Se la realtà che sragiona ti sconcerta e ti fa male, tu regolati così: “Fa quel che devi e accada quel che può!”
di Franco Raimondo Barbabella
Nel momento storico che viviamo tutto ci appare senza cervello, dal mondo all’Europa, dall’Italia ai luoghi di periferia. Eppure nulla come il cervello (quello umano, s’intende!) si presta ad essere la metafora che meglio di altre esemplifica il senso di ciò che accade sotto i nostri occhi. Magari come prova a contrario della differenza essenziale tra cervello individuale e cervello collettivo. Com’è noto, infatti, la parte anteriore del nostro cervello è divisa in due emisferi, che hanno funzioni diverse ma plasticamente coordinate: l’emisfero sinistro sostanzialmente analitico, capace di ragionamenti sequenziali, “ingegneristico”; l’emisfero destro sostanzialmente sintetico, capace di intuizioni organiciste, “poetico”.
Due parti, però non separate, ché anzi si integrano strutturalmente e in certi momenti si compensano a vicenda. Insomma, se nell’una prevale l’aspetto per così dire razionale e nell’altra quello per così dire irrazionale, questo non vuol dire che le due non si possano compensare o persino invertire (e non solo tra i destrimani e i mancini). Perché il fine è sempre e comunque che il cervello funzioni e funzioni al meglio. Ma allora, perché questa condizione del cervello umano può esemplificare la realtà che viviamo? Guardiamo un attimo alle cose che accadono.
La sinistra (uso i termini sinistra e destra in senso tradizionale), da quella mondiale a quella locale, abbandona il suo presunto razionalismo analitico, si inventa miti diabolici e vi si scaglia contro. Il più classico è il liberismo, che viene visto come la fonte di tutti i mali. Naturalmente confondendo liberismo e liberalismo e disponendo l’animo ad accettare come giusti gli attacchi alla democrazia liberale, imperfetta – pensano – perché non egualitaria. Il più recente è la globalizzazione, di cui non si distinguono i diversi e contraddittori aspetti e della quale ci si avvale per dire e fare quello che al momento conviene di più. Comunque mai riformismo, gradualismo e simili, solo – pensano – cedimenti al nemico. O tutto o niente, e in fondo – pensano – meglio niente (per tutti, ovvio, ma per me – io nel senso di loro – tutto quello che si può, beninteso!) Alla fine perde di vista le cose essenziali, si dà obiettivi strumentali, insegue il potere, si allontana dalla realtà e non ha più ruolo.
La destra a sua volta abbandona la sua presunta libertà inventiva, si attesta su idee fisse e si chiude alle cangianti prospettive di innovazione nell’illusione di fermare il mondo. Qui il mito classico è stato fino a non molto tempo fa il comunismo, visto anch’esso come la fonte di tutti i mali, annidato dove meno te lo aspetti, utile per ogni battaglia a favore dei propri personali interessi. Quello più recente l‘invasione degli alieni, intesi sia come gli immigrati che come i diversi, insomma coloro che venendo da fuori o anche stando già in casa comunque con il loro stesso esserci mettono in crisi gli assetti esistenti, ritenuti di per sé fonti di riconoscibilità e di sicurezza. Mito utilissimo per alimentare le diverse forme di paura e avvalersene per presentarsi come garanzia del popolo minacciato. Alla fine nell’immediato ha successo, ma al costo di trasformare l’azione di governo in azione di pura propaganda, finché dura.
La vicenda della manovra di bilancio sintetizza tutto questo. Siamo messi di fronte ad una montagna di bugie. Le opposizioni si sono lasciate schiacciare in lamentazioni di rito e alla fine, parandosi dietro allo schermo fragile del senso di responsabilità (evitare ad ogni costo l’esercizio provvisorio), di fatto hanno accettato i diktat della maggioranza. D’altronde avevano una lunga coda di paglia avendo adottato a suo tempo gli stessi metodi: Berlusconi docet e Renzi ancor più. La maggioranza ha fatto appunto ciò che le precedenti maggioranze avevano fatto, con l’unica variante che almeno quelle in qualche modo ci tenevano a salvare la faccia. Qui invece si è andati avanti con una spregiudicatezza che davvero lascia basiti, anche se in verità basito può essere solo chi pensa che la democrazia sia un bene prezioso per tutti, anche per chi non ci crede.
Il risultato è più brutto di quanto non appaia. Non vale il ragionamento artificioso di chi afferma che nell’epoca del digitale non si sa più che cosa sia realtà e che cosa sia verità. Scemenze, perché è proprio in quest’epoca che conta saper distinguere verità e bugia, realtà e mito. Distinzioni non solo necessarie, ma possibili per chiunque possegga capacità critica e onesta libertà intellettuale. Ci sono infatti evidenze incontrovertibili, a partire da quella di base. Che è così riassumibile: le due forze di maggioranza hanno vinto le elezioni con due promesse fondamentali, quota cento e reddito di cittadinanza; la manovra di bilancio è stata costruita per permettere ai leader di tali forze di propagandare a qualunque costo e a qualunque prezzo il rispetto di quelle promesse; tutto il resto non conta, ci – noi nel senso di loro – possiamo rimangiare tutto e dire il contrario ogni giorno, perché la sola cosa importante è fornire ai nostri – sempre nel senso di loro – followers buone frasette da brandire come armi affilate nella diuturna battaglia sui social.
L’interesse della nazione? Che cosa? Che roba è? Mica penserete ora che essere sovranisti significa fare gli interessi della nazione! E poi, che è sta nazione? In fondo abbiamo sistemato i migranti, abbiamo imposto agli euroburocrati le nostre scelte intangibili (sic!), abbiamo ridotto le opposizioni a portatori di strilli. Che si vuole di più? In verità abbiamo fatto un capolavoro: avevamo detto che avremmo aperto il parlamento come una scatola di tonno e abbiamo fatto anche di più, lo abbiamo umiliato. Il legislativo non serve, ve lo abbiamo fatto toccare con mano. Vabbè, sulla democrazia vi avevamo detto una cazzata, lo ammettiamo: vi avevamo detto che bisognava superare la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta e che per questo vi avremmo fatto votare tutte le scelte sulla nostra piattaforma digitale, la piattaforma Rousseau. Lo ammettiamo, le scelte le abbiamo fatte in quattro o cinque, ma in fondo siamo quelli che contano sul serio, e basta con queste ipocrisie che ci fanno perdere solo tempo!.
Dice: ma non eravate contro le élites perché uno vale uno, ecc. ecc.? Sciocchezze, sono cose che si dicono quando bisogna mandar via quelli che comandano. Ma ora comandiamo noi, siamo noi le nuove élites, e vedrete, tutti si adegueranno. Molti già lo hanno fatto, guardate i giornalisti, gli altri seguiranno. Se poi qualcuno vorrà resistere, faccia pure, ci penseremo noi: qualche nomina qui, qualche generale là, e un taglietto ai finanziamenti all’editoria politica. Poi sappiamo come portare gente dalla nostra parte: una spruzzata di soldi qua e una spruzzata là, un rinvio su e un rinvio giù, un bell’allentamento alle norme sugli appalti, qualche favoretto ai concessionari di beni demaniali, e ancora: un cambio di maglietta al dì, un salto allo stadio e una strettina di mano al capotifoso, e via e via. E i soldi che ci mancano per stabilizzare il nostro potere? Una tassetta qua e una tassetta là (anche con delega agli enti locali), una morbida sforbiciatina alle pensioni (“Tagli? Nemmeno l’Avaro di Molière se ne accorgerebbe”). Si vabbè, avevamo detto – noi sempre nel senso di loro – tassa piatta, diminuzione di tasse per tutti, e ora invece l’UPB (Ufficio Parlamentare di Bilancio, organismo indipendente) dice che la pressione fiscale salirà al 42,4% nel 2019 e al 42,8% nel 2020. E allora? Noi facciamo quota cento e reddito di cittadinanza, non basta?
Ecco dunque come stanno le cose. Mentre il cervello individuale è fatto per funzionare, per cui i due emisferi si integrano, suppliscono alle carenze, si scambiano anche funzioni, pur di giungere a risultati utili, quando esso diventa collettivo le due parti non si ritrovano, se ne vanno pezzi, un pezzo qua e un altro là, ogni funzione si esaspera e tutto perde senso e sapore. E a noi che stiamo fuori che ci resta di poter fare? Pietro Nenni e Ernesto Rossi citando Kant dicevano spesso: “fa quel che devi, avvenga quel che può!”. Penso che questo potrebbe bastare, per il momento.