di Claudia Consalvo
Tutti ci indigniamo quando vediamo abbattere un albero ma restiamo a guardare quando è la morte lenta a portarli via. La natura sa già tutto e se una pianta ha una determinata forma è perché ha calcolato come resistere alle sollecitazioni del vento, come sfruttare al meglio le risorse che la fanno vivere. E invece arriva l’uomo che tutto crede di sapere e potere e con violente costrizioni cerca di abbassare, deformare, controllare. Non è capitozzando una pianta che diminuisce il pericolo che cada, semmai il contrario.
Non serve una grande competenza per notare che gli alberi del giardino di Orvieto Scalo di via Monte Nibbio non sono stati potati ma MUTILATI. Ferite che non si rimargineranno a causa di tagli sbagliati che saranno un facile ingresso di patogeni, amputazioni che creeranno il riscoppio di rami epicormici di gran lunga più pericolosi di quelli che hanno tagliato, danno estetico e fisiologico incommensurabile… questa non è manutenzione del verde!
Il patrimonio arboreo di una città è qualcosa da custodire e non devastare. Purtroppo la gestione degli alberi urbani è una materia le cui buone pratiche sono spesso sconosciute anche a quelli che dovrebbero essere esperti per vocazione. Una materia su cui si studia da relativamente poco tempo ma che non può aspettare, deve essere divulgata, vista l’età del patrimonio arboreo del nostro paese.
All’ingresso della città ci ritroviamo ora uno spettacolo desolante, lo sventramento di un parco che ospita ogni giorno molte famiglie e che ora è stato umiliato e ferito irreparabilmente. Qui non si tratta di un vezzo estetico ma di un lavoro di protezione del verde e di una irrinunciabile garanzia di sicurezza. Fare potature sbagliate significa mettere in pericolo la vita dei cittadini. Un’attenzione particolare dovrebbe essere riservata ai parchi ad alta fruibilità e invece la corsa ad appalti ribassati e l’incompetenza di chi dovrebbe garantire una buona gestione, ci porta sempre a dover pagare un prezzo più alto.