Si è tenuta sabato 24 novembre in Duomo la Virgo Fidelis, Patrona dell’Arma, il 77esimo anniversario della Battaglia di Culqualber e della Giornata dell’Orfano, in comunione d’intenti con la Sezione ANC, presieduta da Fernando Sanzò.
“La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci deve far riflettere sul nostro quotidiano operare. Il Vangelo che è stato proclamato ci pone innanzi ad una Madre che cerca di vedere il volto di suo figlio, Gesù il Nazareno. Maria cerca di parlare con il Figlio, ma la folla non glielo permette. Così, quando il Signore Gesù viene messo al corrente che la Madre stava cercando di parlargli, la risposta è ‘Chi è mia madre?’. Una risposta che ci spiazza, che con uno sguardo superficiale ci porta al fraintendimento. Infatti, Gesù, specificherà che “altri” sono “fratelli, sorelle e madri.
L’Arma dei Carabinieri festeggia, il 21 novembre, la Festa patronale. Qui, oggi a Orvieto, ci ritroviamo per riflettere sul fedele e secolare slancio dell’Arma dei Carabinieri nel suo servizio disinteressato al prossimo, all’altro, alla famiglia umana nella sua interezza. Un servizio disinteressato non può che suscitare attenzione e interesse da parte di tutta la comunità. Come Maria, occorre ‘cercare i volti e da questi “raggiungere” il “volto” del Figlio di Dio. Soltanto con questo slancio, verso un volto da scoprire e che ci interroga, si può servire fedelmente e disinteressatamente la comunità, il bene comune.
Il volto del Figlio di Dio è, anche per noi, da raggiungere ed è possibile attraverso l’incontro di una moltitudine che si affanna e, tuttavia nella quotidianità rappresenta anch’essa il volto ricercato e atteso. I volti, che spesso, vengono individuati dagli uomini e le donne dell’Arma dei Carabinieri sono quelli che devono affrontare con difficoltà la propria quotidianità: violenze domestiche, incidenti stradali, assistenza ai più deboli. Sostanzialmente, il contatto con la sofferente quotidianità diviene incontro con la stessa umanità”. Questo il testo dell’omelia di don Eugenio Campini.
Intervento del Capitano Giuseppe Viviano, Comandante della Compagnia Carabinieri:
“A nome di tutti i Carabinieri del Comando Compagnia di Orvieto desidero, innanzitutto, ringraziare sentitamente Sua Eccellenza che ci ha donato il privilegio di celebrare la solenne liturgia della “Virgo Fidelis” in questa meravigliosa Chiesa Cattedrale ed al parroco, don Marco Pagnotta per la Sua squisita disponibilità. Al Rev.do Parroco ed ai Sacerdoti Concelebranti mi sento legato da un rapporto di profonda stima e pertanto Vi sono grato per avere, tra i molti impegni, scelto il Comando della Compagnia di Orvieto per condividere con noi tutti la ricorrenza della celeste Patrona dell’Arma.
Un grazie sentito rivolgo altresì al Sindaco Giuseppe Germani ed a tutti i Sindaci del Comprensorio, alle Autorità intervenute, alle Rappresentanze delle FF.PP.; della CRI e della protezione civile con cui diuturnamente operiamo; agli amici della locale sezione dell’Associazione nazionale carabinieri ed al loro Presidente; all’Ispettore Regionale dell’ANC; ai rappresentanti delle associazioni d’Arma ed a quanti, con la loro presenza, hanno voluto testimoniare, ancora una volta, i loro sentimenti di stima, affetto e considerazione nei confronti della nostra Istituzione.
Il 21 novembre 1941, il 1° Battaglione Carabinieri Mobilitato, si immolò per la difesa di Culqualber in Africa orientale, conquistando alla Bandiera di Guerra dell’Arma la seconda medaglia d’oro al Valor Militare. Tre mesi passati sotto il martellante fuoco degli aerei e delle artiglierie, vissuti in condizione di stenti, con i morsi della fame e della sete a tormentare quei pochi rimasti a baluardo di una sella, tra i lamenti dei feriti e con accanto i tanti caduti sepolti, nei brevi intervalli di tregua. Forse Iddio appartiene ad uno solo tra essi?
E mentre noi stiamo oggi celebrando queste ricorrenze, non è improbabile che da qualche parte nel mondo, in un altro giorno dell’anno, ci siano i nostri nemici di un tempo che, racchiusi nella sacralità di una Chiesa, rievocano lo stesso nostro episodio bellico. La nostra Costituzione, all’art. 52, si riporta anch’essa a questo concetto nell’affermare che “la difesa della Patria è Sacro dovere del cittadino”, non certamente annettendo un significato laico, quanto per conferire una solennità assoluta quasi liturgica. Ed in effetti come non si può pensare che ogni uomo in guerra, a qualsiasi nazione appartenga, qualunque atto sia costretto a compiere, anche il più ripugnante, proprio in ragione di ciò, nella sua sofferenza e tribolazione, non si debba gettare tra le braccia del Signore ed a lui chiedere conforto e pietà?
Sant’ Agostino, in una delle sue lettere, scrisse: “Anche facendo la guerra sii dunque ispirato dalla pace in modo che, vincendo, tu possa condurre al bene della pace coloro che tu sconfiggi”, aiutandoci così a comprendere il mistero di un Dio universale, assoluto, implorato da tutti, così come lo avranno invocato i Carabinieri di Culqualber unendo alla loro preghiera l’amor di Patria, il senso dell’onore, il sentimento del dovere e, soprattutto, la cristiana speranza di sopravvivere alla fine terrena dell’individuo. Nel perenne ricordo dei nostri eroi, voglia quindi la Vergine Fedele, rivolgere benevolmente su di noi il suo amorevole sguardo e proteggerci nell’assolvimento della nostra missione a favore dei fratelli di qualsiasi razza, colore e credo. Viva l’Arma dei Carabinieri, viva l’Italia!”.