“Una città non si misura dalla sua lunghezza e larghezza, ma dall’ampiezza della sua visione e dall’altezza dei suoi sogni”, (Herb Caen)
Si può vivere di agricoltura con una piccola azienda oggi? Visioni, problemi, soluzioni. Quale agricoltura per la salute del coltivatore, del consumatore e del pianeta? Cosa offrono la ricerca più avanzata e le nuove tecnologie sul campo?
Ricette di nuova residenzialità per giovani e non in campagna in perfetto stile Cittaslow, perseguendo forme multiple di economie resilienti e in equilibrio con l’ambiente. Approcci nuovi per uno dei mestieri più antichi e importanti del mondo che oggi trova nuova centralità anche grazie alla profonda azione politico-culturale di Slow Food. Durante la serata dalla voce diretta di alcuni protagonisti comprenderemo le prospettive concrete per l’agrobiologia applicata sul campo e l’agroforestry
Il terzo appuntamento di nove dei Giovedì Slow di “A Scuola di Cittaslow 2019” è dedicato all’agricoltura. Oggi non possiamo più – soprattutto in agricoltura – immaginare un futuro “produttivista”, solo quantitativo, basato esclusivamente sulle tendenze di mercato del momento. Nel rispetto prioritario della sostenibilità economica e sociale dell’impresa agricola, è tempo di investigare nuove opportunità e ridurre le problematicità interne ed esterne al settore, locali o generali che siano.
Come la tendenza della mobilità è sempre più carbon zero ed elettrica, dobbiamo prendere atto che in parallelo è ormai tracciata anche nei campi agricoli una linea di rispetto crescente per la qualità ambientale, premessa insostituibile per assicurare altre qualità alle diverse produzioni. Già ora non si può e non si potrà sempre più in futuro, operare senza conoscere le relazioni biologiche sul terreno agrario, e gli impatti delle nostre azioni agricole. Da alcuni anni si assiste ad una “rivoluzione silenziosa”, fatta di ricerca applicata, rapporto intersettoriale tra produttori del settore primario, mondo contadino e macchine ipertecnologiche che tolgono “chimica” dai campi a favore di una sempre maggiore salubrità…
Al termine della filiera anche la produzione locale e le modalità di commercializzazione sono oggi sempre più variegate e multicanale. Anche l’agroforestazione 4.0 è un modo per rimettere al centro l’equilibrio delle varie produzioni agricole e forestali, tipico dell’agronomia ancestrale in particolare in territori come l’Umbria, ma che oggi vengono rivalorizzati grazie alla ricerca – durante la serata interverrà sull’argomento la ricercatrice del CNR-IRET, Claudia Consalvo, – e alla creazione di sistemiagricoli promiscui che prevedono la combinazione di alberi e/o arbusti, colture agraria e l’attività zootecnica. Stefano Fogacci porterà all’attenzione l’esperienza maturata nl medio Appennino Modenese, attorno ai centri di Zocca e Montese, dove tra le altre colture è stata data una nuova chance alla castanicoltura. Francesco Basili ci parlerà della sua realtà agricola multisettoriale situata nei colli sopra Orvieto in direzione del Monte Peglia (MaB Unesco), che comprende anche la produzione casearia di eccellenza di formaggi di pura pecora da allevamenti ovini (circa 200 capi).
Intervengono:
Stefano Fogacci, Slow Food, Az. Agricola Tizzano(Zocca,Modena), “uomo di terra”, coinventoredel Festival del Letame e salvatore della Vacca Razza Bianca Modenese, su: “Il Ritorno in campagna, Appennino resiliente si può, SLOW CHESTNUT: per una nuova castanicoltura”
Claudia Consalvo, Fiduciaria Slow Food Orvieto, Ricercatrice presso CNR-IRET di Porano, Contadina, su: “Agroforestry in oliveto contro il “mal dell’abbandono”
Francesco Basili, “Azienda Agricola Basili Danilo”, 44 anni di pastorizia e trasformazione “resistente” su: “Le buone pratiche agricole sugli oliveti letamati e pascolati, produttività e bassi input chimici”
I produttori agricoli e artigiani “Sostenitori Locali di Orvieto Cittaslow” in collaborazione con SLOW FOOD Condotta di Orvieto. Al termine aperipeople