di Davide Orsini
Apparentemente banali, ordinari, quasi scontati, come se non si potesse fare altrimenti, come se non ci aspettassimo che quella risposta. Sono i gesti che compiamo quotidianamente interagendo con gli altri e con il mondo che ci circonda. Aiutare un’anziana signora a portare la busta della spesa, difendere un malcapitato da alcuni borseggiatori, pulire un’aiuola piena di erbacce, donare dei libri in più alla biblioteca comunale. E non possiamo far altro che notare quanto siano carini ed educati quei ragazzi di CasaPound, cosí prodighi verso il prossimo, cosí altruisti. Ma che c’è di male in tutto questo?
Ecco, forse varrebbe la pena di cominciare a parlare della banalità e di ciò che si cela dietro di essa. Parlare di ciò che ci fa apparire tutto normale e ci fa sembrare superfluo farci delle domande. Da mesi si parla ad Orvieto, ma anche a altrove, delle campagne benemerite dei ragazzi di CasaPound, che fanno la spesa alle vecchiette, fanno le ronde contro i ladri, donano libri alla biblioteca. Ma quali libri? Libri qualsiasi? L’Iliade? La Coscienza di Zeno? No, un fumetto sulle “foibe rosse”. Ah direte voi, è giusto che la storia la si conosca tutta. Si, certo, peccato che certi “libri” non siano scritti da storici che si documentano, ed hanno il solo scopo di “assolvere” l’Italia fascista senza processo con un trabocchetto: mettere sotto processo qualcun’altro, i “rossi”. Ecco che dietro un gesto innocente e nobile si cela il tranello di voler “riscrivere” la storia ad uso presente. Donare poi un fumetto di quart’ordine alla biblioteca comunale rende tutto ancor più insidioso. Un fumetto lo si legge in scioltezza. Andiamo, anche i bambini lo leggono! Un fumetto rende tutto più accessibile, e collocarlo nella libreria di tutti è un gesto simbolico: lo si vuol far riconoscere come “storia comune”, come parte integrante della coscienza collettiva.
Le ronde contro il crimine, la spesa per la vecchina sotto casa. Sarebbero gesti normali se fatti in privato, senza chiamare il giornalista di turno per farci fare un articolo sopra. Invece, dopo il gesto deve avvenire il riconoscimento pubblico. Sono gesti strumentali, per dimostrare di essere “brava gente”, gente di cui ci si può fidare e quindi gente a cui ci si può affidare. Ecco l’inghippo. Ci si difende dai ladri perché lo stato non lo fa. Si aiutano i deboli perché le istituzioni non lo fanno. I salvatori della patria intervengono facendo le veci dello stato, perché loro vogliono essere stato. Ma qual è il prezzo dei loro gesti disinteressati? La rinuncia alla libertà. Già perché i ragazzi di CasaPound non predicano mica l’isegnamento di San Francesco. Vogliono una società solidale, che si occupa dei giovani e degli anziani, ma non dei gay, degli immigrati, delle donne che subiscono violenza e vogliono abortire. No, questi sono fuori. È una società perfetta, armonica, perché non è minacciata dalla corruzzione dell’omosessualità, dall’impurità portata da razze e culture diverse.
Ci pensano loro a rimettere le cose a posto, e noi lí ad applaudire, quasi avessimo perso il vizio di farci delle domande. Quasi fossimo diventati cosí pigri da doverci far urlare nelle orecchie chi siamo tutti i giorni: italiani prima, i soldi prima, la sicurezza prima. Chi siamo lo sappiamo da soli, perché possiamo deciderlo noi. E possiamo rifiutare la banalità, anche quella fascista.