Il Tribunale di Viterbo (giudice monocratico Dr.ssa Silvia Mattei), con sentenza depositata il 21.01.2019 ha condannato i due cavatori della cava di basalto de “Le Greppe”, a Torre Alfina in comune di Acquapendente, alla pena di mesi 4 di arresto con euro 20.000,00 di ammenda ciascuno, al pagamento delle spese processuali, alla remissione in pristino dello stato dei luoghi a spese dei condannati, al risarcimento dei danni in favore delle costituite parti civili (associazioni ASSAL e CISA) ed alla refusione delle spese di costituzione e difesa delle stesse.
Infatti, nel lontano 2010, il comune di Acquapendente aveva autorizzato i lavori di apertura del lotto della cava de “Le Greppe” per 1 anno dall’inizio dei lavori, fatte salve le autorizzazioni ambientali se necessarie, in quanto era noto a tutti che nell’area era stata avviata una procedura di imposizione di ampliamento del vincolo “Monte Rufeno e Valle del Paglia”. I lavori nel lotto iniziarono il 15.11.2010 e pertanto l’anno concesso scadeva il 15.11.2011, mentre il vincolo era stato posto dall’allora MIBACT con DM. 12.05.2011. Pertanto, per proseguire nello scavo, era necessaria idonea autorizzazione ambientale.
La società scavatrice “attendeva sino al gennaio 2013 per richiedere il nulla osta, non preoccupandosi-prosegue la sentenza- poi di fornire la documentazione richiesta, così da determinare la declaratoria di improcedibilità della domanda. E’ quindi certo che l’attività estrattiva posta in essere dalla data successiva alla scadenza dell’autorizzazione annuale sino alla data dell’accertamento del maggio 2013 e, ancora, quella successivamente posta in essere, sia priva della autorizzazione e del nulla osta dell’autorità preposta al rilascio del vincolo”.
E come sosteneva il compianto prof. Roberto Minervini nel suo articolo “Le cave si stanno mangiando il Bel Paese”: “Perché degrado paesaggistico, rumore, traffico pesante, bombardamenti del sottosuolo, polvere devono compromettere vecchi equilibri, spesso centenari, culture e consuetudini legate al territorio? Perché persone, famiglie, che quei territori hanno sempre abitato e dove hanno tutti i loro averi sotto forma di case e poderi devono vederseli fortemente svalutati dall’arrivo del BRUTTO?
Perché gente venuta da fuori e che tanto ha investito e sta investendo nella ristrutturazione di vecchie case, spesso abbandonate da tempo, che sta rivitalizzando vecchie aziende agricole, che sta realizzando agriturismi e che sta apportando anche un contributo di difesa e riscoperta di quei luoghi deve essere sopraffatta dal BRUTTO? Il BRUTTO non è solo danno economico, paesaggistico e culturale, quando il BRUTTO, come nel caso dell’Altopiano dell’Alfina, nell’alta Tuscia Umbro-Laziale, assume le connotazioni delle cave di basalto al danno materiale, culturale e psicologico a carico degli abitanti di quel luogo, si aggiunge il rischio della perdita di uno dei beni fondamentali per la specie umana: l’acqua”.
Altre battaglie come a Benano e al Botto erano state già vinte in passato. Con questa sentenza si chiude anche l’attività della cava de “Le Greppe”. Amen. Ma nuovi pericoli incombono sul territorio (probabile speculazione edilizia alla Abbadia di Ficulle, noccioleti sull’Altopiano dell’Alfina…).
Coordinamento Associazioni Orvietano, Tuscia e Lago di Bolsena: Amelia Belli, Associazione Accademia Kronos-sezione di Orvieto, Orvieto; Filippo Belisario, Associazione WWF – sezione di Orvieto, Orvieto; Lucio Riccetti, Associazione Italia Nostra- sezione di Orvieto, Orvieto; Rita Favero, Comitato Interregionale Salvaguardia Alfina (CISA), Orvieto; Mauro Corba, Associazione Altra Città, Orvieto; Anna Puglisi, Associazione La Renara per l’Eco sviluppo del territorio, Castel Giorgio; Fausto Carotenuto, Comitato Difesa Salute e Territorio di Castel Giorgio, C. Giorgio; Annalisa Giulietti, Comitato di Castel Giorgio in massa contro la biomassa, C. Giorgio; Donato Borri, Comitato garanzie per la centrale a biomasse a Castel Viscardo, C. Viscardo; Marco Carbonara, Associazione sviluppo sostenibile e salvaguardia Alfina, Acquapendente; Piero Bruni, Associazione lago di Bolsena, Bolsena; Stefano Ronci, Comitato tutela e valorizzazione Valli Chiani e Migliari, Ficulle; Massimo Luciani, Associazione Il Ginepro, Allerona; Riccardo Testa, “Gruppo Ecologista Il Riccio di Città della Pieve”; Vittorio Fagioli, Rete Nazionale NOGESI (NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante)