L’apparenza e la realtà
di Franco Raimondo Barbabella
Oggi tutto è apparenza e la realtà perde spessore, viene stiracchiata o nascosta sotto un manto di fake news, e per ricomparire ci mette, ci vuole pazienza e lavoro tenace, una fatica che non in tanti vogliono fare, per cui sempre più spesso ci si accontenta dell’incertezza e della confusione. Con ciò si attenua fino a scomparire la domanda di verità, ma poi ricompare, e si deve scegliere se aiutarla o ignorarla. Un tema antico, che oggi si ripropone con inconsueta urgenza.
Tutto è cominciato quasi duemilacinquecento anni fa in Grecia, ad Atene. Li ci fu chi, nel passaggio dalla società aristocratica alla società mercantile e nel quadro di un regime con parvenza di democrazia, pensò bene di contestare l’idea di verità assoluta affermando che l’uomo è misura di tutte le cose, per cui nel mondo umano ci sono solo opinioni. Dal che non solo altri sulla stessa linea di pensiero dissero che la giustizia è l’utile del più forte, ma il regime democratico condannò a morte con false accuse Socrate, l’uomo più giusto. Così il suo allievo più sensibile, Platone, passò tutta la vita a cercare di capire quale poteva essere lo stato che non ammazza le persone giuste e fu costretto a poggiarlo sulla conoscenza di verità che non si prestano ai giochi fatui del mondo delle opinioni.
Da allora l’alternativa tra opinione e verità, apparenza e realtà, ciò che cambia e ciò che permane, è restata una delle questioni fondamentali su cui si sono spese montagne di energie intellettuali. Ed è questione che rimane lì, confinata nelle discussioni filosofiche ritenute dai più oziose e ininfluenti sulla vita reale, finché la forza intrinseca della realtà non emerge e apre gli occhi anche a chi per qualunque ragione ha preferito chiuderli abbacinato dalle favole. È quello che sta accadendo sotto i nostri occhi, qualunque aspetto si voglia considerare.
Rispetto alla sua origine, la questione della verità si pone però ora in altro modo, intendendosi con ciò la questione di come stanno realmente le cose. Non abbiamo l’assillo della forma perfetta di convivenza, quella che ci può consentire di non avere più preoccupazioni, quanto il bisogno di orientarci con sufficiente conoscenza e competenza nelle nostre scelte, sapendo che tutto cambia. Lo possiamo fare perché la realtà oggi si impone con gli stessi mezzi con cui la si nasconde: l’apparenza, volendo, rivela la realtà, basta volerla vedere.
Se sapientoni digitali, in occasione della ricorrenza della fine della prima guerra mondiale, scrivono sui social che la cosiddetta battaglia di Vittorio Veneto non c’è mai stata e che perciò l’esercito italiano in quel frangente non avrebbe avuto nemmeno un morto, basta un articolo di Aldo Cazzullo sul Corriere della sera per smontare la bufala ricordando che tra il 24 e il 26 ottobre 1918 la IV Armata perse nell’offensiva sul Grappa 23.600 soldati e 824 ufficiali. Il problema è semmai chi e quanti leggono il Corriere e Cazzullo.
Se Barbara Lezzi dice senza tener conto della realtà in campagna elettorale che mai e poi mai si farà il TAP, il Gasdotto Trans-Adriatico, poi arriverà il momento in cui la realtà si prenderà il suo spazio e qualcuno dirà per forza, inondando tv e social, che il TAP si farà perché “lo stop costa troppo”. Il problema è semmai chi e quanti si ravvederanno.
Se pericolosi giocherelloni a cui il popolo ha affidato i compiti di governo dicono che prima dei numeri vengono gli italiani, per cui si può aumentare il deficit fregandosene dello spread e dei burocrati di Bruxelles, arriverà il momento che si perdono miliardi (oggi duecento, domani chissà quanti ancora), le banche andranno in difficoltà e Draghi non potrà più interviene con operazioni di salvataggio della BCE. Accadrà allora per forza che il popolo dei governati sarà messo di fronte alla realtà e dovrà scegliere se continuare a credere all’apparenza o sostituire a questa la realtà. Il problema è semmai chi e quanti preferiranno la realtà.
E così continuando con il lavoro che inizia a calare, con la povertà che per finire dovrà attendere a lungo, con la crescita che è candidata a diventare un sogno, con l’azzardo del 2,4 che già è diventato un non senso, con Rocco Casalino che più fa scivoloni e più resta attaccato alla sedia, e così via e così via. È il dominio dell’apparenza.
Ma è anche il suo problema, perché l’apparenza appunto appare. Tutto sta a decidere quale importanza dare al fenomeno. Giacché non si può non sapere che il tempo non si ferma al presente e che dopo oggi viene domani, per cui se non fai manutenzione i ponti crollano e se non curi l’ambiente necessariamente arrivano i disastri e i morti. C’è sempre un’alternativa. Basta scegliere, anche se costa.