Commento di Dante Freddi Il post di Claudio Lattanzi segnala un suo articolo molto interessante pubblicato su La Nazione di ieri. Il giornalista si chiede come mai i prezzi degli immobili in Umbria siano stagnanti mentre a Orvieto continuano a “impennarsi”. Condivido la sua analisi e la sua conclusione: di case in vendita ce ne sono poche e quindi mantengono il prezzo alto, anche quelle nel suburbio. Quelle del centro storico, più care e in attesa di clienti danarosi, spesso forestieri, sono ancora meno numerose. Le case libere nel centro storico sono circa duecento e molte di queste sono alla ricerca del cliente giusto, mentre comunque tutto il comparto credo sia valorizzato dalle circa tre-quattrocento abitazioni utilizzate come case vacanza o B&B, quindi con una resa di gran lunga superiore, a fine anno, di quella di un normale affitto. Quando si parla di “ridensificazione” del centro storico è necessario tenere presente questo trend, che è irreversibile, ed esclude la possibilità di incrementare gli abitanti dell’acrocoro. A meno che non si “colonizzino” alcuni immobili di proprietà comunale, ceduti a qualche decina di giovani coppie a prezzo politico attraverso le normative che riguardano le case popolari. Mi sembra una via difficile da perseguire, su cui vale però ragionare. È un bene o un male il prezzo alto? si chiede Lattanzi. Dipende dal disegno di città che ha in testa chi governa. Se il problema fosse davvero incrementare la popolazione residente del Centro storico, allora la Piave potrebbe giocare un ruolo importante come contenitore di molti appartamenti. Se si pensa a una rivitalizzazione del centro storico attraverso la presenza di studenti e studiosi allora quell’immobile va giocato per questo fine e la presenza di “giovani coppie”, come si amava dire qualche anno fa, diventa marginale.
Posta Claudio Lattanzi
Il mercato immobiliare crolla in tutta l’Umbria, ma ad Orvieto continua ad impennarsi. Ormai le case costano quasi come a Genova. Di questa apparentemente incredibile tendenza economica si parla oggi su La Nazione. Un bene o un male?
Questo l’articolo de La Nazione- ORVIETO-Il mercato immobiliare di tutte le città umbre è in calo, quello di Orvieto continua a crescere. Prima o poi bisognerà fare una seria riflessione economica su questa anomalia che colloca Orvieto da anni in controtendenza rispetto alla regione. Dopo aver registrato un piccolo calo a primavera e poi a luglio, l’andamento del prezzo medio delle abitazioni ha ricominciato a galoppare e ad ottobre ha raggiunto quota 1749 euro al metro quadrato. Tanto per avere un’idea di come vanno le cose altrove, basti pensare che il mercato perugino è in picchiata dal gennaio del 2017 e presenta un valore medio di 1182 euro, Terni è stazionario a 1153 euro, Foligno è in calo ed attestato a 1081, Spoleto un po’ più alto a 1392, Assisi occupa la seconda piazza alle spalle di Orvieto con 1404 euro al metro quadrato mentre l’unica altra piazza che è in crescita da almeno sei mesi è Città di Castello dove il prezzo delle abitazioni ha raggiunto attualmente un valore medio di 1247 euro, secondo le statistiche elaborate su base mensile dalla società immobiliare.it. Si tratta di valori ben lontani da Orvieto che sta raggiungendo ormai uno standard paragonabile con alcune grandi città italiane. Se Firenze e Roma sono realtà del tutto incomparabile con valori che oscillano tra i 3 mila e i 4 mila euro a seconda dei quartieri, il confronto può però essere fatto con Genova dove di euro per comprare una casa ce ne vogliono 1817 al metro, ovvero solamente 68 euro in più rispetto ad Orvieto. Questa tendenza è riferita alle compravendite mentre il mercato orvietano delle locazioni civili e commerciali è in linea con il resto dell’Umbria. Dove individuare le cause di questo boom che è ormai un dato storico e non un’escalation temporanea, ma che appare molto singolare in una città che ha una stagnazione demografica ormai ultratrentennale? Alla base di questo fenomeno economico ci sono due spiegazioni. Il primo è una forte stretta sul fronte dell’offerta. I vani di nuova edificazione rimasti invenduti sono pochissimi e nel centro storico ci sono almeno duecento immobili non abitati, ma non disponibili per il mercato. Di case insomma ce ne sono poche. C’è poi un dinamismo sul versante della domanda che non è legata all’aumento generalizzato di nuovi abitanti, ma è molto influenzato da una nicchia di neo residenti ad alto reddito la cui preferenza si indirizza verso il centro storico o le zone di maggior pregio delle campagne appena fuori la città. C.L.