Non è l’ultima trovata in tema di mobilità cittadina, né una stravaganza della pubblicità o il set di una fiction. E mi viene da immaginare lo stupore e le smorfie di disgusto di quegli orvietani snob e borghesi e anelanti “quarti di nobiltà” che tentano di imporre la loro estetica come identità cittadina: rispolvereranno forse l’orrorosa favola dei cosacchi che abbeverano i cavalli alle fontane di San Pietro? Tanto loro (noi?) sono sempre in guerra fredda con il suburbio. Eppure, domenica 20 gennaio ci sarà la Benedizione dei Trattori che, alla quarta edizione sarà fatta proprio dal duomo.
Dunque quei mastodontici mezzi, transformers colorati che hanno sostituito e moltiplicato la forza umana e animale nei lavori di campagna, possenti e potenti sui loro enormi pneumatici tassellati saranno sulla piazza del duomo, tra il sagrato, il museo archeologico, il palazzo dell’Opera del duomo e quello vescovile. Che contrasto, e che manifestazione di vitalità: dionisiaco e apolineo, sacro e profano in piazza.
Leggo la locandina:
– raduno davanti al piazzale Frosinini Vincenzo. Google maps non ha ancora registrato l’innovazione toponomastica, per i trattoristi però è evidentemente un riferimento abitudinario e condiviso nella zona artigianale di via delle Acacie. Un omaggio, inconsapevole o voluto, al fondatore dell’officina omonima, immagino, e un modo di conservare la memoria e caratterizzare i luoghi;
– ricca colazione, e ci mancherebbe. In Umbria, da qualche parte, resistono ancora le Sagne di sant’Antonio con un sugo di lardo di maiale, fagioli cannellini o borlotti e ricotta salata e poi stracotto di vitello, polpette al sugo con pinoli e uvetta, salsicce rigorosamente di maiale, e una mela per finire e vino rosso;
– Benedizione mezzi agricoli. E già. Perché il 17 gennaio, Sant’Antonio abate protettore dei contadini e degli animali domestici, è appena passato. I rituali lustrali (i fuochi purificatori) e i sacrifici legati alla festa di Sant’Antonio rimandano a profondità pagane che la Chiesa ha addomesticato e sta trasformando e che ogni tanto riemergono. Ci voleva proprio la forza dei trattori per portare tutto ciò in piazza del duomo. Evviva i trattoristi!