell’assurdità praticata dal sindaco uscente di distinguere e tenere ben separati gli affari istituzionali della sua Amministrazione da quelli politici in capo alla metà dei trecento iscritti al suo partito.
(*) Approfondimenti nel libro “ LA BOLLA – Il caso Orvieto” edito da Intermedia.