di Marco Sciarra
ORVIETO – Domenica prossima aprirà il 30° Presepe nel Pozzo, rinnovando l’abitudine (quasi una tradizione, oramai) dei personaggi semoventi a grandezza naturale nei sotterranei del quartiere medievale di Orvieto.
Si rinnoverà anche il tema dell’Angelo che scandisce ogni quinquennio del nostro evento, stavolta addirittura raddoppiando: un angelo e un arcangelo con ruoli diversi e complementari. Voleremo sulle ali della nostalgia nell’alternarsi di ritrovamenti archeologici e scene popolate di personaggi in resina e silicone, fino ad arrivare all’ultima grotta, con una Natività davvero tenera ed un nuovo realistico Bambinello tra tante… beh… qualcosa lasciamolo per il 23! L’amore, in tutte le sue forme, e il dissidio tra cuore e ragione, tra anima e corpo, saranno il filo conduttore di questo presepio del trentennale, con un angelo custode a tempo determinato che somiglia a tanti genitori che vedono crescere i propri figli e sfuggire dalla loro protezione.
È già uscita sulla stampa locale la notizia che potrebbe trattarsi dell’ultima edizione, ed è vero. Semmai non sarebbe certo per noia, eventualmente per stanchezza e vecchiaia imminente. Non sarebbe nemmeno per assenza di visitatori: fortunatamente, e grazie all’affetto di moltissimi, abbiamo sempre registrato numeri ragguardevoli, recuperando le spese sostenute, con l’unica eccezione dell’anno della nevicata natalizia, ma ci rifacemmo negli anni successivi. Non sarebbe neanche per mancanza di idee, dato che da mesi sono già programmati i temi di almeno tre edizioni, e della prossima è addirittura pronta la locandina con foto e logo… Però il trentennale presuppone una riflessione seria e ben ponderata.
Ci ragioneremo davvero molto prima di prendere una decisione definitiva, ma trent’anni sono il massimo della pena pure nei processi, quindi penso che potrebbe anche essere ora di concludere l’esperienza, soprattutto perché, in tutta sincerità, il Pozzo della Cava non ha più tutto questo bisogno del presepio per farsi conoscere e fidelizzare i visitatori, inoltre i nostri numerosi ritrovamenti archeologici forse meriterebbero di essere visti “liberi” anche nel periodo di Natale. E poi anche la cornice, il contesto città e territorio, su cui vanno tirate le somme, in una logica di sistema.
A scanso di ogni equivoco e strumentalizzazione, voglio precisare che non c’è nessuna crociata a favore o contro nessuno, ma solo la costatazione che, sia col circuito dei presepi che avevo lanciato on line una decina di anni fa (subito raccolto dall’assessore Della Fina ed ora esteso alle frazioni), sia con l’associazione di quartiere «La Cava e i Cavajoli» (bloccata nei mille vincoli della burocrazia tanto per progetti durevoli quanto per singoli micro-eventi), sia con altri soggetti più o meno istituzionali, non siamo riusciti a far cresce proprio nulla attorno ai presepi, al Natale, ai sotterranei, alla Cava o al quartiere medievale in genere, ad eccezione dell’impresa eroica del Presepe Vivente che per due giorni l’anno riscalda i cuori, e che sarebbe certamente nata indipendentemente da noi e dalle nostre iniziative.
Ci sono momenti in cui fare bilanci e decidere, magari anche di rivedere l’evento, o di farlo diventare biennale, magari delegandone la realizzazione o spostandone la collocazione. O, più semplicemente, di chiudere l’esperienza e voltare pagina, cedendo i numerosi personaggi, gli animali, le suppellettili, i costumi, le luci e tutti il resto a qualcuno di buona volontà…
Insomma, grandissimo fermento di idee e pensieri, che non devono distrarci dall’edizione di quest’anno, che ci sarà, un po’ folle come consuetudine, fino al 13 gennaio. Godiamoci la nostalgia de «L’Angelo delle cose perdute» e rimandiamo ogni riflessione al nuovo anno.