di Toni Concina
Dispiace che un Assessore molto attivo e riflessivo come Andrea Vincenti festeggi oggi in modo quanto meno sorprendente la “definitiva” (a quanto si legge) rinuncia del Comune a far tornare gli studenti del Liceo Artistico nella sede storica di Palazzo Monaldeschi e la conseguente decisione di considerare la Palazzina Comando della Caserma Piave come la sede definitiva del Liceo. Senza tra l’altro considerare che, nei destini (speriamo un giorno favorevoli) della Caserma Piave, la Palazzina rappresenta un unicum fondamentale e irrinunciabile.
Dispiace ancora di più quando mescolano mele e pere, accostando la vicenda Monaldeschi alla estemporanea uscita dal piano di riequilibrio pluriennale, argomento che meriterebbe un capitolo a parte. Mi permetto, senza preconcetti politici o di parte, di mettere un po’ di ordine, molto brevemente: l’urgenza di spostare gli studenti dal Monaldeschi alla Piave si manifestò anni fa per alcune situazioni di insicurezza del Palazzo, per inciso da sempre destinato a scopi di formazione.
La Curia di quegli anni si adoperò per predisporre un progetto di risanamento, in sintonia col Comune e con la Provincia. Avvenimenti successivi resero sempre più complicata sia la disponibilità della Curia che quella della Provincia, per difficoltà contingenti, che però non misero mai in discussione la destinazione finale del Palazzo come sede storica del Liceo e come parte di un polo naturale di formazione/istruzione, nell’asse Biblioteca Comunale, Palazzo Monaldeschi e Liceo Classico Gualterio.
Il tutto con strombazzate firme di protocolli, comunicati con enfasi alla cittadinanza (foto e dichiarazioni) ma ahimè probabilmente scritti sul ghiaccio. La inattesa, infausta decisione presa da Comune e Provincia di cambiamento di rotta e di obiettivi lascia davvero senza fiato. Innumerevoli i motivi che avrebbero consigliato non solo di procedere sulla strada faticosamente intrapresa ma addirittura di sollecitare tutte le Istituzioni coinvolte ad un cambio di passo per la soluzione attesa da anni dagli studenti e dai cittadini orvietani.
Uno fra tutti la famosa rivitalizzazione del Centro Storico, sempre conclamata a parole ma obiettivamente avversata nei fatti. E per concludere, una decisione “storica” non può essere presa a fine legislatura, senza dibattito e senza coinvolgimento delle diverse realtà cittadine. Spazio per ripensamenti? Solo da sperarlo.