Riceviamo dalla Sig.ra Roberta Menichetti e pubblichiamo:
Sono passati due anni e solo dopo questo ragionevolissimo tempo mi decido a denunciare un grave abuso presente nel cimitero in località Capretta. Ho aspettato con fiducia che, prima o poi, coloro che avevano e hanno l’autorità e il dovere di intervenire, in quanto perfettamente a conoscenza del fatto, si occupassero della questione. Un regolamento comunale definisce forme, materiali, dimensioni per i monumenti sepolcrali delle aree comuni. Tale regolamento molto dettagliato è applicato da tutti, perché, appunto, non lascia spazi ad interpretazioni.
Ne posso dare testimonianza perché, a suo tempo, mi fu impedito persino di variare l’inclinazione della lapide, che deve essere o di basaltina o di peperino. La foto illustra in modo chiaro quanto e in che misura il monumento segnalato si allontani dalla tipologia prevista. Non c’è alcuna motivazione che possa autorizzare ciò che è stato realizzato. L’abuso è sotto gli occhi di tutti. Nell’immediato è prevalso lo stupore, poi il dubbio, poi il disagio, infine la rabbia. E’ come se un camion parcheggiasse su un aiuola. Bisogna, anche in un caso come questo, adire le vie legali per ottenere il semplice rispetto della legge?
Può far sorridere che tra tanti motivi, ben più gravi, si voglia dedicare attenzione ad un caso come questo. Ma questo è un caso emblematico: quando non si ha più rispetto neanche dei cimiteri si regredisce al livello della barbarie . La civiltà ha inizio con il culto dei morti. Aggiungo che questo gesto nasce dal senso civico e dal rispetto della memoria di mio padre, che mi ha insegnato il valore della giustizia.